mercoledì 15 dicembre 2010
Differenziamoci.
di Frank Basetta
Si susseguono lungo le nostre arterie principali viarie, branchi di articolati con doppio rimorchio, dagli odori nauseabondi che portano con se chissà quali favori politici, oltre che a tonnellate di rifiuti. Vi domanderete la “differenza” tra le due in cosa consiste, ma ovviamente non troveremo risposta. Ma tralasciando il dibattito politico e i rumors pre-elettorali che fanno della nostra amata Catanzaro la nuova York del Meridione, ci concentriamo su un problema diverso. Non ci stancheremo mai di sostenere che ci deve essere un progresso sociale e civico da parte di tutti noi, a prescindere da chi ci governa, in quanto siamo noi i veri Catanzaresi, non chi siede a Palazzo Nobili. Spesso la domanda che ci scoraggia dal mettere in atto un po’ di “galanteria” è quella tipica del “Ma io cosa ci guadagno a fare ciò?”. Una volta usciti da questo tunnel ne vedremo che è solo grazie a noi se Catanzaro potrà scalare determinati scalini delle classifiche ambientali e sociali e portarla a distaccarsi dalla melma che avvolge ogni città meridionale.
Riconoscendo, indistintamente dal colore politico, determinate scelte positive che riguardano il nostro territorio comunale e dell’hinterland, possiamo essere a favore della dotazione da parte dell’ AMC di diversi autobus a metano. Ciò farà si che ci saranno svariate tonnellate di emissione di anidride carbonica in meno nell’atmosfera ogni anno. Il secondo fattore importante è quello che avremo un distributore di metano per autoveicoli che porterà indubbiamente benefici all’economia cittadina (basti pensare che oggi per fare un pieno di metano una macchina deve arrivare a Montalto Uffugo, nel cosentino). Ciò significa intensificare i traffici economici, probabilmente oggi molti arrivano a farsi un giro ai centri commerciali del cosentino così con la scusa fanno un pieno di metano. Ma perché non riusciamo a convertirci ad una politica ambientale seria, ad una green revolution? Se si continua a dare slogan del tipo “Compra questa macchina perché ha emissioni di CO2 inferiori ai 140g/km e quindi inquini meno l’ambiente” il comune cittadino risponderà probabilmente con un bel “Esticazzi?”. Se invece lo slogan diventa “Compra questa macchina perché riesci a fare con un litro 25 chilometri, se inveci compri macchine che hanno emissioni di CO2 superiori ne fai di meno, quindi sei imbecille a spendere di più?” , le cose cambiano e di parecchio perché ci sentiamo colpiti nell’animo, o per meglio dire nel portafogli! Per questo motivo che, come spesso facciamo, proponiamo un consiglio, nella speranza che questo blog sia letto da persone che hanno veramente voglia di cambiare, e perché no, da politici catanzaresi che per sbaglio sono finiti in un blog che non volevano visitare: Creiamo dei centri di raccolta differenziata circoscrizionali. Vado a spiegarmi meglio: Se con le buone non serve, ora puntiamo al portafogli e vedi come serve! Siano istituite delle aree, gestite da persone disoccupate incaricate a ricevere da parte del comune cittadino i vari rifiuti riciclicabili, quindi lattine, bottiglie di vetro e di plastica, giornali ecc ecc. Questi rifiuti giornalmente vengono portati in dei centri appositi di raccolta differenziata che a loro volta saranno in grado di rivenderli al mercato del riciclo e alle varie ditte interessate in cambio ovviamente di denaro che andrà a finire nelle casse comunali. Cosa ne conviene il cittadino comune? Semplice. Essendo gestito dalle circoscrizioni (quindi finalmente diamo un compito a quest’ente inutile) esse sanno gli stati di famiglia di quella determinata parte del territorio comunale. Ogni volta che si portano i rifiuti, si pesano e si inserisce che “Mario Rossi ha portato in tale data 1200 grammi di carta, 700 di lattine” ecc ecc. A fine semestre quando arrivano le tasse dei rifiuti alle famiglie, il centro differenziato venderà al mercato il proprio prodotto. In questo prodotto ci saranno anche i rifiuti di Mario Rossi ben quantificati e così quando arriverà il bollettino ci sarà l’importo da pagare in base ai metri quadri al quale verranno sottratti i rifiuti che Mario Rossi ha differenziato per il Comune. Alla fine si tratterà, se Mario Rossi avrà fatto il bravo, di pochissime decine di euro ma alla fine Mario Rossi capirà che è diventato imprenditore di se stesso…
giovedì 9 dicembre 2010
In diretta dalla casa (comunale) del Grande Fratello catanzarese
Buonasera siore e siori e benvenuti al nuovo grande reality del Grande Fratello, un’edizione speciale con concorrenti esclusivamente politici che si sfideranno a colpi di comunicati stampa, nastri inaugurali da tagliare in fretta, fondi da destinare e chi più ne ha più ne metta. In palio per quest’anno ci saranno tantissimi scranni al palazzo comunale della città adagiata sui tre colli, ma anche assessorati, vice assessorati, segreterie politiche. Per i più sfortunati, che non sono riusciti ad aggiudicarsi l’ambito premio, niente paura: c’è sempre la possibilità di essere ripescati per l’assegnazione di una municipalizzata, di una consulenza, o di altre forme di premio ad hoc. Giudice sovrano di questa avvincente sfida sarà come sempre il pubblico che voterà non tramite televoto ma con la solita croccetta da apporre sulle liste. Per quelli che riusciranno a portare più preferenze sono previsti ricchi premi come un’assunzione, un fondo per la propria associazione, un occhio di riguardo per la propria azienda. Ma colleghiamoci subito con la nostra casa dove ad aspettarci troviamo i nostri concorrenti, alcuni di questi ancora in definizione. Il primo candidato è Franco Passafaro, attuale presidente del Consiglio Comunale, che annuncia le dimissioni dal Pd per proiettarsi nelle liste dell’opposto schieramento, capeggiate dall’onorevole Michele Traversa. Ex Margherita, poi nel Pd, con un passato in Rifondazione Comunista, il sempre fedele Passafaro dichiara la sua sofferta decisione, mostrando la sua solidarietà al sindaco Olivo(centrosinistra) e allo stesso tempo partecipando alle riunioni del governatore Scopelliti (centrodestra). Lo stesso sofferto percorso, da sinistra verso destra, stanno intraprendendo Carlo Nisticò, che ogni tanto gioca a far venir meno il numero legale in consiglio, e Benedetto Cassalà, ancora in stand by sulla sua candidatura. Tanti sono i concorrenti in gara che passano da una lista all’altra, ma nessuno osi pensare che si tratta della solita salita sul carro dei vincitori. Giammai! Piccole grandi scaramucce in casa sono state percepite dal nostro occhio indiscreto tra Domenico Tallini, Sergio Costanzo e co. da un lato e Danilo Gatto, Nicola Ventura e co. dall’altro, che si azzuffano in una gara su chi ha autorizzato l’opera architettonica più brutta della città ( la ministazione di piazza Montenero o la pista ciclabile di Viale Isonzo?). E ancora, proseguono i contendenti a mezzo di comunicati, con una serie di invettive su quale governo ad essi amico abbia portato benefici alla città di Catanzaro. A placare gli animi surriscaldati è stato il Grande Fratello in persona constatando che entrambi gli schieramenti avevano effettivamente ragione: nessun governo, né di centrodestra, né di centrosinistra ha mai fatto qualcosa per il capoluogo! Gli stessi protagonisti hanno avuto modo di riappacificarsi votando insieme un bel provvedimento in deroga che permette l’apertura di nuovi multisala presso il Centro Commerciale “Le Fontane”. Chissà come saranno contenti i titolari dei Cinema, già in crisi, del centro storico, i quali tuttavia sembrano non protestare attendendo il ritorno economico promesso dalla società che, in cambio di qualche obolo, costruirà liberamente le nuove sale cinematografiche in località Barone. Per oggi è tutto, alla prossima puntata.
martedì 30 novembre 2010
Turismo si, ma come?
di Frank Basetta
Viviamo in un’epoca in cui qualsiasi essere dotato di capacità di leggere e scrivere si può permettere di dire la propria in merito a qualunque situazione, dove in televisione nelle didascalie sotto il nome e il cognome di un personaggio di turno che parla troviamo la scritta “Opinionista”, al pari della scritta “Architetto” , “Dottore” o “Ingegnere”, come se il titolo sottostante sia stato sudato. E quindi, per questa motivazione, chi non ci induce a noi del Gatto Quotidiano dall’avanzare proposte concrete e mirate ad un territorio?
Così, parte la nostra proposta che intende mirare ad una collaborazione tra Comune di Catanzaro, Provincia di Catanzaro, Regione Calabria e Ministero della Pubblica Istruzione, ovvero la creazione di un corso di studi da integrare nel nostro ateneo che miri alla formazione di persone al fine di perfezionare le proprie conoscenze pratiche rivolte al territorio. In poche parole, che permetta ad un ragazzo che esca da un istituto alberghiero di approfondire le tematiche riguardanti la gestione di una struttura alberghiero-ricettiva sia essa in montagna o al mare o in collina o in pianura tramite esami pertinenti all’estimo, all’analisi territoriale, alla geografia, al marketing, al design, all’arredamento e così via. Lo stesso corso di laurea che miri al perfezionamento pratico dei forestali tramite lo studio pratico della botanica, della biologia vegetale ed animale, della gestione delle risorse rurali con metodi statici di perfezionamento strutturale. Stesso ragionamento lo voglio applicare, e qui non me ne vogliano i partiti politici, alla creazione di figure professionali atte a diventare sindaci tramite lo studio e l’analisi del territorio, della storia della politica territoriale, dell’urbanistica, dell’arredo urbano, della geologia, della sociologia territoriale. In pratica istituire una Facoltà dell’Utile in cui ogni persona può andare e finalmente approfondire in modo pratico tutto quanto sia di proprio interesse ed in questo l’università non verrà vista più come un dispensario teorico e massacrante dove il più delle attività è teorico (comprese le esercitazioni), ma dove l’università diventi luogo pratico con laboratori pratici, lezioni pratiche e così via. Questa proposta mira ad attirare non solo persone presenti nel territorio regionale ma anche provenienti da fuori regione sia perché la novità di un corso pratico indurrà molti giovani diplomati da fuori a capire come meglio rapportarsi al proprio futuro e sia perché al giorno d’oggi avere una laurea vuol dire avanzare di livello all’interno delle aziende (dato riscontrabile dall’afflusso di impiegati delle aziende ospedaliere o di enti pubblici più in generale alle scuole serali tecniche). Quindi ci saranno persone che verranno per amor proprio in nome della conoscenza e persone che verranno per amor proprio in nome del dio denaro, ma che ad ogni modo avranno modo di imparare molte cose che di sicuro non avrebbero mai saputo..
Viviamo in un’epoca in cui qualsiasi essere dotato di capacità di leggere e scrivere si può permettere di dire la propria in merito a qualunque situazione, dove in televisione nelle didascalie sotto il nome e il cognome di un personaggio di turno che parla troviamo la scritta “Opinionista”, al pari della scritta “Architetto” , “Dottore” o “Ingegnere”, come se il titolo sottostante sia stato sudato. E quindi, per questa motivazione, chi non ci induce a noi del Gatto Quotidiano dall’avanzare proposte concrete e mirate ad un territorio?
Così, parte la nostra proposta che intende mirare ad una collaborazione tra Comune di Catanzaro, Provincia di Catanzaro, Regione Calabria e Ministero della Pubblica Istruzione, ovvero la creazione di un corso di studi da integrare nel nostro ateneo che miri alla formazione di persone al fine di perfezionare le proprie conoscenze pratiche rivolte al territorio. In poche parole, che permetta ad un ragazzo che esca da un istituto alberghiero di approfondire le tematiche riguardanti la gestione di una struttura alberghiero-ricettiva sia essa in montagna o al mare o in collina o in pianura tramite esami pertinenti all’estimo, all’analisi territoriale, alla geografia, al marketing, al design, all’arredamento e così via. Lo stesso corso di laurea che miri al perfezionamento pratico dei forestali tramite lo studio pratico della botanica, della biologia vegetale ed animale, della gestione delle risorse rurali con metodi statici di perfezionamento strutturale. Stesso ragionamento lo voglio applicare, e qui non me ne vogliano i partiti politici, alla creazione di figure professionali atte a diventare sindaci tramite lo studio e l’analisi del territorio, della storia della politica territoriale, dell’urbanistica, dell’arredo urbano, della geologia, della sociologia territoriale. In pratica istituire una Facoltà dell’Utile in cui ogni persona può andare e finalmente approfondire in modo pratico tutto quanto sia di proprio interesse ed in questo l’università non verrà vista più come un dispensario teorico e massacrante dove il più delle attività è teorico (comprese le esercitazioni), ma dove l’università diventi luogo pratico con laboratori pratici, lezioni pratiche e così via. Questa proposta mira ad attirare non solo persone presenti nel territorio regionale ma anche provenienti da fuori regione sia perché la novità di un corso pratico indurrà molti giovani diplomati da fuori a capire come meglio rapportarsi al proprio futuro e sia perché al giorno d’oggi avere una laurea vuol dire avanzare di livello all’interno delle aziende (dato riscontrabile dall’afflusso di impiegati delle aziende ospedaliere o di enti pubblici più in generale alle scuole serali tecniche). Quindi ci saranno persone che verranno per amor proprio in nome della conoscenza e persone che verranno per amor proprio in nome del dio denaro, ma che ad ogni modo avranno modo di imparare molte cose che di sicuro non avrebbero mai saputo..
mercoledì 24 novembre 2010
Aggiornamenti sul caso Elton John a Catanzaro
I cinque assidui lettori che con gran sprezzo del pericolo (di noia)seguono questo blog sanno già che il famoso concerto di Elton John a Catanzaro è stato cancellato sicuramente non a causa dello sciopero dei voli francesi. Sappiamo, infatti, che i voli previsti per l'Italia sono giunti tutti a destinazione, proprio il 23 settembre, data prevista per il concerto. Chi volesse può andare a rileggere il post precedente sempre su questo blog, scusandomi per l'autoreferenzialità, ma purtroppo la notizia non è stata riportata da nessun quotidiano cartaceo o on-lne che sia. A conferma parziale delle nostre supposizioni giunge la comunicazione diramata dal sito ufficiale del cantante inglese http://www.eltonjohn.com/news/article.jsp?ymd=20100923&contentid=14992472 che,cito testualmente, afferma "Elton is unwell". Niente paura, anche per me l'inglese è una lingua taboo, ma non fino al punto da non capire che quell "unwell" significa indisposto,insomma non stava bene. Nessun riferimento a qualsivoglia volo o cancellazioni, o scioperi degli aeroporti francesi. La scusa, pardon, la causa dei voli è stata aggiunta successivamente dai promoter italiani. Ma tant'è. Continuiamo nelle nostre supposizioni riportandoci al giorno precedente alla data del concerto, il 22 settembre. Quel giorno, infatti, il baronetto teneva un concerto in quel di Trani danvanti a quattromila spettatori.Lo spettacolo si concludeva intorno le 23.30 e immediatamente dopo, Elton John si recava a Bari per volare con un aereo privato nella sua amata Nizza. Ora, come diceva il simpatico Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea, anzi in questo caso le domande. La prima: perchè l'artista, sapendo di doversi esibire nemmeno ventiquattr'ore dopo in quel di Catanzaro, distante da Trani qualche ora di auto, decide di ritornare a Nizza? La seconda: se è vero che il volo di Elton John sia giunto a Nizza nella notte del 23 (quindi in pieno sciopero), perchè qualche ora più tardi gli è stato impedito di decollare nuovamente? Forse è uno sciopero "pilotato", in entrata funziona e in uscita no? Ma è ancora Trani ha fornirci altri elementi utili alla ricerca della nostra verità. Nei mesi antecedenti la realizzazione del concerto, quest'ultimo veniva dapprima confermato, poi cancellato e nuovamente confermato. Durante il periodo di incertezza, venivano inserite le date del 23 a Catanzaro e del 24 a Taormina. E sapete perchè il concerto di Trani era stato cancellato? Occorrevano degli ulteriori fondi che la Provincia e il Comune di Trani non hanno tardato a fornire. Circa sessanta mila euro, per un concerto a pagamento in cui circa 4000 biglietti sono stati venduti. Che fosse questa la vera motivazione? Che sia il modus operandi degli organizzatori nazionali a chiedere ulteriori fondi, minacciando la cancellazione dell'evento? Ricordiamo che il Politeama di Catanzaro, la sede dove avrebbe dovuto svolgersi il concerto, conta circa 900 posti e, nonostante il prevedibile aumento dei biglietti rispetto all'esibizione di Trani, ci chiediamo in proporzione a quanto ammontino questi fondi in più richiesti alle nostre amministrazioni. Se così fosse, bene hanno fatto i nostri rappresentanti locali a non cedere al ricatto, adottando una scelta impopolare si, ma che almeno ha salvato le casse cittadine.E' degli ultimi giorni, infatti, la notizia che la Commissione Europea ha chiesto 720 mila euro di rimborso al Comune di Napoli per aver usufruito dei fondi comunitari nell'organizzazione della Festa di Piedigrotta in cui c'è stata l'esibizione proprio di Elton John. Sostiene il commissario europeo per le politiche regionali che i fondi comunitari sono utilizzabili solo per manifestazioni strutturali (come può essere anche La Notte Piccante), e non per eventi one-spot, ossia isolati, sporadici. Se ricordate, il nostro Elton aveva immediatamente smentito che la sua esibizione rientrasse nella manifestazione "Notte Piccante", facendo inevitabilmente ricadere la stessa nella categoria "one-spot". Col senno di poi, almeno una cosa buona, anche se con grande fortuna, i nostri amministratori l'hanno beccata. Parliamo sempre da un punto di vista economico. Ma chi ci ripaga dell'ennesima figuraccia perpetrata a danno della città? E soprattutto chi ripaga gli acquirenti del biglietto che durante le procedure di rimborso si sono visti detrarre dieci euro(dicono sia rappresentato dal costo vivo!?) dall'intero costo sostenuto? A proposito, voci di corridoio affermano che i preziosi tagliandi il giorno del concerto siano stati deprezzati più del 50 %. Magnanimità, previsione del futuro o solamente voglia di arraffarsi gli ultimi soldi disponibili, sapendo già della cancellazione del concerto? Come sempre lascio a voi la risposta.
lunedì 15 novembre 2010
Ospedale qui, ospedale la.
di Frank Basetta
A Catanzaro è tempo di elezioni, ciò vuole dire maggiormente due cose: la prima è l’utilizzo di bitume indiscriminato per rifare una qualsivoglia arteria di comunicazione mentre la seconda coincide con il “Fatto e faremo a breve”. Sarà un caso che si ricominci a parlare di grandi opere a pochi mesi dalla fine di un mandato? A mio parere no. Il comune in mano ad un PD che in realtà non lo è mai stato, vogliate per l’UDC, vogliate per liste civiche che ora si sfracellano pur di inchinarsi a neo partiti nazionali, tira le somme su un mandato pressocchè difficile. Ma andiamo con ordine, cercando di risalire a quanto di visibile e mirabile ha fatto il comune: Effettivo recupero del centro storico: Ogni città, e maggiormente, ogni Capoluogo Regionale che si rispetti ha un centro storico che è un fiore all’occhiello. L’opera di Olivo a riguardo ha mirato nel rivestire di sampietrini le vie più antiche quali la Filanda; ha contribuito a riqualificare Villa Margherita, ha dato splendore ad una biblioteca che è motivo di svago, specialmente per piccoli bambini intrattenuti periodicamente dalla lettura di alcune favole; ha concesso contributi per il rifacimento di alcuni edifici prospicienti il corso principale che andavano a deteriorare lo stesso; ha dato il via al cosiddetto piano di mobilità urbana, un iter che quando sarà realizzato nella sua completezza farà cambiare veramente il volto annebbiato di un Capoluogo all’apparenza arretrato; sotto il suo mandato troviamo manifestazioni di rilievo nazionale, la notte piccante così come troviamo progetti ambiziosi, tesi, maggiormente a dare slancio ad un centro cittadino che piano piano stava perdendo pezzi. In definitiva ha dato molti segni tangibili e visibili. Ma ahimè come ogni moneta, se da una faccia troviamo la testa, dall’altra troviamo la croce. La croce in questa legislatura è spettata alla periferia, sia essa nord, sud, ovest o est, lasciata spesso in mano ad iniziative di privati che con le loro costruzioni hanno cercato di centralizzare un po’ l’attenzione su alcune aree. Così è successo per il Parco Commerciale “Le Fontane”, in questi giorni protagonista di una fiera enogastronomica, che situato in un territorio praticamente di passaggio in un quartiere praticamente dimenticato come quello di Barone, si è visto canalizzati verso se di diverse opere di urbanizzazione basilari che mancavano, quali il canale di raccolta acque prospiciente l’arteria stradale, così come un nuovo sistema di illuminazione e di interventi riguardanti l’assetto fognario. Altro tassello, probabilmente dimenticato, è quello riguardante la questione rom, forse perché potrebbe essere considerato un problema minoritario? Ma un grande dilemma occupa la questione “Nuovo Ospedale”. Proprio quando i giochi erano chiusi, il Beppe regionale ha praticamente sostituito il comune e la stessa provincia e si è proposto come interlocutore per riprendere il dialogo precedentemente abbandonato. Interessi sottostanti? Chi lo sa, è certo solo che in una settimana si è creato il fantaospedale, sembrava di giocare a Sim City o a qualsiasi gioco manageriale. Così tra i luoghi papabili sono risultati essere o l’area dove è attualmente ubicato l’ospedale Ciaccio, o una nuova area tra S.Maria e Lido oppure una struttura da ubicare nei pressi del policlinico universitario, quindi nel quartiere di Germaneto. Ogni soluzione è di per se accettabile per diverse ragioni: costruire un ospedale dove praticamente esiste già l’attuale permette al centro di non spopolarsi, ma ha contro di se il problema che se capiti nei giorni di traffico è probabile che la destinazione passi direttamente al cimitero; l’ubicazione in una nuova area ha il compito di defluire il traffico nel centro con il contro aspetto che non esistono attualmente delle arterie veloci che fanno giungere celermente ai quartieri suddetti da tutti i quartieri; ultima ipotesi: Germaneto. A mio parere sono più i contro che i pro in quanto si vanno a favorire lo spopolamento demografico a vantaggio dei comuni limitrofi, così come non va sottovalutato il fatto che tra una decina di anni l’area di Germaneto sarà praticamente satura , così come saranno sempre indispensabili collegamenti veloci, al momento inesistenti. D’altronde le scelte sembrano ricadere su quest’ultima soluzione in quanto o si costruisce li oppure addio finanziamenti e di conseguenza addio ospedale: Riuscirà il “Buon” Traversa a risolvere i tanti problemi che si stanno creando nel nostro Comune oppure dovremo accontentarci di un altro politico alla fine della propria vita politica, senza idee e senza voglia di migliorarsi? Appuntamento a Marzo 2011…
mercoledì 3 novembre 2010
sabato 30 ottobre 2010
Debiti, viaggi truccati e spazzatura, ovvero…una settimana in Calabria
Un miliardo e duecento milioni di euro. A tanto ammonta il debito sanitario calabrese che rende ridicole, al cospetto, le cifre altisonanti messe in palio dal superenalotto e sbalordiscono se messe a confronto con quelle dell’ultima finanziaria nazionale (circa 24 miliardi). Parte così, dunque, la difficile settimana calabrese, con l’annuncio da parte del suo presidente Scopelliti, il quale ha affermato che finalmente si è messa chiarezza nei conti e che ora il governo ci guarda con fiducia. Le premesse c’erano tutte: tanta era, infatti, la fiducia di Tremonti nel nostro governatore da inviare la Guardia di Finanza per controllare la situazione. Ora finalmente sappiamo a quanto ammonta il debito ( che tuttavia è registrato a fine 2008 non considerando i due anni successivi) e per la sua estinzione verranno utilizzati parzialmente dei fondi Fas. Per i non addett,i i fas sono fondi per le aree sottoutilizzate (un modo elegante per non dire sottosviluppate) destinati a favorire la ripresa economica. Noi li usiamo per pagarci i debiti!! A peggiorare il quadro si mette pure la commissione parlamentare sugli errori sanitari che, dopo un’attenta analisi, assegna proprio alla Calabria lo scettro della malasanità con 64 casi in un anno e 50 decessi. Ma la settimana ancora è lunga dal terminare e saltando da un argomento all’altro arriviamo alla notizia lanciata da “La Repubblica”, sul salatissimo conto presentato dall’onorevole Bova alla Regione Calabria. L’ex presidente del Consiglio Regionale, infatti, proclamandosi paladino contro le auto blu, ha pensato bene di utilizzare il proprio mezzo privato addebitando all’Ente regionale i costi dei suoi spostamenti. Risultato: 211 mila euro di benzina in 4 anni!! Davvero curioso il calcolo effettuato dal sito blizquotidiano.it che scrive testualmente “ Per aver speso 211.000 euro in quattro anni Bova avrebbe dovuto guidare per 1060 km ogni giorno, compresi Natale, Ferragosto e le domeniche tutte”, con una media di 144 euro al giorno di benzina. Restando in tema di trasporti, ma passando dall’auto agli aerei, segnaliamo i voli gratuiti da parte del Capitano della Dia di Reggio Calabria (recentemente trasferito a Livorno) Saverio Spadaro Tracuzzi. Dodici voli Alitalia per Roma per un costo di 1700 euro. Qui non è la cifra a sbalordire, quanto il generoso benefattore che ha pagato i biglietti di viaggio per conto del capitano dell’Arma. L’autore di questo atto di magnanimità risponde al nome di Luciano Lo Giudice, fratello del capocosca della ‘ndrangheta, Nino Lo Giudice detto “Il nano”. Non servono commenti. Passiamo infine, all’ultima notizia della settimana che riguarda i rifiuti di Napoli riversati qualche giorno fa nelle discariche di Pianopoli. 300 tonnellate al giorno di monnezza partenopea che continuerà ad arrivare per altri dieci giorni. Il fatto curioso è che nessuno sapeva del loro arrivo, tanto meno nessuno aveva acconsentito ancora al loro smaltimento. E’ di giovedì la dichiarazione di Scopelliti che annunciava l’arrivo dei tir dalla Campania. Peccato che questi stazionavano nei pressi di Pianopoli già da martedi e i poveri camionisti fermati prima dello scarico hanno annunciato che così gli aveva imposto di fare Bertolaso in persona. Forse, in onore a quel rapporto di fiducia tra Scopelliti e il governo, il capo della Protezione civile ha deciso di farci questo dono. Eppure in Calabria la spazzatura non manca ed è pure piuttosto variegata. Noi la raccolta differenziata l’attuiamo già da un pezzo: per le scorie radioattive ci sono i mari e il sottosuolo crotonese; l’arsenico i fanghi industriali e gli scarti delle raffinerie li riversiamo nella fiume Oliva, in provincia di Cosenza; altri rifiuti di dubbia provenienza li lasciamo macerare nei capannoni industriali della Seteco per respirare a pieni polmoni le loro benefiche e profumate essenze. Per fortuna, un’altra settimana è terminata, avanti la prossima.
sabato 23 ottobre 2010
mercoledì 20 ottobre 2010
venerdì 15 ottobre 2010
Freccia Rozza (de)raglia sui binari calabresi
“L’Italia non deve sbalordire nessuno con treni di duecento chilometri l’ora, deve invece abolire i treni di venti chilometri l’ora che rappresentano ancora il solo dono dello Stato all’Italia Meridionale”*. Queste parole furono pronunciate dal direttore de “Il Mattino”, Paolo Scarfoglio” circa novant’anni fa. Da allora molta acqua, anzi, molte rotaie (quasi tutte al Nord) sono passate sotto i ponti e la situazione non è poi cambiata molto. Il Mezzorgiorno ha ancora quasi mille chilometri di ferrovia in meno rispetto al Nord, quasi sempre a binario unico e con la rete non elettrificata*. Per non parlare delle condizioni indecenti dei treni che circolano su binari terronici. Basta fare una capatina nella stazione di Roma Termini, per accorgersi subito di quale sarà il treno che ci riporterà alle nostre destinazioni. Non occorre il tabellone luminoso con orari e binari; così , altrettanto, non serve ascoltare l’annunciazione del treno in partenza verso Reggio Calabria. Il nostro treno è lì, davanti a noi. Lo riconosciamo dai suoi colori rosso ruggine, dal suo aspetto decadente affrescato qua e là da sprazzi di apparente novità ( uno: la scritta Freccia Rossa), dagli interni sporchi, rabberciati, obsoleti, che scorgi da giù attraverso i finestrini, prima ancora di salire. Non c’è dubbio: è il nostro treno! Gli altri? Destinazione Nord. E così, Sali sul tuo bel treno, aggiungi il cattivo odore a quello che avevi già visto prima, ti accorgi che l’aria condizionata è rotta, ma non fai una grinza. A cospetto dei treni regionali che ogni giorno attraversano la Calabria, quello ti sembra oro colato. Già i nostri treni! Ometto volentieri le loro condizioni perché tutti noi ne abbiamo preso uno, quando non ne potevamo fare a meno, come estrema ratio, e sappiamo già la sofferenza che ci aspetta. Mi volevo soffermare, invece, su una piccola comparazione dei nostri vagoni e dei loro(del Nord). Grazie ai bellissimi spot delle Ferrovie dello Stato tutti conosciamo la rapidità dei treni Roma- Milano, tre ore di percorrenza, Bologna-Firenze (37 minuti), Torino- Milano (4 ore) e addirittura Milano- Napoli in sole 4 ore. E veniamo,invece, agli splendidi risultati nella nostra regione. Da Catanzaro a Cosenza, appena 97 chilometri, occorrono 1 ora e 55 minuti, per un treno che passa ogni 4 ore e dal costo che oscilla tra i 6 e i 12 euro. Ma si sa, tra catanzaresi e cosentini non corre buon sangue, meglio tenerli lontano, avranno pensato quelli delle ferrovie statali. E allora prendiamo la tratta Catanzaro- Reggio Calabria, 160 chilometri, percorsi in “appena” 3-4 ore di treno. E cosa vuoi che siano, tanto si presume che un calabrese mica possa viaggiare per lavoro: starà sicuramente vagabondando, magari per andare a far visita a qualche suo vecchio parente (questi calabresi non si staccano mai!), quindi un po’ di attesa in più renderà l’abbraccio ancora più bello. E che ne dite della Catanzaro- Crotone, 76 chilometri, per un’ ora e mezza di percorrenza. Sulla carta! Provate un po’ a chiedere a qualche studente crotonese che ha la sfortuna di dover prendere proprio quel treno per raggiungere il capoluogo. Chiedetegli se il treno è puntuale o peggio ancora se il treno è pulito. Chiedete, chiedete pure, ma state a debita distanza, perché il pendolare potrebbe sfogare la sua legittima frustrazione con chi non ha colpe. Ma ecco arrivare in nostro aiuto le Ferrovie della Calabria, altro che Trenitalia. Qui parlo per sentito dire, e me ne scuso, ma non ho avuto la sfortuna e il coraggio di dover prendere un treno regionale. Mi bastò l’unica esperienza passata di prendere un treno regionale Lamezia – Catanzaro, che ci impiegò un’ora e un quarto per abbandonarmi nell’allora stazione centrale di Catanzaro Sala, dove l’Amc aveva dimenticato di passare con i suoi bus. Allora mi limito a visitare il sito delle Ferrovie della Calabria, un dominio web intriso di storia, parco mezzi disponibili, organigramma societario. Tutte informazioni utilissime per chi decide di prendere un treno regionale e magari avrebbe pure la presunzione di acquistare il biglietto tramite web. Ah, sfacciati! Di orari dei treni, destinazioni, tratte, biglietti non c’è la benché minima traccia nel sito. Al più troverete un file scannerizzato alla meno peggio in cui si attesta il costo del biglietto per chilometri percorsi e la possibilità di acquistarlo in qualche bar o edicola nei paraggi (si sa che le nostre stazioni, se così si possono chiamare, sono sempre chiuse). Un’ultima chicca sempre dalle nobili Ferrovie della Calabria giunge dall’innovativo(si, lo chiamano così) servizio di collegamento tra l’aeroporto di Lamezia e Cosenza; un bus a chiamata con tanto di numero verde e prenotazione on-line. Cioè, bisogna chiamare per prenotare un servizio che ogni stazione aeroportuale dovrebbe avere. In più l’attuale servizio(leggo dal sito) è rimasto chiuso per ferie nei giorni dal 12 al 18 agosto, in modo da chiarire subito ad un eventuale e malcapitato turista con chi ha a che fare.
Per fortuna, noi Calabresi non abbiamo tanto bisogno del trasporto su rotaie; grazie a Dio abbiamo degli ottimi collegamenti stradali, come la Salerno- Reggio Calabria o la celebre 106 Jonica. Già, Dio, perchè proprio Lui dovreste ringraziare prima e dopo aver percorso quelle strade. Se siete credenti! Se, invece, non lo siete. fareste bene ad inventarvi in fretta qualche gesto scaramantico o qualche rito tribale prima di mettervi in viaggio. Buona Fortuna.
* Tratto dal libro "Terroni" di Pino Aprile, Edizioni Piemme
** Tratto dal libro "Terroni" di Pino Aprile, Edizioni Piemme
venerdì 1 ottobre 2010
La "confusio" di Corso Mazzini.
La continua “Green revolution” del Corso Mazzini è rappresentata nella storia cittadina sin dai primi decenni del Novecento. Scelte dettate innanzitutto dal progresso ma anche da una buona dose di esteticità. Il 10 Agosto 1910, fu aperta al pubblico la tramvia di Catanzaro, il primo grande sistema di mobilità urbano del centro storico che il Capoluogo ebbe mai avuto. Avanguardisti nel credere in questo grandioso progetto si pensò nei decenni successivi a prolungare la tratta fino a giungere Via Indipendenza, partendo da Piazza Roma. Il tram conferiva fascino e dava personalità al volto cittadino, ma per motivi di malfunzionamento, a metà Novecento venne sospeso il servizio. Catanzaro così continua la sua crescita demografica e assume sempre più un ruolo predominante nella Regione, per questo motivo si pensò di effettuare una colata bituminosa lungo tutto il tratto del Corso ex Vittorio Emanuele, oggi Corso Mazzini, andando a coprire le guide del tram e permettendo ai cittadini e a coloro che nella città giungevano per sbrigare pratiche di cominciare quel fenomeno a tutti noto come “Posteggio dentro il negozio”. In seguito, per dare una svolta Europea al centro cittadino si è pensato di tagliare la testa al toro: fu così che cominciò l’era dell’isola pedonale. Questa era si caratterizzò per essere entrata nel guinness mondiale nella categoria “Giochiamo a mettere confusione in testa agli automobilisti”. Così tra sensi di marcia vietati, invertiti, zone a traffico limitato, telecamere che devono registrare infrazioni ma che permettono a qualsiasi veicolo gommato, tricicli contromano inclusi, di aggirarsi in tranquillità per il corso sfrecciando nelle ore notturne. Ma i commercianti del corso principale non ci stanno, fanno barricate per riavere il corso nuovamente fruibile alla circolazione scheggiandosi tra di loro le vetrine, per ricordare insieme i bei tempi in cui erano le macchine a romperle appoggiandosi nella manovra del “parcheggio selvaggio”. Così, dopo aver mandato in crisi i vertici di Google Maps che non sono riusciti a stare al passo con l’amministrazione comunale e ai suoi cambiamenti di versi di marcia nel centro storico, la Provincia ha cercato di mettere un po’ di movimento sul corso facendoci transitare il trenino che, con partenza il Parco della Biodiversità, scarrozzava bambini e mamme in giro per il corso, regalando loro l’esperienza di circolare su di un mezzo che per velocità ricorda un bradipo. Apriti cielo! L’amministrazione comunale ha proibito il transito sul corso perché la Provincia non ha comunicato la sua intenzione a farlo e così, in un gioco di scarica barile a livello professionistico, si sono perse le tracce del bradipo lungo il corso suscitando reazioni da parte del WWF: Erano in via di estinzione le trovate originali per dare linfa al centro storico. L’amministrazione comunale così penso bene di supplire alla grave carenza del bradipo mobile con l’introduzione di un altro animale, questa volta vero. Per migliorare l’immagine si è pensato bene di istituire un taxi-calesse-equestre ma, in data odierna, di questo quadrupede spargifeci non si hanno ancora notizie. Ora capisco che siamo in ottica ecologista, capisco che alcuni sindaci leghisti fanno pascolare ruminanti per le aiuole e fanno raccolta di rifiuti porta a porta con gli asini, ma addirittura superarli con un valido taxi-equestre è una trovata che farebbe tremare la poltrona di leader ad Umberto Bossi! Intanto c’è chi comincia finalmente ad apprezzare e ad abituarsi all’isola pedonale, ma non ha fatto nemmeno in tempo ad assaporarla che già si comincia a pensare ad una ipotetica apertura. I nuovi vertici di Google seguono con attenzione la vicenda, il bradipo-mobile guarda dalla finestra l’evolversi della situazione, il taxi-calesse-equestre scalda i suoi zoccoli mentre finalmente una buona notizia, questa volta vera, è che verrà ricreato il tram vecchio di Catanzaro, riproduzione stilistica, che nasconderà al suo interno un motore a metano e che seguirà la tratta storica lungo il Corso. Le buone notizie non mancano, basta trovarle.
By Frank Basetta
mercoledì 29 settembre 2010
L’aggressione perdurante su Piazza Matteotti
di Claudio Soluri
Piazza Matteotti, praticamente la piazza principale del Capoluogo di Regione, è lo spazio racchiuso da un lato dal Tribunale storico dinanzi al quale trova spazio il “Cavatore” mentre ai lati lunghi troviamo la sede della BNL da un lato e l’edificio liberty dell’Istituto Tecnico Industriale (ITIS Scalfaro). Per anni è stato uno spazio fondamentale per la città, sia perché fungeva da parcheggio (problema atavico sin da quando Fred e Wilma scendevano in città per fare le compere) e sia perché il suo ruolo di “piazza” veniva svolto integralmente, fruito dalle migliaia di persone che, ogni giorno, per le vie del centro si aggiravano. Studenti, impiegati, casalinghe, nobili e contadini, tutti percorrevano più volte il tratto che dal Tribunale portava a Bellavista, scambiandosi opinioni su questo o su quel movimento politico, scambiandosi auguri durante le festività o semplicemente per ammazzare il tempo. Tutta questa pace regnò fino a quando si decise di interrompere la monocromaticità delle fotografie con la monocromaticità della pavimentazione. Ebbene si, un tale Franco Zagari, decise di portare “colore e vitalità” laddove vi erano edifici spenti e privi di vita. La domanda che si pose poteva essere su per giù di questo tipo: “Ahò, ar posto d’asfalto ce metto du pietre, du palmette e glie mettemo pure na scala a punta..se sa mai che famo er botto!”. E fu così che partirono i cantieri, un geometra del tempo mi confidò che in corso d’opera si sono dovuti sostituire diversi materiali poiché erano fragili e non resistevano neppure all’inaugurazione. Sommariamente la piazza sembra essere stata progettata interamente dall’alto, privo di qualsiasi apporto sentimentale che dovrebbe governare il progettista al fine di vivere dentro di se le emozioni che potrebbero vivere i passanti. Poco importa se è lo stesso Zagari a dichiarare: “Ma sono passati dieci anni, la piazza è sempre piena di gente, soprattutto di giovani”. Una piazza nel pieno del centro scolastico è governata da giovani che tra una marinata di scuola ed un’altra, solevano limonare indisturbati sulle gelide panchine sinusoidali. Beh, a questo punto mi verrebbe da dire: “Diamo un bel premio Nobel all’inventore delle case chiuse” ma nessuno credo che mi darebbe appoggio. Il problema fondamentale di questo e di qualsiasi “concorso pubblico” è che il comune cittadino non ha praticamente alcun potere di scegliere quale dei progetti proposti dai candidati debba meritarsi effettivamente di essere costruito. I concorsi pubblici si fanno con i soldi pubblici, ed è questo il paradosso di tutto questo mondo. Spesso a scegliere sono una piccola equipe se rapportata a cittadine di centinaia di migliaia di persone. Ogni componente è dominato da un certo gusto soggettivo e alla fine a vincere è colui che raccoglie maggiori referenze, o peggio, maggiori legami con l’amministrazione. Sarebbe molto bello, in questo ma in molti altri casi, che a scegliere siano i cittadini tramite dei veri e propri referendum dalla durata di un giorno, chiamati ad esprimersi per la loro città. Poco conta se a presentarsi saranno venti, cinquanta o mille persone, importa che quei cittadini che si sono recati mostrino amore per la propria città, e soprattutto per quel 1.300.000 di euro che dai fondi PISU verranno spesi per creare una gabbia per uccelli.
Claudio Soluri, laureando in Architettura
Con questo post firmato dall'ottimo Claudio Soluri, il blog vuole inaugurare una nuova linea, fatta di proteste, proposte, analisi, approfondimenti e discussioni da parte di giovani professionisti ( e non) catanzaresi e calabresi che vogliono dare il proprio libero e spontaneo contributo alla propria città o alla propria regione. Chiunque legga il blog e voglia partecipare per scrivere sui più disparati argomenti (politica locale, economia, musica, arte) non ha che da contattarmi e sarà presto inserito in squadra. Unico requisito è l’imparzialità, il non schierarsi da una parte e dall’altra solo per ideali politici o peggio ancora per interessi di bottega. Tutto il resto è benvenuto, soprattutto una grande voglia di cambiare lo stato delle cose nella città di Catanzaro e in Calabria. E’ solo un blog, è vero, non abbiamo mezzi, strumenti e denari da spendere, magari nessuno ci leggerà e le nostre opinioni rimarranno qui a marcire nella rete, ma qualcuno diceva che “Nessuno ha mai commesso un errore più grande di colui che non ha fatto niente perché poteva fare troppo poco”.
lunedì 27 settembre 2010
Il Pacco Piccante 2010
Il Pacco Piccante
Vi avranno raccontato che anche quest’anno la Notte Piccante è stata un successo. Avrete letto certamente i roboanti titoloni che annunciavano il tutto esaurito per l’Evento dell’anno di Catanzaro. Sappiamo tutti che non è andata affatto così. Lo sappiamo perché tutti siamo stati lì su Corso Mazzini, nei vicoli, nei palazzi storici, sotto la pioggia e sbattuti dal vento, in attesa di qualcosa che non c’era. Il primo pensiero che tutti abbiamo fatto è: ma perché ostinarsi a fissarla a fine settembre, quando agli inizi dello stesso mese si potrebbe vivere tranquillamente e fino in fondo la famosa notte. Ma ogni anno sempre il solito diabolico errore, e puntualmente arriva implacabile la pioggia, che impedisce ogni minima aderenza al programma ufficiale. Già, il programma. Vediamo che cosa prevedeva e che cosa ha mantenuto. Vi risparmio i due giorni precedenti il sabato, in cui non c’è stato nulla da segnalare, se non qualche sporadica e noiosa manifestazione. I caricaturisti che avrebbero dovuto invadere le vie principali non si sono quasi mai visti, eccezione fatta per uno o al massimo due individui per la durata di qualche ora. Per non parlare delle degustazione all’aperto fissate per venerdì di cui non c’è stata minima traccia. Il 24 sera gli unici ad essere contenti erano alcuni ristoratori che hanno riempito i loro locali grazie al cattivo tempo che rendeva impraticabile le vie all’aperto. Veniamo ora al sabato, la serata clou, contraddistinta fino al tardo pomeriggio da un violento acquazzone. Il meteo aveva previsto una schiarita per la sera (solo parziale), ma si tralasciava che nelle ore precedenti si sarebbero dovuti montare palchi, allestire gli stand gastronomici e via dicendo. Tant’è, si va avanti comunica l’assessorato al Turismo. Iniziano i molteplici contrattempi. Ore 19 la Chiesa di Sant’Omobono si sarebbe dovuta aprire ai visitatori con visite guidate e una spiegazione sul legame tra la stessa e i cavalieri templari. La gente incuriosita per qualche ora ha atteso li davanti, ma le porte erano chiuse e nessuna comunicazione è arrivata in merito. Eppure era uno dei pochi eventi al chiuso, non si può certo attribuire alla pioggia la causa della sua chiusura. Ore 20 Oratorio del Rosario, qui era prevista la possibilità di visitare il seicentesco oratorio e all’adiacente Conservatorio si sarebbe dovuto svolgere un concerto di musica classica. Risultato Oratorio e Conservatorio completamente chiusi, luci spente e solo nel primissimo pomeriggio c’è stata una raccolta di firme per il salvataggio del complesso. Sempre alle ore 20.00 presso il Caffè Letterario andava in scena la presentazione di un libro su Obama, che ha contato dieci, dico dieci presenze, oratori compresi. Ci spostiamo in Piazza Prefettura, dove c’è in programma il superamento del guinness dei primati per la pitta più grande del mondo. Qui la pitta c’è stata davvero, tuttavia era una semplice unione tra più pezzi di pane attaccati da nastri adesivi ( si avete capito bene, lo scotch), per la serie l’igiene e la sicurezza alimentare non stanno qui di casa. Ore 20 Piazza Garibaldi, esibizioni di politici locali ( come fa la gente ancora ad applaudirli?) e a seguire gruppi rock locali. Qui il palco è montato alla meno peggio, i gruppi non hanno nemmeno la possibilità di fare un check sound, e vengono contattati solo all’ultimo momento della loro confermata esibizione. Risultato: scenario quasi deserto, in contemporanea con il concerto di Daniele Silvestri, quando molte delle band che hanno suonato solitamente registrano un ottimo successo di pubblico. Ore 22.00. Piazza Bellavista doveva essere il centro della musica etnica, popolare, folk. Solo intorno alle 23.00 sono riusciti a salire sul palco tre dei cinque gruppi in programma, per uno spettacolo desolante fatto di pochi intimi e nessuno (fatto non consueto per questo genere di eventi) che ballava. Le uniche eccezioni in termini di presenze di spettatori sono state il concerto di Daniele Silvestri, anche se poco consono all’atmosfera di festa e la musica disco nei pressi dello Z-One. Una nota a parte, invece, meritano i ragazzi della Kuan Shot in piazza La Russa, i quali, piaccia o non piaccia, non solo sono riusciti a riempire di gente l’intera zona, tenendo testa tra l’altro al concertone di Piazza Prefettura, ma hanno fornito le loro performance in maniera del tutto gratuita. Un evento più unico che raro; una perla in fiume di merda, fatto di sedicenti associazioni, improvvisati cantanti, e giochi a quiz triti e ritriti in ogni locale della città. Sarei curioso di conoscere se e a quanto ammontano i fondi percepiti da queste ultime categorie per allestire dei desolanti spettacolini seguiti giusto da qualche parente o amico personale, che nemmeno alle più piccole sagre di paese ( per le quali nutro un grandissimo rispetto e conoscenza dato che ne giro parecchie) si sono mai visti. Sarò accusato di poco amore nei confronti della mia città, addirittura di tradimento. Sarò tacciato da qualche buontempone di turno per il quale tutto è andato bene. Ma fino a quando dovremo continuare imperterriti a farci del male dicendoci e illudendoci che tutto vada bene? Fino a che punto l’amore per la propria città può spingersi fino a negare tutte le sue inefficienze? Un grande uomo che indegnamente cito affermava della sua città :Palermo non mi piaceva, per questo l’amavo.
Vi avranno raccontato che anche quest’anno la Notte Piccante è stata un successo. Avrete letto certamente i roboanti titoloni che annunciavano il tutto esaurito per l’Evento dell’anno di Catanzaro. Sappiamo tutti che non è andata affatto così. Lo sappiamo perché tutti siamo stati lì su Corso Mazzini, nei vicoli, nei palazzi storici, sotto la pioggia e sbattuti dal vento, in attesa di qualcosa che non c’era. Il primo pensiero che tutti abbiamo fatto è: ma perché ostinarsi a fissarla a fine settembre, quando agli inizi dello stesso mese si potrebbe vivere tranquillamente e fino in fondo la famosa notte. Ma ogni anno sempre il solito diabolico errore, e puntualmente arriva implacabile la pioggia, che impedisce ogni minima aderenza al programma ufficiale. Già, il programma. Vediamo che cosa prevedeva e che cosa ha mantenuto. Vi risparmio i due giorni precedenti il sabato, in cui non c’è stato nulla da segnalare, se non qualche sporadica e noiosa manifestazione. I caricaturisti che avrebbero dovuto invadere le vie principali non si sono quasi mai visti, eccezione fatta per uno o al massimo due individui per la durata di qualche ora. Per non parlare delle degustazione all’aperto fissate per venerdì di cui non c’è stata minima traccia. Il 24 sera gli unici ad essere contenti erano alcuni ristoratori che hanno riempito i loro locali grazie al cattivo tempo che rendeva impraticabile le vie all’aperto. Veniamo ora al sabato, la serata clou, contraddistinta fino al tardo pomeriggio da un violento acquazzone. Il meteo aveva previsto una schiarita per la sera (solo parziale), ma si tralasciava che nelle ore precedenti si sarebbero dovuti montare palchi, allestire gli stand gastronomici e via dicendo. Tant’è, si va avanti comunica l’assessorato al Turismo. Iniziano i molteplici contrattempi. Ore 19 la Chiesa di Sant’Omobono si sarebbe dovuta aprire ai visitatori con visite guidate e una spiegazione sul legame tra la stessa e i cavalieri templari. La gente incuriosita per qualche ora ha atteso li davanti, ma le porte erano chiuse e nessuna comunicazione è arrivata in merito. Eppure era uno dei pochi eventi al chiuso, non si può certo attribuire alla pioggia la causa della sua chiusura. Ore 20 Oratorio del Rosario, qui era prevista la possibilità di visitare il seicentesco oratorio e all’adiacente Conservatorio si sarebbe dovuto svolgere un concerto di musica classica. Risultato Oratorio e Conservatorio completamente chiusi, luci spente e solo nel primissimo pomeriggio c’è stata una raccolta di firme per il salvataggio del complesso. Sempre alle ore 20.00 presso il Caffè Letterario andava in scena la presentazione di un libro su Obama, che ha contato dieci, dico dieci presenze, oratori compresi. Ci spostiamo in Piazza Prefettura, dove c’è in programma il superamento del guinness dei primati per la pitta più grande del mondo. Qui la pitta c’è stata davvero, tuttavia era una semplice unione tra più pezzi di pane attaccati da nastri adesivi ( si avete capito bene, lo scotch), per la serie l’igiene e la sicurezza alimentare non stanno qui di casa. Ore 20 Piazza Garibaldi, esibizioni di politici locali ( come fa la gente ancora ad applaudirli?) e a seguire gruppi rock locali. Qui il palco è montato alla meno peggio, i gruppi non hanno nemmeno la possibilità di fare un check sound, e vengono contattati solo all’ultimo momento della loro confermata esibizione. Risultato: scenario quasi deserto, in contemporanea con il concerto di Daniele Silvestri, quando molte delle band che hanno suonato solitamente registrano un ottimo successo di pubblico. Ore 22.00. Piazza Bellavista doveva essere il centro della musica etnica, popolare, folk. Solo intorno alle 23.00 sono riusciti a salire sul palco tre dei cinque gruppi in programma, per uno spettacolo desolante fatto di pochi intimi e nessuno (fatto non consueto per questo genere di eventi) che ballava. Le uniche eccezioni in termini di presenze di spettatori sono state il concerto di Daniele Silvestri, anche se poco consono all’atmosfera di festa e la musica disco nei pressi dello Z-One. Una nota a parte, invece, meritano i ragazzi della Kuan Shot in piazza La Russa, i quali, piaccia o non piaccia, non solo sono riusciti a riempire di gente l’intera zona, tenendo testa tra l’altro al concertone di Piazza Prefettura, ma hanno fornito le loro performance in maniera del tutto gratuita. Un evento più unico che raro; una perla in fiume di merda, fatto di sedicenti associazioni, improvvisati cantanti, e giochi a quiz triti e ritriti in ogni locale della città. Sarei curioso di conoscere se e a quanto ammontano i fondi percepiti da queste ultime categorie per allestire dei desolanti spettacolini seguiti giusto da qualche parente o amico personale, che nemmeno alle più piccole sagre di paese ( per le quali nutro un grandissimo rispetto e conoscenza dato che ne giro parecchie) si sono mai visti. Sarò accusato di poco amore nei confronti della mia città, addirittura di tradimento. Sarò tacciato da qualche buontempone di turno per il quale tutto è andato bene. Ma fino a quando dovremo continuare imperterriti a farci del male dicendoci e illudendoci che tutto vada bene? Fino a che punto l’amore per la propria città può spingersi fino a negare tutte le sue inefficienze? Un grande uomo che indegnamente cito affermava della sua città :Palermo non mi piaceva, per questo l’amavo.
venerdì 24 settembre 2010
Cattivi pensieri sul volo bloccato di Elton John
“Il concerto di Elton John a Catanzaro è stato rinviato a causa di un improvviso quanto assoluto sciopero dei controllori di volo francesi che impediscono di fatto l’arrivo dell’artista inglese a Lamezia Terme”. Questo è il comunicato ufficiale diramato dai promoter dell’evento con il quale annunciano il rinvio a data da destinarsi del famoso cantante. Leggo e rileggo la nota e qualcosa non mi torna. “Assoluto”? In che senso uno sciopero diventa improvvisamente assoluto? Decido di andare a verificare e mi connetto sul sito dell’aeroporto di Nizza, città nella quale la star inglese si trovava al momento del blocco dei voli e da cui sarebbe dovuto partire. Già mi accorgo della prima sorpresa: quell’improvviso sciopero era iniziato, in realtà, già dal giorno prima, ossia il 22 settembre, potete verificarlo addirittura sulla pagina fan di facebook dell’aeroporto di Nizza, in cui si attestava la cancellazione parziale di alcuni voli, gli arrivi in ritardo di altri e le modalità d’informazioni per i voli successivi. Dunque, possiamo già stabilire che la folta equipe che sicuramente Elton John si porta dietro, sapeva già dello sciopero, dato l’ annuncio risalente il giorno prima, e avrebbe potuto con tutta calma prendere provvedimenti e spostare la partenza da Parigi o da Genova ad esempio, distante da Nizza solo un paio d’ore. Ma tant’è. Proseguo nella mia ricerca e suppongo, tra me e me, che l’artista sarebbe dovuto partire ieri dall’aeroporto di Nizza per arrivare a Roma e poi per Lamezia Terme. Chiamo l’aeroporto di Roma Fiumicino e l’addetto alle informazioni dei voli mi comunica, con mia grande sorpresa, che i due voli previsti da Nizza a Roma, quello delle 12.30, delle 16.10 e delle 20.30 sono entrambi atterrati nella giornata di giovedì. Aggiunge l’operatore di Roma che sul sito Adr.it posso trovare conferma dei voli arrivati nel suddetto giorno. Ore 14.05 arriva il primo volo da Nizza. Coincidenza, proprio in quei minuti giunge nelle redazioni e sui giornali on-line la notizia del rinvio del concerto. Ma nella mia personalissima supposizione, ho anche pensato che l’eccentrico Elton non viaggiasse su voli pubblici, bensì con aerei privati, perciò impossibilitato a decollare. Tuttavia solo i 30 % dei voli prestabiliti sono stati cancellati dall’aeroporto di Nizza e mi chiedo, dato queste percentuali, se sia possibile che proprio l’aereo della star internazionale non sia riuscito a decollare. Ribadisco, in ogni caso, che lo sciopero era stato comunicato il giorno prima e che, anche per il rotto della cuffia, si sarebbero potuti prendere i voli delle 14.05 e quello delle 20.30. Magari avrebbe fatto ritardo nelle coincidenze per Lamezia, ma il pubblico delle grandi occasioni è più che abituato alle attese. Ancora, come un piccolo operatore turistico, ho ipotizzato una serie di rotte alternative dalla Francia, con voli da Parigi per Roma delle 12.15, 16.45, 17.30, 18.45, e addirittura da Marsiglia alle 12.05. Infine, beffa delle beffe, nel comunicato diramato ieri pomeriggio, oltre al rimborso del biglietto, era prevista anche la possibilità di seguire, con lo stesso ticket, il concerto di Elton John al teatro greco di Taormina. Va be che già l’entourage di Elton John aveva seccatamente smentito l’appartenenza del concerto nell’ambito della Notte Piccante, ma chiedere ai catanzaresi e agli ipotetici turisti di spostarsi a fare turismo in altre località proprio nel week end clou del capoluogo, mi sembra un po’ troppo, non è vero?.
martedì 7 settembre 2010
La vendita delle indulgenze al tempo dei Centri Commerciali
Credevo che una chiesa, oltre ad essere luogo di culto, fosse anche un presidio di aggregazione sociale, un centro di ascolto, di aiuto e sostegno per i più bisognosi. Pensavo, pur non credendo in nessun Dio, che la presenza delle chiese nei vari quartieri della città fosse di conforto ai suoi tanti abitanti, rasserenati dalla sola vicinanza con essa, dall’ascolto lontano delle campane, dalla consapevolezza di poterla raggiungere facilmente durante l’arco della propria vita accogliendo via via i diversi sacramenti. Forse un tempo sarà stato così, ma oggi che l’unico Dio concretamente visibile e rimasto in terra è il denaro, ecco che la chiesa si avvicina sempre di più ad esso, per accarezzarlo, sentirne il profumo e magari tastare la sua consistenza. Come definire altrimenti l’ operazione commerciale del Parco “Le Fontane” di Catanzaro, che si appresta ad inaugurare al suo interno la Chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe. Il taglio del nastro è previsto per sabato (non domenica) 11 settembre, alla presenza del Vescovo Antonio Ciliberti, in cui verranno ricordate anche le vittime dell’attentato alle torri gemelle e le vittime della tragedia del camping “Le Giare”. Tutto fa brodo, ogni speculazione è lecita pur di attrarre i fedeli e, dopo la messa, condurli dritti dritti negli accoglienti negozi delle Fontane. Un tempo, alla fine della celebrazione, il parroco pronunciava “Andate in pace”; ora tutt’al più dirà “andate al bar, al supermercato, al Mc Donald”. Forse sono troppo malizioso. Forse davvero il “noto” proprietario del centro commerciale ha costruito la chiesa per spirito religioso, per avvicinare i fedeli a Dio, come ha affermato in una dichiarazione. Forse durante una notte insonne, magari quella in cui decise di non comprare una nota società di calcio cittadina, promettendo però in caso di fallimento di ripartire con vigore dai dilettanti (cuor di leone); ebbene, in quella notte, forse, ebbe una sorta di folgorazione mistica come fu per l’Innominato. Si, sicuramente sarà andata così, anche gli imprenditori hanno un’anima, e se proprio questa chiesa dovesse essere un ulteriore fonte di attrazione di clienti, potremo sempre dire come il devotissimo Manzoni che “non lo si è fatto apposta”. E non sarà colpa nemmeno dell’Arcivescovo Ciliberti che si è prestato a questo giochetto pur di avere una chiesa nuova di zecca, dati i notevoli precedenti della Chiesa in tema di rapporti commerciali. Un tempo si chiamava vendita delle indulgenze, ossia il pagamento di un prezzo per l’espiazione dei peccati; oggi come possiamo definire questi nuovi rapporti, il 3 x 2 delle anime? In questo caso, si, mi verrebbe voglia di imprecare il cielo, ma ho troppo rispetto per tutte le religioni del mondo, da lasciarmi andare a queste bassezze, offendendo chi crede veramente in un Dio, a causa di alcuni suoi piccoli e sporchi discepoli.
venerdì 3 settembre 2010
Figli di un Parco minore
Immaginate quattro fratelli. Uno di questi, l’ultimo arrivato per l’esattezza, ha le guance paffute, il sorriso smagliante e lunghi riccioli biondi; porta sempre abiti nuovi e profumati, scarpe lucide e di tanto in tanto qualche prezioso monile per abbellire la sua già brillante immagine. E’ il cocco di casa, le attenzioni dei genitori sono tutte per lui, e amici e parenti di famiglia gli portano spesso nuovi doni. Gli altri tre fratelli maggiori, invece, sono cresciuti a pane ed acqua, gli stenti hanno provocato cicatrici indelebili sui loro corpi scheletrici e nei loro occhi incavati. Privi di ogni indumento, con indosso solo qualche straccio vecchio, chiedono caritatevolmente l’affetto dei loro genitori, troppo impegnati nel coccolare il loro ultimogenito per prestare loro attenzione. Ora, immaginate per un attimo che questi quattro fratelli non siano persone, bensì parchi e giardini pubblici, più precisamente che questi siano il Parco della Biodivesità Mediterranea, il Parco Periurbano “Li Comuni” , Villa Pangea e la piccola Villa “G. Pepe”, tutti a Catanzaro. Quale tra queste, secondo voi, potrebbe essere il figlio prediletto nella storia di prima? La risposta è più che mai scontata. Eppure i fondi a disposizione di mamma Provincia e papà Comune di Catanzaro sono stati sempre quelli, di anno in anno, centesimo più centesimo meno. Ad ogni modo, mentre il Parco della Biodiversità è diventato in breve tempo uno dei fiori all’occhiello della città, (e ne siamo contenti), gli altri parchi piangono solo miseria e distruzione. Quella messo peggio è sicuramente Villa Pangea, in cui il puzzo di piscio si sente da metri e metri di distanza, e quando preso dal coraggio, provi a entrarci, ti accorgi che era meglio odorare quel profumino piuttosto che osservare quello squallore. Ricordo, qualche anno fa, le battaglie dei movimenti per difendere l’amata villa dalle grinfie dell’amministrazione comunale che voleva farne un’area commerciale o un parcheggio. Battaglia giusta, sacrosanta! Ma ora che il Parco invoca aiuto per il suo abbandono nessuno è pronto ad ascoltarlo. Nel luglio 2009 l’assessore all’Urbanistica di Catanzaro, Domenico Iaconantonio annunciava con entusiasmo i lavori di bonifica del suddetto parco che prevedevano addirittura un piccolo teatro e la famosa “Piazza della Pace”. Ad oggi, nessun cantiere è presente e le condizioni di Villa Pangea potete vederle dalle immagini. Per gli odori dovreste scomodarvi per andare a visitarla. Ancora più rabbia provoca la vista del Parco “Li Comuni”. Un meraviglioso polmone naturale della città abbandonato a se stesso, utilizzato come meta del sesso notturno, i cui resti, tra preservativi, fazzoletti usati e lubrificanti, sono posti ben in vista dagli accalorati avventori. Si sfiora davvero il paradosso leggendo il cartello indicante il Sentiero “Vita”…a rischio aggiungerei, dato il percorso pieno di rifiuti e il terreno scosceso e quasi spaccato in due. Infine abbiamo la piccola “Villa Pepe”, completamente desolata, con qualche vecchio e fatiscente gioco per bambini ancora in funzione, altri sono stati divelti ed abbandonati tra i cespugli, i cestini dell’immondizia sempre pieni, riempiti non si sa da chi o forse mai svuotati, e resti di alberi e piante nascosti nell’erba alta. I figli, si sa, so’ piezz’e core, ma in questo caso il detto vale solo per uno; per gli altri è meglio parlare di figli come piezz’e m.
martedì 31 agosto 2010
L’amico del Trota cazzeggia sulle acque di Squillace a spese dei Calabresi
Sembra una maledizione. Ogni volta che la Calabria decide di sponsorizzare i suoi posti incantati accade un qualcosa che produce il più classico degli effetti boomerang. A fare da apripista a queste magre figure è stato l’allora governatore Agazio Loiero, che in un’accorata lettera pubblicata sui quotidiani, chiedeva scusa ai calabresi e ai turisti per le non proprio limpide acque dei mari regionali. Da allora le acque son rimaste sempre sporche, ma in compenso abbiamo potuto godere del meraviglioso spot del Ringhio Nazionale Gattuso in cui annunciava all’Italia che i “Calabresi ci mettono il cuore”. Peccato, però, che qualche tempo dopo, proprio dal luogo in cui il nostro Gattuso si batteva orgogliosamente il petto, giungono notizie di circa quaranta(il numero è approssimativo) intossicazioni alimentari a danno dei malcapitati turisti che avevano pensato di rifocillarsi in un locale di zona. Be’ in questo caso lo spot parlava chiaro: “Noi ci mettiamo il cuore” non lo stomaco! E come dimenticare quella geniale trovata di Oliviero Toscani che, sempre per sponsorizzare la Regione Calabria, parlava a proposito dei calabresi di ultimi della classe, incivili, inaffidabili, malavitosi. Una trovata provocatoria o un lapsus freudiano da parte del fotografo milanese? E arriviamo ora all’argomento del giorno, al terzo spot, perché di spot si parla per quella che viene spacciata come trasmissione televisiva, La giostra sul 2, da parte del suo conduttore Valerio Merola, andata in onda sulla seconda rete Rai dalle spiagge di Squillace. Si, si avete capito bene proprio da quel Valerio Merola, detto Merolone, per via delle dimensioni del suo apparato genitale, annunciate dal suo avvocato in un’arringa difensiva per dimostrare l’impossibilità da parte del suo assistito di aver avuto rapporti sessuali con le starlette, che a loro volta lo accusavano di averle abusate in cambio di qualche apparizione televisiva. E saranno state forse le suddette dimensioni a far sbocciare l’amicizia tra il Merolone e la Trota, con quest’ultimo evidentemente così affascinato da vederne una figura paterna..Non un padre, precisa il Merolone,ma un fratello maggiore di quel Renzo Bossi, figlio di Umberto, leader della Lega. Guarda caso proprio la Lega è l’attuale “gestore” di Rai Due che è passata, già da un po’ a dire il vero, dal rosso garofano al verde padano. E su quale rete ritorna il bel Merolone, dopo quasi dieci anni di anonimato? Ma il bello deve ancora venire. E già perché in Rai tengono a precisare che la trasmissione è a costo zero per le esangui casse dell’azienda di Viale Mazzini. E chi paga allora questo “contenitore di cazzeggio estivo”? La Regione Calabria, chi altri. Trecentocinquantamila euro stanziati dal governatore Scopelliti per pagare, oltre al Merolone, le performance di star della televisione del calibro della Gegia, di Veridiana (?), del Polpo Miranda, Rosanna Cancellieri. Chissà quanti turisti, sicuramente incollati al televisore alle 11.30 di Agosto, rinunciando anche ad andare al mare, avranno ammirato stupefatti le coste calabresi e, decidendo in fretta e furia, avranno prenotato la loro vacanza nei posti visti in tv. Magari quegli stessi turisti che, avendo scelto le spiagge di Soverato, qualche chilometro più in là rispetto alla location del “cazzeggio”, si sono ritrovati nel bel mezzo di una faida di ‘ndrangheta ,osservando non i tentacoli del polpo Miranda, ma le radici della Malapianta uccidere un uomo con quattro colpi di arma da fuoco. Tra poco il baraccone della Giostra sul 2 smonterà le tende, il Merolone potrà ritornare dal Trota soddisfatto raccontandogli di essersi divertito a spese dei terroni calabresi. Poi entrambi, tornato l’inverno, potranno ricominciare a parlare d’insegnanti padani, di tradizioni celtiche e del Dio Po e perché no, continuando ad affermare che la mafia a Milano non esiste. Intanto l’estate se n’è andata, le ferie, almeno quelle del Merolone, sono salve! E quelle dei calabresi chi le paga?
domenica 1 agosto 2010
Non e' un paese per vecchi...e nemmeno per disabili
10 centimetri scarsi. Tanto misurano in altezza i marciapiedi del corso "Umberto I" di Soverato. Un piccolo balzo, un leggero allungo della gamba ed ecco che anche un bambino e’ pronto per vivere la sua tranquilla passeggiata lungo la via commerciale della “Perla dello Jonio”. Purtroppo, pero’, nella vita tutto e’ relativo, e quegli stessi dieci centimetri che cosi agevolmente vengono superati dalla maggior parte dei passanti, diventano per altri una vera e propria barriera insormontabile. Gli “altri”, in questo caso, sono tutti coloro i quali non hanno la fortuna di poter camminare con le proprie gambe, costretti su di una sedia a rotelle, o forzati dall’uso delle stampelle. Queste persone, grazie ai futuristici marciapiedi, dipendono ancora di piu’ dagli umori dei loro accompagnatori, i quali con tutta la buona volonta’ si trovano costretti a sobbarcarsi il peso del loro amato “trasportato” ogni dieci-quindici metri di strada, rendendo praticamente un inferno quella che, in realta’, avrebbe dovuto essere una tranquilla giornata di shopping. Eppure esistono delle norme in merito che vincolano i comuni all’abbattimento progressivo delle cosiddette barriere architettoniche. E forse qualche stralcio di queste norme e’ persino giunto fino ai palazzi comunali, dato che il lungomare percorso ogni notte dalla ” movida” soveratese e’ provvisto, giustamente, degli scivoli che tanto agevole rendono il passaggio a chi ha difficolta’ nella deambulazione. Quegli stessi scivoli che, a volte, troviamo addirittura presenti sul corso all’ingresso dei suoi marciapiedi, ma non all’uscita. Solo ad alcuni, sia chiaro. Potrebbe essere una nuova strategia di marketing che per invogliare i turisti allo shopping li blocca materialmente davanti alle vetrine dei negozi, in attesa di qualcuno che alla sera li riaccompagni a casa. In realta’ questa mancanza di sensibilita’ e’ l’ennesima presa in giro per i tanti portatori di handicap, per gli anziani e per tutti quelli che hanno la disgrazia di non poter camminare da soli, irrisi non solo da automobilisti ignobili che invadono i loro posti auto riservati, ma anche da un Comune che forse e’ troppo impegnato a discutere di parcheggi a pagamenti o meno. Cronaca di un anacronismo, cosi recitava una scena di un film del prestigioso “Magna Graecia Festival” di Soverato , e forse di quella Magna Graecia che fu abbiamo ereditato l’aspetto piu’ spregevole: il disprezzo per i disabili. Ma qui non c’e’ nessuno che batte il ciak finale, a convincerci che, in fondo, quello che abbiamo visto e’ il solito film ambientato nel passato. Purtroppo per noi e’ la dura realta’.
martedì 27 luglio 2010
Inutilità di inutilità
L’ennesima cattedrale nel deserto. Si potrebbe definire così il gigantesco edificio costruito sul piccolo pendio del quartiere Sant’Antonio di Catanzaro. Purtroppo, però, quel deserto sopra menzionato tanto isolato non è, visto che la struttura si trova nei pressi di uno degli snodi principali d accesso e di uscita per e dalla città, e chiunque si trovi a passare da lì non può non accorgersi di quelle tonnellate di cemento accatastato, corredato di finestre e cortile. Ero quasi un ragazzino, circa 15 anni fa, quando iniziarono i lavori per l’edificazione dello stabile. Sarà un centro commerciale? Una nuova scuola? O cos’altro? Queste erano le domande che ci ponevamo con una certa curiosità nell’osservare l’opera che a man a mano prendeva sempre più forma. Ma ecco spuntare la risposta (non) ufficiale alle nostre attese: sarà un opificio. Intanto il tempo passa, la struttura vede il suo completamento, ma non la sua messa in funzione. Nel frattempo, tre giunte comunali si alternano sugli scranni di Palazzo De Nobili, e corre voce di una richiesta, poi approvata, di cambio di destinazione d’uso dell’edificio. Questa volta si parlava di un centro direzionale da fornire in locazione ad un importante ente pubblico, che tuttavia nicchiava l’offerta, anche a causa del solito tourbillon di manager pubblici che in rapida successione approvavano o ponevano diniego all’utilizzo della struttura. Ora, l’immobile (nel senso più stretto del termine) appartiene ancora al suo vecchio proprietario, mostrando già i suoi segni di cedimento dovuti non certo all’usura, bensì all’ineffabile trascorrere del tempo. La ruggine si è impossessata dei suoi balconi e dei suoi scorrimano, ogni tanto si scorge qualche crepa sui muri, e le vetrate rigorosamente a specchio riflettono tutta la sua vacuità. Solo qualche metro più in là, probabilmente a far da contraltare alla struttura, ecco scorgere una larga distesa, anch’essa preda dell’inutilità, a sfregiare ancora una volta l’immagine della città. Era , o meglio, è ancora l’area dell’ex mattonificio che, nonostante da quasi trent’anni non sia più in funzione, ha deciso di mantenere la sua vocazione, conservando il suo nobile prodotto finito ( i mattoni) all’aria aperta. Un disgustoso cumulo di macerie, di vecchi edifici crollati, di lamiere arrugginite alla mercé di un quartiere che assiste attonito davanti a cotale scempio. Una cosa in comune, oltre all’evidente inutilità, le due strutture, così diverse tra loro, ce l’hanno. Sono entrambe di appartenenza dei legittimi proprietari, aspiranti imprenditori o capitalisti dai larghi possedimenti che, lungi dall’intraprendere nuovi progetti e rischiosi investimenti, preferiscono attendere (anche in eterno) l’aiuto da parte dell’ente pubblico di turno. Un piccolo stralcio di quel manifesto non scritto dell’imprenditoria locale, avallato da una classe politica che più che dirigere sembra subire i dettami del capitalismo(si fa per dire) calabrese, sempre in attesa di quella gallina dalle uova d’oro rappresentata dallo Stato e dai suoi enti territoriali. Tuttavia, la gallina ha smesso da tempo di covare, e l’unico uovo rimasto è quello sodo del famoso film di Paolo Virzì, che una volta ingurgitato non va né in su né in giù, in attesa ,magari, di un colpo al petto da parte della società che lo faccia digerire.
venerdì 23 luglio 2010
Le associazioni …”ad attingere”…ovvero fondi, fondi, tanti fondi, beati siano i fondi ( pubblici)
Premessa: il fenomeno dell’associazionismo non è solo un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, ma, quando disinteressato, spontaneo e volto all’interesse collettivo, costituisce uno dei collanti della nostra società. Tuttavia, come sempre accade in questi casi, non è tutto oro quel che luccica. Infatti, accanto a sodalizi che fanno della solidarietà e della crescita sociale la loro bandiera, si affiancano altri organismi della medesima forma sociale che hanno come unico e non dichiarato intento quello di ricevere finanziamenti pubblici. Unione Europea, Stato centrale, governo regionale fino agli enti provinciali e comunali, tutto fa brodo per le modernissime associazioni ad “attingere” che non disdegnano nemmeno fondi provenienti da qualche altro ente pubblico-privato come la camera di commercio, confindustria,le organizzazioni sindacali e cosi via…finanziando. Un fenomeno, dunque, in continua crescita ed espansione, che non conosce crisi per trasformarsi in vero e proprio surrogato ad un impiego che invece continua sempre più spesso a mancare. Ovvio che con queste premesse, le associazioni “ad attingere” vedono la loro vocazione territoriale proprio al Sud, conseguentemente in Calabria, in particolare nelle città a vocazione burocratica. E qual è la città che vive maggiormente di pratiche, scartoffie, uffici pubblici e compagnia bella se non il Capoluogo di regione? Ricordo, durante l’ennesima conferenza stampa che annunciava il mirabolante evento dell’Associazione X, avvertii un “piccolo” Assessore della città dei tre colli sulla situazione disastrosa che si era venuta a creare, con l’esistenza di una miriade di sodalizi che non avevano nemmeno la sede sociale, se non quella della propria residenza, fingendo di esistere solo per rubare qualche spicciolo all’ente di turno. La risposta dell’Assessore fu raggelante:<< Non deve meravigliarsi… in una terra di disoccupazione come la nostra è del tutto normale che ciò avvenga. Sa quanti vengono nel mio assessorato per chiedermi cosa fare, o meglio in quale forma associativa sidovrebbero costituire per beccare qualche finanziamento?>>. Lupus in fabula. Restai sgomento e non ebbi nemmeno la forza di controbattere tanto erano distanti le nostre vedute. E allora eccomi qui, a rivolgermi ai miei fedeli tre lettori che, presi da uno spirito di magnanimità, sopporteranno anche questo mio post e magari continueranno a leggerlo fino in fondo, sino alla mia speciale classifica. Al primo posto delle associazioni “ad attingere” troviamo quelle che fanno capo ai politici, in carica o trombati. La differenza non è di poco conto, poiché i primi trovano così il modo di soddisfare gli appetiti di quei elettori che avevano premurosamente lavorato per lui in campagna elettorale; mentre i secondi sono come un salvagente per restare a galla, per non affondare negli abissi dell'oblio e sperare in qualche nomina futura, magari in una municipalizzata o addirittura dopo, qualche crisi o rimpasto di giunte comunali, rientrare direttamente nella “stanza dei bottoni”. Mi sovviene subito un esempio attualissimo, ma per non offendere la vostra intelligenza è meglio non farvi il nome. Al secondo posto troviamo le associazioni culturali e umanitarie. Qui il discorso si articola un po’, giacché quelle culturali sono generalmente ombre di partiti (sì, ancora loro) che, data la loro vergogna a presentarsi alla luce del sole per quelli che sono, si spacciano per intellettualoidi di basso borgo. Le umanitarie, invece, sono spesso espressione di soddisfazione del proprio ego, nel più totale disinteresse della persona aiutata. Ho visto distribuire uova pasquali a bambini malati all’ospedale cittadino, guardando direttamente l’obiettivo della tele-fotocamera che l’inquadrava, piuttosto che preoccuparsi della reazione o del sorriso del pargolo. Non meno importante è il fatto che l’associazione umanitaria intenerisce i cuori e dunque può essere una buona carta da giocare per una futura candidatura.Qui l'esempio è meno attuale, ma non meno reale. Al terzo e ultimo posto troviamo le associazioni sportive, ludiche e musicali. Queste agiscono nel medesimo “modus operandi”, ossia stilando programmi di avveniristici eventi, tornei, o brillanti squadre di giocatori(mai)pagati in nero, gonfiando le fatture con la complicità dei vari esercizi commerciali, service e altri servizi ricevuti, e intascando la differenza tra i fondi stanziati e le spese effettivamente sostenute. Il tutto in una città in cui vige la ferrea regola del "chi fa da se fa per tre", dove gli imprenditori locali, pur di non entrare in società con altri loro simili o fondare delle cooperative, preferirebbero fallire o dismettere la propria impresa. Ma quelli son tutti soldi privati, quando invece c’è il denaro pubblico allora meglio unire le forze e gridare al mondo: viva le associazioni!. E, tu, disoccupato che non sei altro, cosa aspetti? Quale associazione fa al caso tuo?
venerdì 16 luglio 2010
Quei lavori mai avviati al Parco Genziana
Era un’uggiosa giornata di Settembre dello scorso anno, quando il sindaco di Catanzaro in persona, Rosario Olivo, consegnava simbolicamente i lavori per la copertura del campo di bocce del Parco Genziana, nel popoloso quartiere di Mater Domini. Tante furono, allora, le dichiarazioni di viva soddisfazione da parte degli altri partecipanti al bagnato cerimoniale, dall’assessore ai lavori pubblici Antonio Tassoni, ai consiglieri Bernarndo Cirillo e Sergio Bruni, tutti uniti dalla condivisione di un progetto che sarebbe stato solo il primo passo verso la riqualificazione del noto Parco. Purtroppo, però, ad oggi di quest’opera non si vede manco l’ombra, quella stessa che avrebbe dovuto riparare gli anziani o gli sportivi intenti a lanciare le loro bocce o magari coprirli dalla pioggia durante le giornate invernali, grazie a quel famoso reticolato previsto dal progetto in cantiere. I lavori per la struttura, stando alle parole della responsabile Carolina Ritrovato, sarebbero dovuti durare circa sessanta giorni, grazie anche ad uno stanziamento di fondi comunali di sessantamila euro con i quali la ditta appaltatrice D.S.E avrebbe agevolmente portato a compimento l’opera. A distanza di circa un anno, le “bocce” sono più che mai ferme, e di tutto il progetto è rimasto solo un transennamento dell’area con una limitazione del passaggio ai soli addetti ai lavori. Peccato che di lavori e lavoratori non se ne vedano, e il campo da bocce è ancora nello stato in cui si trovava un anno prima. A questo punto la domanda sorge spontanea. I fondi comunali sono stati effettivamente stanziati? E se si, quali intoppi burocratici o quali responsabilità della ditta appaltatrice hanno impedito la realizzazione dell’opera? Forse il momento, visti le recenti vicissitudini in seno alla giunta comunale, non è dei più opportuni per discuterne e forse la Catanzaro pallonara è troppo impegnata nel seguire le alterne vicende della loro amata squadra di calcio per occuparsi di un “banale” campo di bocce. Ma credo che una risposta vada data, in particolare, a quei tanti anziani del quartiere di Mater Domini, anch’essi presenti nonostante l’intemperie alla consegna dei lavori, che si sfregavano le mani nell’immaginarsi il loro campo di bocce al coperto, grazie al quale avrebbero potuto occupare diversamente le loro lunghe e, a volte, solitarie giornate invernali.
sabato 8 maggio 2010
Immunità parlamentare? No, grazie...preferisco il "Recall"
-->
Immunità parlamentare…nuntereggae più. Così parlava dell’antipatico privilegio dei parlamentari un famoso brano dell’indimenticabile cantautore Rino Gaetano, nel lontano 1978. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, e quell’antica autorizzazione a procedere nei confronti di deputati e senatori che impediva di diritto lo svolgersi dei procedimenti a loro carico sembrava vedere la sua fine nel ’93. In realtà, negli anni successivi il Parlamento ha creato un escamotage che, di fatto, permette ai giudici di iniziare il processo, ma in sostanza priva loro la possibilità di continuarlo e portarlo a sentenza. Quelle che vengono definite autorizzazioni ad acta prevedono infatti l’autorizzazione da parte della camera di appartenenza per procedere nei confronti di un membro del parlamento per sottoporlo a qualsivoglia misura restirittiva o di indagine. Un esempio ci sarà di aiuto: vuoi intercettare un deputato perché vi sono gravi indizi di reato a suo carico? Devi chiedere l’autorizzazione alla Camera. Così, se quest’ultima dovesse concederla ( ma non lo fa quasi mai) il parlamentare indagato saprà con data certa da quando inizieranno e quando avranno fine le intercettazioni sulle sue conversazioni. Altrettanto è previsto per effettuare una perquisizione personale e domiciliare nei confronti del parlamentare indagato. Il modo di operare è sempre quello: richiesta di autorizzazione al Parlamento e in caso di approvazione, dopo qualche mese di preavviso, si potrà procedere alle perquisizioni del parlamentare ,il quale, nel frattempo avrà provveduto con tutta calma a nascondere o portare altrove eventuali prove di reato a suo carico. Si capisce bene come le speranze di poter continuare un processo nei confronti di un parlamentare siano ridotte al lumicino, ma nonostante ciò la magistratura è riuscita nel corso di questi anni ha beccare col sorcio in bocca alcuni di questi “onorevoli”. E’ proprio per questo che oggi si discute di un ritorno alla vecchia immunità e alla paralizzazione delle intercettazioni. La motivazione è presto detta: Pm politicizzati, che con il loro partigiano intervento minano la democrazia, attaccando gli eletti e sovvertendo la volontà popolare che si è espressa in merito. Ora, anche se questa dichiarazione è del tutto opinabile, voglio farla comunque mia, in particolare quella che richiama alla sovranità popolare. E proprio perché fortemente convinto di questo concetto, volevo lanciare una proposta in merito: il recall. Questo sconosciuto istituto giuridico prevede la possibilità di sottoporre il parlamentare ad una sorta di quesito referendario a seguito del quale, in caso di risposta affermativa, il mandato dapprima concesso dagli elettori viene revocato dagli stessi. Una sorta di diritto al ripensamento o di recesso che viene concesso quando acquistiamo un televisore, un dvd o altro. Le accuse che si potrebbero rivolgere ad un tale strumento sarebbero quelle di un banale populismo, fine a se stesso. Peccato, però, che il Recall sia da decenni in vigore in Stati presi come esempio di democrazia: quell’America che tutti citano quando c’è da liberalizzare i mercati, per poi dimenticarsene quando c’è da seguirla nell’affermazione delle libertà.. Nello Stato della California, ad esempio, l’attuale governatore Arnold Schwarzenegger è stato eletto proprio grazie al “recall” che rimuoveva dall’incarico il precedente presidente Gray Davis. In Italia, l’introduzione del recall fugherebbe tutti quei dubbi sulla politicizzazione della magistratura o sulla rappresentatività dell’onorevole: sarebbe il popolo, infatti, a decidere sulle sorti di chi aveva precedentemente eletto, non esprimendosi sulla sua innocenza o colpevolezza, per la quale solo i giudici possono esprimersi in merito, bensì sulla necessità di continuare a rappresentarli. Provate a pensare a tutte quelle “leggine” introdotte trasversalmente da tutti i gruppi parlamentari (ad esempio l’aumento delle indennità ), che mai figuravano nei loro programmi di governo. Siamo sicuri che l’occasionale promotore di queste leggi sia disponibile ad assumersi questa responsabilità davanti alla possibilità di essere revocato dal suo mandato parlamentare? Infine quando si parla di reintroduzione del nucleare, di legittimo impedimento, di processo breve o altre argomenti simili, siamo proprio sicuri che il popolo le voglia veramente? Il recall potrebbe dare concretamente una sua risposta definitiva.
mercoledì 27 gennaio 2010
Phonemedia e le navi delle illusioni
Quando giunse a Catanzaro, l'imprenditore duro e puro venuto dal ricco e produttivo nord per l'apertura di un grande call center, alla stragrande maggioranza dei cittadini del capoluogo non parve vero. Un imprenditore che viene ad investire in Calabria e creare così nuovi posti di lavoro non è una notizia di poco conto, soprattutto in una terra che muore di fame come la nostra. Così da quel momento in poi partirono dai nostri rappresentanti politici, dalle istituzioni locali e dalla classe imprenditoriale della città,(gli stessi più o meno che ora gridano allo scandalo) una serie infinita di acclamazioni ,con tanto di tappeto rosso, per "l'incredibile coraggio" dell'imprenditore sconosciuto, che avrebbe portato ricchezza, occupazione, oltre ad una nuova mentalità produttiva etc etc. In breve tempo iniziarono, quindi, le campagne di "reclutamento" delle centinaia di disoccupati catanzaresi, assunti senza un minimo di selezione ( c'ero anche io tra i tanti e mi è bastato compilare un semplice modulo per avere il mio bel contratto co. co.pro), nè di formazione, con la logica del "più dipendenti= più finanziamenti", rigorosamente pubblici. A questo punto non mancava proprio nulla per iniziare la nuova avventura, così la grande nave del call center potè spiegare le sue vele verso il mare magnum delle commesse(delle imprese) e dei dati sensibili(delle famiglie) da arpionare. Intanto i propri marinai venivano indottrinati alla logica del profitto a tutti i costi, pena la mancata riassunzione, e per darsi un certo tono si adottarono termini come "in e outbound", "supervisor","wholesaler", "openspace", tutte edulcorazioni per mascherare quello che il nostro legislatore qualifica semplicemente come "venditori a distanza". Purtroppo il lungo viaggio si arresta ben presto in mare aperto, facendo cadere nel totale sconforto i malcapitati marinai, i quali non possono raggiungere la propria isola felice ( il miraggio del posto fisso e di un futuro stabile), nè possono ormai tornare indietro verso un approdo sicuro, costretti alla navigazione a vista per buscarsi quel pò di rancio rimasto. I venti dei finanziamenti pubblici non soffiano più, e di tanto in tanto i naviganti ricevono pure la visita di qualche astuto pirata vestito in giacca e cravatta, rapido nell'impossessarsi dei pochi ori rimasti nelle tasche dei poveri marinai( vedi depositi bancari), ma spietato nel mandarli a picco quando questi gli tendono la mano per un sostegno( provate a chiedere un mutuo ad una banca con un contratto di call center). Il capitano di vascello con la sua bella scialuppa di salvataggio ha abbandonato la propria flotta, lasciandola in pasto agli squali creditori, che azzannano i naufraghi senza nessuna pietà, sbranando loro ogni brandello di carne rimasta. Purtroppo la nave del call center è , però,solo una delle migliaia di imbarcazioni che galleggiano nel mare della precarietà, più o meno visibili, che sfruttano senza un'adeguata remunerazione le più disparate categorie:dalle commesse dei negozi ( a proposito perchè non diamo una controllatina ai negozianti che tanto si lamentano per la chiusura di Corso Mazzini) pagate per lo più in nero, con 400 euro mensili per 8 ore di lavoro giornaliero, compresi i festivi; ai praticantanti di qualsivoglia professione(aspiranti avvocati, ingegneri,architetti), sbattuti da un ufficio all'altro, senza la possibilità di apprendere concretamente il proprio lavoro futuro, con l'aggravante di non dover ricorrere nemmeno al nero, perchè qui la gratuità della prestazione è totalmente legale; ai collaboratori di redazioni giornalistiche( scusate lo stridente conflitto d'interessi) spediti in ogni angolo della città per scrivere di assurde conferenze, senza la speranza di percepire il becco di un quattrino; ai tanti dipendenti dei vari uffici privati costretti ad accontentarsi delle briciole pur di mandare avanti la baracca. Nessuna scialuppa di salvataggio è stata lanciata da parte di chi aveva il dovere di farlo(vedi governo, regione, e altre istituzioni locali), nei confronti di questi marinai di sventura, che in preda al panico e alla morsa della fame potrebbero, un giorno o l'altro, decidere di adottare l'unica soluzione a loro plausibile: l' ammutinamento.
Iscriviti a:
Post (Atom)