martedì 8 aprile 2014

La leggenda della sala d'incisione maledetta



Era una notte buia e tempestosa ( in realtà, era un tranquillo pomeriggio del 2011) quando un nugolo di uomini armati di forbici affilate e nastri colorati recisero l'ultimo varco che conduceva alle stanze del mistero. La sala di registrazione e incisione catanzarese vedea finalmente la luce nelle sale de lo Conservatorio musicale. Strumenti musicali brillanti e nuovi di zecca, mixer pronti per elevare il volume della creatività, microfoni accesi per dar libero sfogo ai pruriti sonori dei giovani virgulti cittadini. Squillino le trombe, rullino i tamburi, urlino i banditori per lo proclama: Catanzaro è, finalmente, città de lo studio e de le arti. Ma forze oscure e a noi ignote si abbatterono presto sui tre colli giallo-rossi avvolgendoli in una maledizione infernale dal nome impronunciabile: regolamento. Senza lo regolamento, la stanza dei futuri menestrelli era del tutto inaccessibile, le sue porte sigillate, i suoi strumenti inviolabili. "Apriti sesamo" provarono a proferire negli anni i giovani virgulti, ma cotanta speme ed ingegno non sortì alcun esito davanti all'uscio sempre più invalicabile. Tre reggenti si alternarono, intanto, a Palazzo De Nobili: l'uomo il cui nome rimanda all'antico simbolo della pace, il signore che fece per "viltade il gran rifiuto" ed infine un discendente del patriarca ebraico. Vani furono i tentativi dei tre paladini per scacciare via la maledizione della sala d'incisione. Ma ecco arrivare tosto ( dopo soli quattro anni) lo regolamento tanto agognato. Risquillino le trombe, rirullino i tamburi: il proclama ne ha decretato l'approvazione, ma non del tutto però, solo in commissione. Il mistero continua, il sortilegio della sala d'incisione attende, ora ( si fa per dire, sono trascorsi più di sei mesi) il voto de lo Consiglio per essere infranto. In lontananza si ode lo strimpellar di una nota canzone "Eh mai possibile, o porco di un cane, che le avventure in codesto reame, debban risolversi tutte con grandi panzane".
(Tratto da una storia vera)

domenica 6 aprile 2014

Parola di Sergio



Un po' uomo delle istituzioni, un po' Masaniello delle rivolte catanzaresi. Con un piede nelle segreterie di partito e l'altro nelle stanze di Palazzo De Nobili, il primo cittadino di Catanzaro, Sergio Abramo, non ha davvero nulla da invidiare al suo ex collega di Firenze in quanto a "coerenzie". E mentre il Matteo nazionale arrivava in breve tempo a Palazzo Chigi, dopo aver giurato lealtà al suo predecessore Enrico Letta ( epico, oramai, il suo tweet #Enricostaisereno), il nostro Sergio si prodigava di amministrare la città dando un colpo alla botte e un altro al cerchio, affermando tutto e il suo contrario, senza alcuna possibilità di smentita. Vediamo, allora, di riunire i pezzi sparsi di questo puzzle mediatico per provare a scrutare l'immagine che ne vien fuori.

Province, Dimettiamoci tutti. Durante un Consiglio Provinciale in cui si discuteva il riassetto degli enti intermedi, il primo cittadino del capoluogo si schierò a favore del ritorno alla Provincia Madre con annessione di Vibo Valentia e Crotone."Dimettiamoci tutti" (Il Quotidiano della Calabria - pag.29 del 24/10/2012) minacciò Sergio Abramo in quella occasione, invocando l'abbandono dei partiti e invitando la gente a non andare a votare alle prossime elezioni, qualora fosse passato un tipo diverso di suddivisione delle Province . Il giorno dopo, il Consiglio Regionale della Calabria chiese al Governo il mantenimento delle 5 province,  decidendo di non decidere.

Tares, aridimettiamoci tutti: Scoppia il caso Tares e alcune associazioni cittadine si ribellano al pagamento della nuova tassa sui rifiuti. Abramo critica l'appello alla disobbedienza civile, ma condivide il senso della protesta addossando le colpe della Tares ai veri responsabili, ossia i governi delle larghe intese, Monti (PD, PDL, UDC) e Letta (PD, PDL, Scelta Civica). Poi lancia un appello alle forze politiche invitando «i parlamentari, i consiglieri regionali e comunali di ogni colore a dimettersi dai rispettivi partiti». Era il 13 ottobre del 2013. Dopo soli diciassette giorni, Abramo abbandona il Pdl...per aderire a Forza Italia.

Autobotti d'acqua sospette. Dopo un violento nubifragio, Catanzaro rimane per diversi giorni a secco. Il Comune organizza la distribuzione di acqua attraverso un sistema di autobotti su cui calano sospetti di favoritismi. Abramo annuncia un'inchiesta interna. "Se dovessi riscontrare- afferma il primo cittadino- prove alla mano, che qualcuno ha derogato rispetto ai piani di distribuzione concordati o ha approfittato del suo ruolo, non avrò esitazioni ad assumere le conseguenti determinazioni». Non scaturì nessuna determinazione interna, ma l'unico a prenderlo in parola, a distanza di tempo, è il Pm Gerardo Dominijanni che apre un'inchiesta (vera) sull'intera faccenda.


OccupyRegione: Pur di difendere i lavoratori della Fondazione Campanella, Sergio Abramo minaccia di occupare la Regione. "Io sono il sindaco di questa città- dirà durante un confronto con i dipendenti del polo oncologico- o ci sono o non ci sono elezioni, io occupo la Regione, occupo la Regione". Oltre un anno più tardi, i lavoratori scendono nuovamente in piazza per protestare. 


Occupydiscarica. 3 marzo 2014. Dal suo account Twitter, Sergio Abramo tuona: " Comuni di altre province scaricano a Pianopoli, disattendendo ordinanza Regione che ci concedeva la priorità. Venerdì occuperemo la discarica". Attesi a lungo quel venerdì, ma a Pianopoli non si vide nessuno.

Ambientalista a metà. Sulla discarica Battaglina, il sindaco di Catanzaro fuga tutti i dubbi e , rompendo uno strano silenzio, dichiara convinto il suo no. "E' una bomba ecologica da disinnescare - dirà- è inaccettabile che nel territorio della provincia di Catanzaro, già gravato dalla presenza di due grandi impianti come quelli di Alli e Pianopoli, possa essere realizzata una terza discarica. 26 febbraio 2014, Abramo annuncia ( e il Consiglio Comunale di Catanzaro approva) l'ampliamento della discarica di Alli grazie ad un finanziamento regionale di 7 milioni di euro.

Oscure Trasparenze. Durante un acceso Consiglio Comunale ( del 30 aprile 2013), Abramo minaccia di rendere pubbliche ( in realtà sarebbe un obbligo di legge sulla trasparenza amministrativa) tutte le consulenze affidate dall'ex giunta di centrosinistra per la Catanzaro Servizi. Oggi, il sito della Catanzaro Servizi  (che nel frattempo è stata messa in liquidazione) è ancora in costruzione. Già che ci sono, segnalo anche la sezione del sito Amc che, proprio sugli incarichi e consulenze, è ancora " in fase di aggiornamento".

Catanzaropoli#1. Dopo la tempesta giudiziaria che vede coinvolti pezzi importanti della giunta comunale, Abramo ne annuncia l'azzeramento per "favorire il confronto nella maggioranza alla luce delle modificazioni intervenute nella composizione dei gruppi e dell’esigenza di coinvolgere l’Udc nel governo della città”. Una settimana dopo, la nuova giunta sarà composta solo da tecnici, escludendo tutti i partiti dal "governo della città", Udc compresa.

Catanzaropoli#2. Garantismo a singhiozzo. "Alcune mele marce non possono rovinare tutto" si affrettò di liquidare, il sindaco di Catanzaro, alcuni suoi alleati di maggioranza coinvolti nello scandalo. Peccato che tra quegli indagati ci sia lo stesso Abramo, a cui evidentemente hanno riservato l'esclusiva della non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio.  A proposito, il terzo grado di giudizio l'ha ricevuto, invece, una vecchia conoscenza di Sergio Abramo, quel Silvio Berlusconi  (condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale) della rinnovata Forza Italia, a cui ha aderito, di recente, lo stesso primo cittadino catanzarese. Strano, ma in quell'occasione non ho sentito parlare di mele marce.







mercoledì 12 marzo 2014

La proposta: Adotta uno studente



Chiariamo subito una cosa, l'idea che sto per descrivere non è né mia, né tanto meno originale o nuova, dato che la stessa è stata già messa in pratica, da qualche anno, in molte città universitarie. L'intuizione di "adotta uno studente" si basa, in pratica, su due realtà ormai consolidate in tutto lo stivale: la difficoltà dello studente universitario fuori sede a sostenere i costi (spesso alti) di affitto degli appartamenti e la sempre più frequente solitudine degli anziani . E allora, si saranno chiesti gli ideatori, perché non provare ad unire le forze di queste due generazioni in affanno e trarne un vantaggio per entrambe? Adotta uno studente infatti, prevede la possibilità per gli over 65 di accogliere nella propria abitazione un universitario fuori sede chiedendo in cambio, non il prezzo dell'affitto, né assistenza sanitaria, ma un po' di compagnia e il disbrigo di qualche piccola commissione, come fare la spesa, comprare dei medicinali e così via. Per garantire la sicurezza della coabitazione, in particolare dell'anziano che accoglierebbe inizialmente un giovane sconosciuto, occorre, però, l'intervento di un soggetto terzo, come la stessa Università, o gli enti territoriali,  o qualche Onlus riconosciuta, che possa intermediare tra le parti e valutare l'affidabilità dello studente accolto. A Bologna, ad esempio, è l'associazione Confabitare che si è fatta promotrice dell'iniziativa. A Roma, invece, è l'Inpdap che gestisce i rapporti in maniera dettagliata prevedendo una serie di requisiti (forse troppo specifici alcuni) per aderire alla coabitazione. Ovviamente, l'idea può essere adattata e modificata alle proprie necessità, introducendo, ad esempio, l'eventualità di un piccolo contributo economico dello studente nei confronti del proprietario della casa o la divisione delle spese condominiali, del consumo di acqua, luce o gas, per venire anche incontro all'esigua pensione dell'accogliente. Ad ogni modo, l'idea di "Adottare uno studente" si sta diffondendo a macchia d'olio e dato che Catanzaro è (o vuole essere) una città universitaria, perché non provare ad attuarla, o quantomeno a discuterla, anche qui?

martedì 11 marzo 2014

E grazie al gatto!



E' trascorso quasi un anno dall'ultimo post. Undici mesi, circa, passati ad ascoltare e leggere in silenzio la solita "disinformatio" cittadina, a guardare impotente i diversi casi irrisolti del capoluogo di regione, ma soprattutto a chiedermi il senso di questo blog e della sua utilità. Che senso ha andare avanti quando si è sopraffatti quotidianamente dalle veline del regime mediatico, dagli annunci trionfali dei vari amministratori di turno, dai comunicati di partito e di associazioni che attendono con ansia i loro cinque minuti di visibilità? La risposta è del tutto ovvia, soprattutto se si guarda anche all'interesse della maggior parte dei lettori, molto più preoccupati di controllare attentamente gli ultimi bollettini meteo, di guardare dal buco della serratura gli "eclatanti" arresti della Catanzaro bene, di indignarsi per le offese sui social network contro la città, contro il Sud, piuttosto che di prendersela nei confronti di chi ha mercanteggiato da decenni all'ombra dei tre colli.
Ma, come dice Vasco Rossi, "voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha". Si ritorna a scrivere, dunque, nell'amara consapevolezza che, nel corso di questo anno di assenza, tutto è cambiato in città affinché nulla possa cambiare.  
Fondazione Campanella, l'illusione continua.
Iniziamo dalla fine, ossia dalla famosa manifestazione dei lavoratori della "Fondazione Campanella" davanti la sede dell'Assessorato alla Sanità. A distanza di un anno, la situazione è rimasta praticamente inalterata. Qualcuno, nell'ottobre del 2013, scrisse che la Fondazione era salva, che il giorno successivo avrebbe ripreso le sue attività, questa volta sul serio, grazie al protocollo siglato in Prefettura  dal Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, e dal Rettore dell'Umg di Catanzaro, Aldo Quattrone. I fischi di contestazione si trasformarono in liberatorie manifestazioni di gioia (almeno così fu riportata la notizia) per un accordo che avrebbe affidato le unità non oncologiche ad una società in house a capitale pubblico ( una partecipata regionale, in pratica), mantenendo i reparti oncologici alla Fondazione Campanella. Seguirono, come al solito, gli immancabili comunicati di viva soddisfazione per l'ennesima impresa che "rilancia la sanità catanzarese", ma qualcosa non deve essere andato per il verso giusto. Ad oggi, i lavoratori della Fondazione lamentano i mancati pagamenti di numerosi stipendi oltre che una situazione di instabilità permanente che non consente loro di guardare oltre ad un precario presente. Ancora più esaustiva è la nota (questa si, da leggere parola per parola) congiunta diramata dai direttori delle Unità Operative non oncologiche afferenti alla Fondazione, che evidenzia la mancata attuazione del famoso accordo, la cui inadempienza ha ricondotto i reparti in una sorta di limbo, con gravi ripercussioni anche per le attività formative degli studenti di medicina e per le sorti delle Scuole di Specializzazione ad essi collegati. Il mio istinto felino mi suggerisce che la vicenda verrà trascinata ancora per qualche mese, diciamo fino alla data delle prossime elezioni europee (pura coincidenza, non siate diffidenti), quando arriverà l'ennesima soluzione definitiva. Definitiva fino alla prossima tornata elettorale.
Scenari già visti, dunque, che si ripetono in ogni settore nevralgico della città.
Amc...è solo un piccolo ritocco.
Prendiamo il caso dell'Amc. Gli aumenti folli del costo del biglietto (si passa da 60/ 80 centesimi nel 2012 ad 1 euro e 30 nel 2014, spacciati per piccoli "ritocchi" da qualche sito di informazione on-line) sono una semplice conseguenza del famoso piano industriale stilato dalla municipalizzata addetta al trasporto pubblico. Appena due anni fa, infatti, veniva chiarito che l'unica entrata capace di dare continuità e stabilità era quella inerente al contratto di servizio con la Regione Calabria in base al chilometraggio riconosciuto per le tratte urbane e extraurbane. E cosa stabilisce mamma Regione nel frattempo? Di ridurre gli stanziamenti destinati al trasporto pubblico, ovvio! Anche il famoso braccio di ferro tra sindacati e management  per la stabilizzazione di 75 lavoratori part-time nell'Amc mi lascia basito in quanto era sempre il famoso piano a stabilire che la "trasformazione in full time dipenderà "esclusivamente dall'implementazione del contratto di servizio con le amministrazioni committenti e al raggiungimento dell'equilibrio di bilancio ( previsto nel 2015)".  Certo, i piani industriali possono essere sempre corretti in corso d'opera, a volte anche in senso migliorativo, ma dato che i protagonisti delle nostre vicende sono quasi sempre gli stessi è logico non attendersi nessun cambiamento sostanziale nel trasporto pubblico catanzarese.
Non posso aspettarmi la soluzione di un problema quando a proporla è la stessa persona che l'ha causato o che non l'ha mai risolto, divenendo a sua volta parte integrante del problema stesso. Non occorrono istinti felini o sfere di cristallo per predire una serie di ovvie conseguenze quando le premesse sono sempre le solite. Qualcuno di voi starà pensando: hai fatto la scoperta dell'acqua calda. Grazie al gatto, appunto!

lunedì 22 aprile 2013

L'ultimo rintocco della Campanella? Racconto breve di una promessa mancata.

Diciannove febbraio duemilatredici. Un gruppo di lavoratori della Campanella scende in piazza a Catanzaro, davanti il palazzo della Prefettura. La Fondazione è nuovamente in pericolo, ma all'orizzonte si paventa un protocollo d'intesa per risolvere definitivamente ogni problema, garantendo stabilità e futuro al prestigioso Istituto Oncologico. Qualche giorno prima, molti esponenti della Regione, tra cui il governatore Scopelliti, avevano esultato (già, si esulta alla normalità di un iter legislativo) per la mancata impugnazione, da parte del Governo centrale, della legge che definisce i contorni della Fondazione quale Ente di natura privata. Manca un piccolo particolare, però, un dettaglio che rischia di compromettere tutto, ossia la firma del protocollo d'intesa da parte della Regione Calabria e del Rettore dell'Università “Magna Graecia”, Aldo Quattrone, ultimo baluardo rimasto a difesa della Fondazione. Sui tre colli , così come in tutto il Paese, si respira aria di elezioni politiche (mancanvano cinque giorni all'apertura dei seggi) ed una disperata lavoratrice della Fondazione minaccia di strappare la sua scheda elettorale nell'ipotesi in cui la Regione avesse temporeggiato ancora sulla firma del protocollo. In piazza arriva il Sindaco della città, Sergio Abramo, seguito dal suo vice, nonché direttore della stessa Fondazione, Baldo Esposito, e l'esordio del primo cittadino è proprio nei confronti della signora che urla la sua indignazione. “Non parlate delle elezioni, non voglio sentir parlare di elezioni- rimprovera il Sindaco- io sono stato il primo a dirvi di manifestare ma non voglio sentire quella parola”. Interviene una dirigente della Campanella che prova a mediare tra le parti: “Noi siamo qui, strumentalizzati o non, per avere un'unica cosa, speriamo di averla”. “La dobbiamo avere - puntualizza Sergio Abramo- non sperare di averla (il riferimento è alla famosa firma da parte della Regione), che è cosa diversa”. “Ma noi vogliamo averla prima delle elezioni” lo interrompe nuovamente la signora, rea di voler stracciare la sua tessera elettorale. La frase provoca nuovamente l'ira del primo cittadino che senza mezzi termini afferma:”Delle elezioni non me ne frega un cacchio. Chiaro? Potete andare a votare chi volete. Chiaro? Dovete smetterla con sto fatto delle elezioni”. Ci prova Baldo Esposito, allora, a rasserenare gli animi confermando la volontà di lottare per la Fondazione Campanella come città di Catanzaro e non come schieramento politico, sottolineando la presenza del sindaco e sua personale (“nella veste vicina al Sindaco e anche da direttore generale”) accanto ai lavoratori. Entrambi provano a smorzare le tensioni invitando i manifestanti a non parlare di elezioni, altrimenti “danneggiate il nostro lavoro, peggiorate il lavoro del Sindaco, mettendolo in difficoltà”. A questo punto, decido di intervenire per chiedere quali danni avrebbe provocato manifestare il legittimo dubbio su un utilizzo della vicenda ai fini elettorali. La replica arriva da Baldo Esposito: “Non vogliamo nessuna strumentalizzazione politica, non ci appartiene. Il dubbio è qualcosa che rimane nella testa di ognuno e non ritengo che questa situazione possa essere utilizzata ai fini elettorali”. Insisto nella domanda e continuo a porre i miei dubbi ma vengo interrotto bruscamente dal sindaco: “Non dobbiamo capire niente, non c'è niente da capire, dobbiamo solo portare avanti la Fondazione” sbotta Abramo, sostenuto a ruota da Baldo Esposito, il quale ribadisce le intenzioni di lotta comune a difesa della Campanella. La discussione si sposta, allora, su di un piano tecnico grazie al rinnovato intervento del medico dirigente che fa presente tutte le contraddizioni in seno alla vicenda (tra cui i debiti ch e la volontà del Rettore di non firmare quel protocollo qualora i venti posti di Cardiochirurgia fossero spostati a Reggio Calabria senza la direzione dell'Università “Magna Graecia”. Il sindaco mostra il suo consenso verso l'operato del Rettore, illustra la volontà di chiedere una modifica del decreto 136/2011 ma aggiunge:” A voi questo non interessa, sono cose nostre. A voi interessa solo ed esclusivamente che venga firmato quest'accordo. E noi sono tre giorni che stiamo dicendo se non firmate l'accordo avrete Sindaco contro, Rettore contro, dipendenti della Campanella contro e la città contro. Non aggiungiamo nient'altro. Non vorrei che una frase in più possa sviarci da quello che è l'interesse della Campanella”. Abramo ribadisce il suo impegno al di là della contesa elettorale e promette.” Io sono il sindaco di questa città; o ci sono, o non ci sono le elezioni, occupo la Regione, occupo la Regione”. “Altrimenti -continua Abramo- sembra che sia solo un problema di votazioni o di appoggi politici. No, noi difendiamo la città, difendiamo i lavoratori”. L'accorato discorso del sindaco rasserena gli animi. Le parti si riavvicinano, i toni si abbassano, i volti tirati dalla tensione iniziano a distendersi. Poche ora ancora, magari qualche giorno, giusto il tempo di definire qualche dettaglio tecnico, e la firma del protocollo sarà cosa fatta.
Diciannove aprile duemilatredici. Le elezioni politiche sono ormai passate, ma La Fondazione Campanella è a rischio chiusura entro sette giorni. I ricoveri dei pazienti sono bloccati a causa di una mancata assegnazione del budget 2013 da parte della Regione Calabria. Il famoso protocollo non è stato ancora firmato. Dirigenti e lavoratori del Centro Oncologico d'eccellenza bloccano il traffico sulla strada che porta verso la Fondazione, sempre più soli, sempre meno speranzosi e con tanta rabbia da smaltire.
NB: I dialoghi sopra riportati sono estratti da una registrazione audio effettuata durante la manifestazione dei lavoratori della Fondazione Campanella in Piazza Prefettura. Da tenere bene in mente, prima di diramare eventuali smentite.

mercoledì 6 marzo 2013

L'assessore smemorato

Dev'essere proprio dura la vita degli addetti stampa, soprattutto per quelli che si occupano dei comunicati dei vari amministratori locali. Non fai in tempo a studiarti la migliore formula per esprime la più viva delle soddisfazioni o la più cupa delle preoccupazioni, che subito sei costretto a ritirarti in sordina o ad inventarti chissà cosa per giustificare le parole del giorno prima. Per fortuna, a venire in soccorso ai malcapitati sono gli stessi "colleghi" (alcuni, non tutti), rinchiusi dall'altro lato delle scrivanie, quelle delle redazioni, che si guardano bene dall'evidenziare le contraddizioni o dal formulare domande per il cambio di opinione. Che sarà mai, tutto passa, tutto si dimentica nella città dei tre colli. Prendiamo il caso di Giovanni Merante, neo assessore alle attività economiche del Comune di Catanzaro, nonchè assessore alla Provincia dello stesso capoluogo.
Maggioranza di transfughi.
 I mal di pancia dell'esponente di "Democrazia e Centralità" risalgono all'atto delle paventate (e poi concretizzate) dimissioni del sindaco Michele Traversa, quando, durante una trasmissione televisiva e rivolgendosi alla sua stessa coalizione, parlò di "maggioranza di transfughi". Come tutti sanno, l'uomo del fare si dimise dalla carica di primo cittadino e, dopo qualche mese di commissariamento, quella stessa maggioranza di cui parlava Merante tornò a guidare l'aula rossa di Palazzo De Nobili, grazie al responso delle urne che ancora una volta le affidavano l'incarico di amministrare la città. E sarà per le dichiarazioni di cui sopra, sarà perché si sia preferito qualcun'altro al suo posto, ma il nuovo primo cittadino, Sergio Abramo, si guardò bene dal riservare un incarico di assessore al "ribelle". Apriti Cielo! Appena formata la nuova giunta, Giovanni Merante dirama un comunicato in cui, prima evidenzia il suo peso in termini di voti e proposte nella campagna elettorale, poi sferra il suo attacco personale nei confronti di importanti esponenti della maggioranza neo eletta.
Abramo, Tallini e Aiello, c'eravamo tanto amati.
 Nel mirino dell'assessore provinciale finiscono lo stesso Abramo ("candidato, affabile, sorridente, spedito, scevro dalle logiche, cambia, improvvisamente, dopo la sua elezione. Diventa corrucciato, si incontra in riunioni fuori dalle sedi dei partiti, dialoga solo con alcuni e tralascia la normalità, celandola dietro uno spasmodico amore per la sua città"), e soprattutto Mimmo Tallini e Piero Aiello. Per i due assessori regionali, Merante non ha alcuna riserva e ad entrambi rivolge il suo j'accuse: "La giunta è sganciata dalle logiche, ma, gli stessi (Tallini e Aiello) hanno ottenuto per i loro uomini e donne, tutte le deleghe strategiche per lo sviluppo della città a volte con accoppiate che nulla hanno a che vedere con il tanto millantato tecnicismo ventilato da Abramo". Merante rincara la dose e protesta contro "un elenco studiato a tavolino dai 2 assessori regionali che prevede un’occupazione strategica di tutte le postazioni di sottogoverno, cui stiamo già assistendo in queste ore, nonostante la situazione drammatica cui versano le partecipate dell’ente dal punto di vista finanziario e gestionale. Tutto ciò, chiaramente, senza nessuna autonomia decisionale del Sindaco." La nota termina con degli inquietanti interrogativi "Ed allora si è veramente messa in moto una macchina devastante di occupazione di spazi politici all’interno del PDL, della macchina comunale, e quindi della città da parte di qualche capobastone? Chissà, se questa fatidica operazione, malcelata, di un gruppo di facinorosi  politici del centrodestra ha  a che vedere con le dimissioni di Traversa che di certo per coraggio ed autonomia e storia personale non le avrebbe consentite?
Le repliche degli interessati non tardano ad arrivare, così come le controrepliche e i comunicati pro e contro Giovanni Merante da parte dei rispettivi sodali. E in questo volare di stracci a destra e al centro, ci si rinfaccia l'uno il mentore dell'altro, con Piero Aiello pronto a difendere i rapporti politici e personali con l'amica Marisà Fagà, e lo stesso Merante orgoglioso nel rivendicare la condivisione di un progetto politico con Wanda Ferro. L'acceso e interessantissimo dibattito potremmo annoverarlo come un'interpretazione in chiave post-moderna del più arcaico interrogativo in" strictu" jermito catanzarese, allorquando ci si presenta ad una persona avanti con l'età, che con fare sospettoso e sguardo dubitativo ci chiede: "Ma tu, a cu apparteni?".
La vittoria della squadra.
Passano alcuni mesi, Abramo vince l'ennesima elezione suppletiva disposta dal Tar nelle otto sezioni in cui sono state riscontrate irregolarità alle precedenti consultazioni elettorali. Il clima torna improvvisamente sereno, il sindaco pare aver ritrovato il sorriso e per Merante si respira profumo di assessorato. E sarà per questo, o forse per una improvvisa folgorazione sulla via di Damasco, che il nostro ribelle rientra nei ranghi e dirama un comunicato proprio nei confronti dei suoi precedenti bersagli. "Si è affermata nella città capoluogo -afferma Giovanni Merante- una nuova cultura nel modo di fare politica ed amministrazione, fortemente legata al territorio e alle esigenze della comunità, lontana dalle ideologie e dalle logiche di schieramento. Con Sergio Abramo, affiancato da personalità come Mimmo Tallini, emerge una classe dirigente autonoma, capace di difendere gli interessi della città senza sudditanze psicologiche". E poi ancora: "La nostra coalizione ha le idee chiare, vanta un programma solido, una maggioranza larga e coesa, leader politici di assoluto valore come Abramo, Tallini e Aiello, gli unici che oggi possono tenere alta la bandiera della città di fronte ad un attacco concentrico che viene da tutti gli schieramenti politici. L'amore ha trionfato ancora una volta, dunque, Giovanni Merante ottiene l'assessorato alle attività economiche e tutti vissero felici e contenti. Tutti tranne gli addetti stampa che tremano davanti all'ipotesi di dover tornare a scrivere per l'ennesima volta il finale della favola.