giovedì 1 dicembre 2011

Te gonfio come na fattura!!

C’è una notizia importante emersa proprio nei giorni del terribile nubifragio catanzarese e che per questo è stata (stavolta giustamente) derubricata in secondo piano. Mentre la città adagiata sui tre colli, così come quasi tutto il suo comprensorio, veniva messa in ginocchio da una pioggia torrenziale, un pezzo importante della politica locale era travolta, non dal fango, ma dalla giustizia. Proprio in quei giorni, infatti, il Tribunale Penale di Catanzaro ha condannato ad un anno e due mesi di reclusione (Do you know reclusione?) il vice presidente del Consiglio Provinciale, Emilio Verrengia; ad  un anno e dieci mesi Tommaso Brutto, attuale consigliere provinciale e comunale; ad un anno e sei mesi Peppino Ruberto, attuale presidente del Consiglio Provinciale di Catanzaro; ad un anno tondo tondo Vincenzo Bruno, in qualità di capogruppo provinciale ex Ds. La sentenza di condanna (che commina anche pene pecuniarie da 100 a 600 euro) giunge al termine di un processo denominato “rimborsi d’oro”, per via delle accuse formulate dal Pm, nella sua richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti degli imputati che avrebbero gonfiato o emesso fatture relative a spese inesistenti. Il tutto, ovviamente, nell’esercizio delle funzioni di amministratori della cosa pubblica (in qualità di ex assessori ai trasporti del Comune e della Provincia di Catanzaro rispettivamente per Verrengia e Brutto) o in funzione della carica di consigliere provinciale Udc( Ruberto). In attesa delle motivazioni della sentenza di primo grado, possiamo tuttavia trarre qualche spunto di riflessione soprattutto sulla mancata costituzione di parte civile del Comune e della Provincia di Catanzaro, nonostante fossero parti lese, visto che le fatture gonfiate venivano indirizzate proprio ai due Enti per ottenere i rimborsi. Cosa significhi non costituirsi parte civile in un processo penale ve lo spiego con un esempio pratico. Ammettiamo che intratteniate dei rapporti commerciali con alcuni soggetti che, approfittando della vostra distrazione, vi presentano un conto di mille quando in realtà avreste dovuto pagare cinquecento. Spinti dalla vostra buona fede saldate il vostro conto salato, completamente ignari di essere vittima di un raggiro. Ma dell’accaduto se ne accorge la magistratura (magari su denuncia della finanza) che, una volta rilevata l’ipotesi del reato, immediatamente chiede il processo per gli imputati e ovviamente la pena da comminare. Nel frattempo, il pubblico ministero avviserà voi, vittima del raggiro, di quanto sta avvenendo, lasciandovi la facoltà di costituirvi parte civile per il recupero del maltolto e eventualmente anche per chiedere il risarcimento dei danni subiti. Cosa fareste, voi, sapendo che la costituzione di parte civile è l’unico modo per riavere i vostri soldi? La risposta appare quanto mai scontata nel nostro esempio, ma sappiate che non è quella adottata né dalla Provincia né dal Comune di Catanzaro nel processo in questione. La domanda allora che vi potreste porre è: chi decide per gli enti pubblici se costituirsi o meno in un processo? Ma le stesse giunte, ovviamente, che nel 2008 ( anno d’inizio dell’inchiesta) erano a maggioranza di centro destra per quanto riguarda la Provincia e di centro sinistra per quanto attiene il Comune di Catanzaro. Un diverso colore politico che non ha impedito ad entrambe di prendere la stessa decisione, cioè quella di non costituirsi come parte civile nel processo dai rimborsi d’oro, perdendo la possibilità di riottenere le cifre elargite (con denaro pubblico, cioè nostro)  in precedenza. A distanza di una settimana dalla sentenza, gli schieramenti di destra, di centro e di sinistra sembrano unirsi ancora una volta nel non commentare una condanna del genere, seppur ancora in primo grado (i condannati, infatti, hanno già comunicato di ricorrere in appello). Un silenzio, a dire il vero, che accomuna anche gran parte della cittadinanza catanzarese, sempre pronta a indignarsi quando si tratta dei casi giudiziari di Berlusconi, Bersani e della casta tutta, ma non altrettanto quando le stesse vicende riguardano i propri rappresentanti che incontrano ogni giorno sulla loro strada.

mercoledì 9 novembre 2011

PD or not PD...questo è il problema?

Mi perdonerà Shakespeare, ma l’amletico dubbio sull’essere o non essere mi sembra il più adeguato per definire lo stato del Partito Democratico catanzarese. Se esista davvero questo fantomatico schieramento di centrosinistra nella nostra provincia non sta a me stabilirlo, ma in quanto al suo ipotetico rinnovamento avrei qualcosa da dire. Prima, però, occorre fare una premessa personale per spiegare meglio le vicende che mi appresto a raccontare. Nel lontano 2001, subito dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche, decisi (per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa) di militare nel partito dei Ds, convinto di poter dare il mio piccolo contributo (seppur di parte) alla mia città, al mio Paese. Una mera illusione giovanile! Ovviamente, l’esperienza (traumatica) durò poco, ma questa, come dice Carlo Lucarelli, è un’altra storia. Ciò che m’interessa, invece, è ricordare che all’epoca dei fatti, dieci anni fa, trovai a discutere della sconfitta elettorale alcuni dirigenti del partito, come Marco Minniti, Pino Soriero, Giovanni Puccio e tanti altri. Gli stessi che trovo oggi, nel 2011, a gravitare intorno alla festa del Pd catanzarese di ottobre, nel mentre parlano alla platea di rinnovamento e di nuove classi dirigenti!!! Di dirigenza, questo è sicuro, ne sanno qualcosa soprattutto i primi due, avendo ricoperto cariche direttive non solo a livello locale, ma anche nazionale. Per non parlare poi delle loro cariche ministeriali: Marco Minniti (attualmente deputato) è stato addirittura sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi D’Alema I e bis, sottosegretario alla Difesa e vice Ministro dell’Interno nel governo Prodi del 2006; Pino Soriero, invece, ha ricoperto “solamente” il ruolo di Sottosegretario ai trasporti (per due anni) nel governo Prodi, con delega specifica sul Porto di Gioia Tauro. Di quest’ultimo, ricorderete, oltre che le tre legislature da parlamentare, anche una candidatura al Senato nelle liste dell’Idv, con in tasca la tessera dei Ds, rischiando l’espulsione (mai avvenuta?) dal partito! Dulcis in fundo, il nostro Soriero si candidò alle comunali sempre nelle file dell’Italia dei Valori, in una coalizione a sostegno di Franco Cimino, avversario di Rosario Olivo. E proprio per questa sua avversità fu nominato Assessore all’Urbanistica dallo stesso sindaco Olivo nell’ultimo anno di amministrazione comunale. Peccato che i lunghi e nobili curricula dei dirigenti di sinistra non corrispondano altrettanto alle opere compiute per il bene della Calabria!! E veniamo ora al terzo dirigente, il meno noto Giovanni Puccio, ex dirigente provinciale Ds ai tempi in cui alle provinciali furoreggiava il centro-destra di Michele Traversa. Il nostro barbuto dirigente, però, vinse la competizione elettorale per la poltrona di Sindaco di Botricello, carica che dovette abbandonare (dimettendosi) per un’indagine denominata “Puma”, conclusa con la condanna a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Questo solo in primo grado. In appello, invece, Giovanni Puccio veniva completamente assolto, e sarà stato per questo suo nobile passato da martire giudiziario che il Pd lo ha nuovamente scelto come  attuale commissario cittadino di una città “tranquilla” come Lamezia Terme. Ma i nomi dei partecipanti a quelle famose riunioni dirigenziali del 2001 non finisce mica qui: potrei parlarvi di Domenico (detto Mimmo) Rijllo, all’epoca tesoriere Ds, ex sindaco di Borgia, Comune del catanzarese sciolto per infiltrazioni mafiose proprio durante il suo mandato. O dell’attuale commissario del Pd di Borgia, Mario Paraboschi che di Puccio e Rijllo era (e forse ancora è) il più fedele dei compagni.  O di Beppe Marcucci, ex assessore al Bilancio della passata giunta Olivo, assunto dalla Regione Calabria ai tempi del famoso concorsone fantasma del governatore Chiaravalloti, in cui furono arruolati tutti i portaborse dei politici. Ma più che di colpe dei menzionati, preferisco parlare di responsabilità: possibile, infatti, che le responsabilità di tante disfatte elettorali non siano servite per suggerire al Pd di avvalersi di altri uomini per il suo cosiddetto rinnovamento? Tornando ai giorni nostri, ricorderete che durante la Festa Democratica di Catanzaro venne organizzata anche una lotteria con tanto di biglietti per partecipare all’estrazione di avveniristici premi come l’I-Pad. Il 31 ottobre era la data fissata per l’estrazione dei biglietti vincenti, ma nessun comunicato stampa ne ha dichiarato l’esito! L’arcano è presto svelato: i premi non sono mai stati acquistati non essendoci nessun vincitore, poiché l’estrazione dei numeri avviene non con le matrici dei biglietti venduti, bensì sorteggiando numeri a caso (anche sugli invenduti) e riducendo al lumicino ogni possibilità di vincita. Il vecchio metodo lo conosco molto bene, perché mi fu svelato proprio durante la mia militanza nei Ds, dopo la chiusura della vendita dei biglietti. E fu uno dei motivi (seppure il più futile, ve n’erano altri ben più gravi) per cui abbandonai ogni idea di partito. Ora, capisco che queste lotterie siano fatte con l’unico intento di rimpinguare le casse del partito, ma non era forse più giusto comunicare prima le modalità di estrazione dei biglietti? E non era, forse, giusto diramare un comunicato ad estrazione avvenuta per dichiarare che non c’era stato alcun vincitore? Io, che non ho comprato il biglietto sto tranquillo, ma chi lo dice ai tanti che lo hanno fatto, pur non avendo nessuna intenzione di finanziare il Pd? E chi lo dice ora a Tallini, anch’egli compratore dei biglietti, che il famoso I-Pd (forse era questo il premio che si intendeva, non quello più noto dell’Apple) non è stato assegnato? Dettagli, direte voi! Ma se è vero che il diavolo sta nei dettagli, consiglio alle nuove generazioni che si affacciano alla politica (attraverso qualunque partito), di curare meglio questi dettagli e soprattutto di pensarli in maniera diversa da com’è stato fatto finora, non prestando il loro nome a questi  sotterfugi da strapazzo.

lunedì 31 ottobre 2011

La letterina al Sindaco

Caro Signor Sindaco Michele, sono un bambino di trentadue anni e, vista la tua gentilezza nel rispondere ai miei compagnelli di scuola piuttosto che a quegli antipatici di giornalisti, ne approfitto per scriverti anch’ io la mia letterina. A proposito: posso ancora chiamarti sindaco? Te lo chiedo perché ci sono dei cattivoni in giro che dicono che Tu non potresti esserlo, o almeno non mentre ti diverti con tutti quei pulsantini colorati alla Camera dei Deputati. Sai, io ti capisco perché capita anche a me. Vorrei fare i compiti mentre guardo la televisione o mentre gioco alla play, ma poi arriva la mamma, mi da due ceffoni e mi dice che le cose vanno fatte una per volta: "c’è il tempo per giocare e il tempo per studiare" mi urla. Anche il mio maestro tenta disperatamente di insegnarmi il rispetto per le regole, per le istituzioni, per la giustizia concludendo sempre le sue lezioni  di educazione civica con una frase “Dura lex, sed Lex”. Ma io non so il latino, e sinceramente non so cosa significhi tutto ciò. Ad ogni modo, non è questo che volevo dirti. Ti scrivo, infatti, per ringraziarti per le tante cose che hai fatto per tutti noi. Grazie per il trenino del mare che ora fai scorrazzare per le strade della città, è davvero un’idea straordinaria per noi bambini. Così, quando finiremo le scuole e saremo  finalmente disoccupati potremo divertirci  tutti insieme a bordo del trenino per le vie della città. Nel frattempo , sono i nostri genitori a doverti ringraziare, sai erano molto tristi per il fatto di dover stare a casa ( li sento confabulare tra loro di licenziamento, di cassa integrazione, ma non so cosa significano queste parole complicate), ma ora grazie al trenino sono ritornati ad essere felici, almeno cosi mi pare! Grazie anche per aver ripulito da tutte quelle schifezze la nostra cara pineta di Giovino, divertendoti a colorare prima di rosso e poi di nero le strade che la circondano. Certo, quando mi capita di cadere, giocando per strada, mi sbuccio le ginocchia per via dell’asfalto molto duro, ma tu hai promesso che quello è un materiale che rispetta l’ambiente ed io credo alla tua parola. Grazie anche per aver sistemato lo stadio di Catanzaro, noi bambini andiamo matti per il calcio. Dicono che hai speso tanti soldini per aggiustare i distinti, che è anche il settore dove mi portava il mio papà negli anni scorsi per vedere le partite dei giallorossi. Allora non è vero che i soldini al Comune non ci sono, dato che mi hanno detto che hai speso una cifra vicina ad un milione di euro ( con quanti zeri si scrive?). Su questo, un mio amichetto  mi prende sempre in giro dicendomi  che il suo capitano Del Piero gioca in uno stadio tutto nuovo, e che la sua scuadraehm, scusami, squadra del cuore ha speso venti milioni di euro.  Se devo dirti la verità, guardando le figurine dei due stadi un po’ di invidia mi viene, ma sono sicuro che Tu saprai sistemare tutto, sempre che rimani sindaco. Perché resti sindaco vero? Ho paura, infatti, che se vai via Tu, anche il Centro Storico della città tornerà ad essere grigio, e non colorato con le simpatiche puf-strisce com’ è ora! Anche qui, sempre i soliti cattivoni dicono che non potevi metterle, ma che colpa abbiamo noi se ci piace un mondo pieno di colori? Non sai che divertimento, poi, camminare sul Corso in compagnia di mamma e papà. Ogni giorno un’avventura diversa: Dobbiamo schivare le auto procedendo a zig zag, proprio come nei videogiochi, oppure inseguire i simpatici topolini di Ratatouille, che divertimento! E che allegria portano i clacson e i motori delle macchine, sembra di essere agli autoscontri delle giostre.  Per non parlare poi dell’aria che respiriamo, proprio ad altezza passeggino, così anche il mio fratellino più piccolo può divertirsi con i colori della sua copertina passando dal bianco al nero in un battibaleno! Ora devo salutarti, vado ad aiutare la mamma a fare la raccolta differenziata della nostra spazzatura, così come mi hanno insegnato a scuola. Si, lo so a cosa stai pensando, le ho detto anche io che è tutto inutile, che tanto poi il camioncino non passa e la spazzatura si accumula per strada creando quelle allegre montagnelle.  Che ci vuoi fare, la mamma è cocciuta, dice che lo fa per il nostro bene, per il nostro futuro. Ma che distratta che è la mia mamma, si dimentica sempre che ci sei Tu a pensare al nostro futuro, non è vero? Saluti da Andrea

lunedì 3 ottobre 2011

E se quelle strisce blu fossero illegittime?


Rivoluzione della mobilità cittadina, tolleranza zero verso i trasgressori delle nuove direttive, nuovi parcheggi a pagamento. Sono solo alcune delle tante parole che hanno accompagnato la riapertura al traffico di Corso Mazzini in ossequio al nuovo progetto di mobilità urbana varata dalla nuova giunta Traversa. Se sia giusto o sbagliato aprire nuovamente il traffico nel centro storico di Catanzaro non me ne po’ fregà de meno ( come direbbero i romani), poiché rientra in valutazioni discrezionali che non porterebbero a nulla se non ad eterni dibattiti, inutili raccolte firme e fiumi di parole. Il discorso, invece, cambia totalmente se si discute della legittimità giuridica della delibera adottata dal Comune, e qui sorge quanto meno qualche dubbio. Per farvi capire da dove derivano questi dubbi, occorre fare un passo indietro e raccontarvi di una vicenda giudiziaria, tentando di semplificare al massimo gli aspetti normativi per non annoiarvi. Nel piccolo comune di Quartu San’Elena, un avvocato evidentemente stufo di ricevere continuamente multe, proponeva ricorso davanti al Giudice di Pace chiedendo che gli fossero annullati tutti i verbali di accertamento e di contestazione. Gli antipatici verbali erano stati elevati per “parcheggio in zona a pagamento senza l’esposizione del tagliando attestante il pagamento delle somme dovute per la sosta”. Il nostro avvocato, insomma, dimenticava o non voleva pagare il detestabile balzello nei famosi parcheggi dalle strisce blu. Il Giudice di Pace investito dell’annosa questione non solo annullava tutte le multe ricevute dall’avvocato, ma riteneva nulle le delibere comunali della Giunta Comunale di Quartu Sant’Elena. La vicenda arriva dritta dritta davanti alla Suprema Corte di Cassazione che con la famosa sentenza n.116 del 2007 ha stabilito che e’ nullo il verbale di accertamento e contestazione per sosta vietata in un’area di parcheggio a pagamento se nella zona non è presente anche un’area di parcheggio libera. L’art. 7, comma 8 del codice della strada, infatti, stabilisce che “qualora il comune assuma l’esercizio diretto del parcheggio con custodia o lo dia in concessione ovvero disponga l’installazione dei dispositivi di controllo di durata della sosta di cui al comma 1, lettera f) , su parte della stessa area o su altra parte nelle immediate vicinanze, deve riservare una adeguata area destinata a parcheggio rispettivamente senza custodia. La Suprema Corte, dunque, confermava la decisione del giudice di pace, ritenendo sostanzialmente giusto l’annullamento delle delibere (oltre che delle multe) per vizi di legittimità delle stesse. Ispirato dal principio della Corte di Cassazione, anche il Tar Lazio, in una vicenda analoga, provvedeva a ad annullare le delibere del Comune di Roma che istituivano parcheggi a pagamento senza la previsione di aree di sosta gratuite, dando ragione al Codacons che nell’occasione aveva promosso il ricorso. E veniamo finalmente, è proprio il caso di dirlo, alla nostra rivoluzione catanzarese che istituendo 200 (così dicono) parcheggi a pagamento, si dimentica di prevedere l’adeguata area di sosta gratuita. A nulla vale la previsione della sosta gratuita per i primi quindici minuti, in quanto, sempre lo stesso art. 7 del CdS prevede che la stessa deve essere senza custodia o senza dispositivi di controllo di durata della sosta. Tuttavia, c’è da dire che la norma sulle aree gratuite di sosta incontra diverse eccezioni in caso di area pedonale, zone a traffico limitato, o aree di particolare rilevanza urbanistica(con quest’ultima che dev’essere individuata e delimitata da apposita delibera comunale), in cui è possibile istituire esclusivamente parcheggi a pagamento Ma la nostra delibera nulla dice in merito, limitandosi a definire “isola pedonale” Corso Mazzini solo dalle 18.00 alle 20.30, e nemmeno si può parlare di zona a traffico limitato, in quanto fuori dagli orari predetti, il Corso è accessibile agli autoveicoli. Ma non è finita qui. Ricorderete tutti un servizio delle Iene, andato in onda qualche tempo fa su Italia 1, nel quale si contestava la legittimità dei parcheggi blu sempre in base all’art 7 del CdS, comma 6 che recita testualmente “ Le aree destinate al parcheggio devono essere ubicate fuori della carreggiata e comunque in modo che i veicoli parcheggiati non ostacolino lo scorrimento del traffico”. La nostra delibera, invece, parla di “istituzione di parcheggi (in cui non è istituita isola pedonale) SUL margine destro della carreggiata, o SUL margine sinistro della carreggiata. Capite bene che mentre il codice parla di parcheggi fuori dalla carreggiata la nostra delibera istituisce parcheggi sulla carreggiata, seppure al margine. Una differenza di terminologia che suona come un invito a nozze per vari ricorsi in tribunale, e che lascia spazio a diverse interpretazioni da stabilire caso per caso. Il consiglio, per il momento è di pagare le multe, anzi, possibilmente di pagare il tagliando di parcheggio, in attesa che qualche coraggioso avvocato, come nel piccolo comune sardo, o magari un’attenta opposizione sottoponga la questione davanti ad un giudice, proprio come fecero i commercianti di Corso Mazzini proponendo un ricorso al Tar contro la chiusura al traffico. All’epoca alcuni esponenti della maggioranza, oltre ad evidenziare la vittoria davanti al tribunale amministrativo, dissero che i lavori di ristrutturazione del Corso furono finanziati da fondi europei proprio grazie al progetto di pedonalizzazione. Che se ne siano già dimenticati? E cosa dovremmo fare ora che il Corso è stato riaperto al traffico, restituire i fondi all’Europa?

venerdì 1 luglio 2011

La pineta di Giovino e l’eleganza del Riccio (comunale)

“Detto fatto”. E’ la parola più in voga sulle testate giornalistiche cittadine da quando Michele Traversa ha ottenuto la carica di sindaco, vincendo alle ultime amministrative comunali. Il refrain è andato in scena ancora una volta per descrivere gli interventi sulla pineta di Giovino presa d’assalto da ruspe, personale addetto di pulizie e polizie, per sgomberare l’area da rifiuti e famiglie rom abusive. “Bene, bravo, bis” proclamano in un fiume di comunicati stampa i vari politici e associazionisti di turno. Ma tra il detto e il fatto c’è di mezzo un Gatto (Quotidiano) che proprio non accetta questo clima di esaltazione collettiva, pur essendo moderatamente soddisfatto per la pulizia di Giovino, argomento già trattato molto tempo fa da questo blog. Per smascherare qualche furberia di troppo decido di avvalermi proprio di quei comunicati stampa che tanto simpatici stanno a chi li dirama, dimenticando che questi possono trasformarsi in clamorosi boomerang, se solo la stampa avesse un minimo di memoria storica e di spirito critico dopo averli pubblicati. Partiamo da domenica 29 giugno 2008, giorno in cui “ L'amministrazione comunale ha deciso di dichiarare "guerra" ad uno dei problemi che oramai da diversi anni crea maggior preoccupazioni soprattutto agli operatori commerciali di Giovino: la polvere». A dichiararlo era l’allora presidente della commissione comunale all'Igiene, Eugenio Riccio, specificando che l’indomani mattina l’area sarebbe stata sottoposta alla stesura di un prodotto chiamato envirokleen, che avrebbe risolto il problema della polvere. Anno nuovo, stesso protagonista: è sempre Eugenio Riccio, seguito da Carlo Nisticò a diramare il seguente comunicato, datato 28.03.2009, riguardante la sistemazione della sede stradale compresa tra la Pineta e la spiaggia “L’iniziativa di questa mattina ci soddisfa perché abbiamo preso contezza della ripresa dei lavori e delle “rassicurazioni, da parte degli imprenditori e tecnici comunali, che gli stessi saranno completati in tempi brevi e comunque contenuti”. Sappiamo tutti come andò a finire. Il 2010 è un anno piuttosto produttivo sempre per lo stesso Eugenio Riccio che il 29 maggio dichiara “'Proseguono, oramai da qualche giorno, i lavori di sistemazione del piano carrabile della strada che, a Giovino, nel quartiere marinaro della Città Capoluogo, conduce cittadini e turisti direttamente sulla spiaggia'. 'Sempre in questi giorni – continuava Riccio nella stessa nota- saranno ultimati tutti gli interventi programmati lungo il litorale di Giovino relativamente alla pulizia delle aiuole e del verde pubblico. Questa mattina, inoltre, è stata completamente ripulita e bonificata la Pineta, tanto che nei prossimi giorni vi saranno posizionati diverse decine di cestini. Stessa cosa dicasi della spiaggia che, nei prossimi giorni, sarà interessata da ulteriori operazioni di pulizia nonché dal posizionamento dei cestini.” Due mesi dopo, precisamente il 17 luglio, giungeva nelle redazioni una nota da parte dell’Aimeri che dichiarava: “Prosegue imperterrita l’opera di pulizia del quartiere Marinaro di Catanzaro”. “Nei giorni scorsi la ditta Aimeri, su sollecitazione del presidente della Commissione Igiene e Ambiente, Eugenio Riccio, ha provveduto sia alla pulizia dell’arenile di tutto il quartiere, dal Corace fino a Giovino, che del lungomare”. “Non posso – affermava Riccio - che esprimere nei confronti dell’Aimeri il mio personale ringraziamento per il lavoro, anche straordinario, che la stessa sta riservando all’intera fascia costiera della città di Catanzaro”. E arriviamo finalmente ai giorni nostri, al 2011, anno delle elezioni comunali in cui il tono dei comunicati di Riccio (che intanto si candidava legittimante tra le file di Traversa) è decisamente diverso: “Registriamo che l'Aimeri è del tutto disimpegnata relativamente alla pulizia delle spiagge tanto che le stesse risultano essere delle vere e proprie pattumiere off limits per turisti e residenti. Notevoli i danni per gli operatori turistici che, soprattutto lungo le spiagge di Giovino, si vedono costretti a scendere personalmente in campo per ripulire e bonificare gli arenili. Siamo certi che la nuova amministrazione darà sin da subito segnali di discontinuità amministrativa cominciando a dare il benservito a coloro i quali hanno dimostrato incapacità anche nel programmare la pulizia delle spiagge per la stagione estiva”. Ora, se una responsabilità è da imputare all’Aimeri per i disservizi, stessa cosa si può ragionevolmente sostenere per chi aveva incarichi istituzionali proprio nel settore dell’igiene e nell’Ambiente, non è vero consigliere Riccio? Dulcis in fundo, questa stramaledetta strada tra la spiaggia e la pineta di Giovino è stata bitumata proprio qualche giorno fa, sempre su richiesta di Traversa, che non è andato tanto per il sottile nella soluzione del problema. Una bella strisciata nera (per il momento, non sappiamo se sarà ricoperta a sua volta da altro materiale) e la strada è presto fatta. Tuttavia, sempre l’antipatico Gatto Quotidiano ricorda l’ennesimo comunicato stampa questa volta a firma dell’ingegnere comunale Cardamone di qualche tempo fà: “ L’area (di Giovino) è soggetta al vincolo della Sovraintendenza e, per questo, la strada non può essere ricoperta dal normale bitume. Occorrerà utilizzare del materiale ecocompatibile. Ed è quanto previsto da un progetto complessivo, già redatto dall’Ufficio tecnico e in corso di finanziamento grazie ai fondi Pisu, erogati dalla Regione Calabria.”. A questo punto ci chiediamo: che fine ha fatto questo vincolo della Sovraintendenza? Di quale materiale ecocompatibile è composto il bitume che sta ricoprendo la strada di Giovino? L’attuale intervento è finanziato proprio grazie a questi fondi già stanziati dalla Regione, quindi ottenuti dalla precedente giunta Olivo, o sono di carattere straordinario? In attesa (vana) di una risposta, la sensazione da tutta la vicenda è che i panni siano stati tenuti a mollo per tanto tempo, per poi ripulirli con l’avvento del nuovo sindaco. Purtroppo a galleggiare in quell’acqua sporca, come le pozzanghere di Giovino, c’eravamo anche noi!!

http://www.infooggi.it/articolo/eugenio-riccio-pulizia-del-quartiere-marinaro-di-catanzaro/3426/

http://www.infooggi.it/articolo/eugenio-riccio-catanzaro-con-l-arrivo-del-sole-e-del-bel-tempo-l-aimeri-va-in-letargo/12971/

http://www.catanzaroinforma.it/pgn/news.asp?news=21337

http://www.comunecatanzaro.it/?q=node/5168

lunedì 18 aprile 2011

Consuma Calabrese

di Frank Basetta
Come sapete, non siamo né politici né quantomeno imprenditori. Al massimo noi de Il Gatto Quotidiano siamo imprenditori di noi stessi, portavoce di idee più o meno comuni che lanciando una pietra ogni tanto in un lago, cerca di riempirlo. E’ più facile colmare un’area in cui si pongono sempre le pietre piuttosto che gettarle a casaccio, così preferiamo trattare, forse anche con monotonia, argomenti più o meno simili.
Questa volta si cerca di aprire un piccolo paragrafo sul paradosso di aiutare i soliti ricconi locali con le nostre spese quotidiane e al contempo lamentarsi del perché manca lavoro, soluzione? Ma si, compriamo il Caffè Lavazza, i torroni Sperlari, il latte Parmalat…così il signor R…S….N non si arricchisce alle mie spalle. Si, ma ragionando così permetti ad un individuo lombardo di arricchirsi alle tue spalle, non aggiungendo il fatto che hai licenziato un lavoratore calabrese per farne assumere uno bergamasco. Non ho nulla contro loro, ma ho qualche rimorso sul profondo gap che ci divide e che comprando prodotti che non vengono dalla nostra regione, o dalle regioni limitrofe tenderà ad aumentare sempre più. Disoccupati lo siamo tutti, in Calabria come in Veneto ma il paradosso del calabrese è che, anche per sua incuria, è più disposto a migrare al Nord per fare lo stesso lavoro che avrebbe potuto fare in Calabria, il tutto in un’ottica, passatemi il termine, provinciale. Tempo fa leggevo qualche commento su una testata online locale, “UsCatanzaro.net” riguardo al fatto che Daniele Rossi, esponente di spicco ed erede del più celebre Guglielmo Papaleo, non era interessato all’acquisto del Catanzaro Calcio. Risultato? “Boicottiamo il Caffè Guglielmo”. Dico, sono ragionamenti da fare? Un’altra volta, in cui si smentiva che Noto era interessato all’acquisto di questo benedetto/maledetto Catanzaro, i risultati erano del tipo “Ah..da oggi vado a fare spesa alla Despar!”. Si può precludere lo sviluppo di un territorio per uno sport che, visto sotto questi occhi, meriterebbe lui stesso di morire? Ai miei occhi, poco mi importa se Rossi, Noto, Colosimo, Gatto… sono sempre i soliti ricchi della situazione e che per questo bisogna boicottarli perché altrimenti si arricchiscono di più. Prima di un fattore economico c’è un fattore sociale: il fatto di dare lavoro a decine e decine di famiglie catanzaresi e in alcuni casi di esportare i propri prodotti al di fuori della nostra regione tramite idee di marketing innovative (vedi Rossi). Proprio su questo punto mi voglio fermare,pochi giorni fa è stato presentato il Magna Grecia Bus Express che, tramite accordi con tour operator di altri capoluoghi regionali permetterà di rendere gratuito il viaggio in autobus di linea per tutti coloro che vorranno trascorrere le proprie vacanze all’interno di alcune strutture ricettive della Provincia di Catanzaro. A me, sinceramente, poco importa se questi turisti stanno al Villaggio Guglielmo, o alle Terme di Caronte o a Soverato, a me importa che è venuta ad un catanzarese l’idea di investire per migliorare il turismo all’interno della propria Provincia. Tutto ciò è ottimo anche per altro, ovvero se all’interno dei ristoranti di queste strutture si usano alimenti esclusivamente di origine calabrese, se verranno impiegati camerieri calabresi che a loro volta spenderanno i propri ricavi all’interno della propria realtà locale (pub, attrazioni ecc ecc) si muove un circolo “vizioso” che fa muovere l’economia sempre più. Questi turisti dopo cena possono scegliere di farsi una passeggiata sui lungomare, andare in discoteca, a mangiare un gelato e tutto questo muove anche le economie del territorio limitrofo alla struttura ricettiva stessa. Non abbiamo nulla a che invidiare con le altre regioni, anzi se solo le altre regioni avessero le nostre origini, i nostri mari, le nostre montagne incontaminate, i nostri sapori e la nostra accoglienza a quest’ora sarebbero ancora più ricche…

mercoledì 30 marzo 2011

Ospedale qui, ospedale la [Atto II]

di Frank Basetta
Non siamo degli indovini, né stregoni da bruciare al rogo. Ma quando mesi orsono avevo lanciato l’appuntamento a Marzo 2011 evidentemente qualcosa era intuibile. Ma cosa? Ripercorro brevemente il tema di questo mio intervento: locazione del nuovo ospedale Regionale, o per meglio utilizzare dei termini più “alla moda”, del nuovo hub di Catanzaro. In quel periodo vi era un confronto tra Comune e Regione sul dove posizionare l’area del nuovo ospedale e le idee erano delle più stravaganti e megalomani. Udite udite, si pensava addirittura di poterlo locare nel quartiere di Santa Maria! Ma signori miei, ma se gli interessi fossero stati in quel quartiere, non credete che già il Palazzo della Regione e il Campus universitario sarebbero beatamente felici nelle vallate della Motorizzazione? Evidentemente gli interessi erano maggiori per il quartiere di Germaneto, altrimenti non si sarebbe potuto spostare come a Farmville o Sim City un Palazzo della Regione. Ma ora voglio parlare di un ospedale, anche perché sulla sede della Regione non ci sarebbe molto da dire: Non spostano un sasso da mesi!
Nella vicenda del nuovo ospedale sono intervenuti esponenti locali ma anche, come giusto che sia, qualche esponente dei comuni dell’hinterland catanzarese. Leggevo proprio stamattina un comunicato, di non so quando, del sindaco di Petronà, il quale saggiamente faceva notare che l’ospedale poteva essere il pretesto per riallacciare i rapporti con i comuni che gravitano nell’area del Capoluogo. Quindi, io credo, in un’ ottica metropolitana sarebbe stato molto gradito se ci fosse stata una seduta del Consiglio comunale aperta a tutti i sindaci della provincia di Catanzaro in modo che ognuno potesse suggerire la propria idea. Cose dell’altro mondo? Non direi. Mesi orsono vi diedi appuntamento in questo mese poiché era intuibile che a due mesi dalle elezioni la certezza della costruzione di un ospedale data da un esponente del PDL avrebbe dato maggiori sicurezze ai votanti che si fa la scelta giusta, questa e altre opere saranno realizzate, il grande canale Regione-Provincia-Comune tutto all’insegna del PDL da e darà risultati! Certo, che poi Traversa è il neovigilante dei lavori della Cittadella Regionale (non gli bastava già il lavoro di neovigilante del Parco della Biodiversità?) e che probabilmente si sarà portato un paio di operai del cantiere di Germaneto su a Pontepiccolo per spostare due vasi…è un altro ragionamento! Satira a parte, il problema di Germaneto, come più volte detto nei miei interventi, è una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro. Costruendo in un’area dove non vi è Piano Strutturale Comunale (già Piano regolatore) vuol dire non sapere ben calcolare il congestionamento che tale area potrebbe produrre. Ragioniamoci, ora di punta: Universitari che terminano le lezioni, prendono la macchina e vanno via; Universitari che si recano per trovare parcheggio per le lezioni pomeridiane, prendono la macchina e arrivano; Parenti dei pazienti del Policlinico che vanno a trovare i propri parenti; Professori che terminano le lezioni e vanno via; Personale del Policlinico; Personale della Regione; Persone che si recano alla Regione per certificati; Medici che si recano a lavoro nell’ospedale; Parenti e pazienti dell’ospedale; Operai delle aziende che terminano il loro turno di lavoro… Il tutto in un’area concentratissima significherebbe ricreare lo stesso identico clima di congestionamento che già è presente nell’area del nuovo Ospedale. E non contiamo le abitazioni che sorgeranno, quindi immaginatevi si una strada a doppia corsia e a doppia carreggiata, ma che ad un certo punto collassa. Rielaborando il tutto, se si è deciso di occupare quell’area va evitato ogni tipo di isolamento con quell’area. Vanno creati collegamenti trasversali che conducano da via Lucrezia della Valle a Germaneto evitando strade piene di tornanti e creando gallerie per velocizzare, da Santa Maria a Germaneto (collegamento previsto dalla 106); e la dove tramite collegamenti stradali si impiega troppo tempo rendiamo effettivo il collegamento con la futura metropolitana. A proposito, è si prevista una fermata al Policlinico, ma all’ospedale? Su un articolo di oggi della Gazzetta del Sud Online leggevo che sarà nell’area del Policlinico ma che avrà una struttura distaccata, ma quanto distaccata? E’ il caso di prevedere un allungamento del tracciato(possibilmente a spese della Provincia in modo che non si perde altro tempo con il rilascio e il ricalcolo dei fondi)? E’ il caso di cominciare a pensare che in quell’area posteggi già al giorno d’oggi non ci sono e con un ospedale si andrebbero praticamente ad annullare? E’ il caso di pensare che esiste una Facoltà di Farmacia che andrebbe annessa e che tutto ciò comporta nuove macchine? E’ il caso di pensare che quest’area sta diventando una giungla? Con questo argomento ritorneremo con l’atto III ai primi di Maggio 2011, il vostro Frank Basetta nel frattempo vi augura di pensare, pensare e pensare…

domenica 20 marzo 2011

Non aprite quella valle!

Era il giugno del 2009 quando, improvvisamente, Catanzaro scopriva la sua “secolare” passione equina, assistendo al Primo Concorso Ippico organizzato dalla Provincia di Catanzaro, in collaborazione con la Fise e il Coni, e il patrocinio di tutti gli enti locali. Per l’occasione era inaugurata la Valle dei Mulini che veniva trionfalmente presentata dal suo ideatore, Michele Traversa, come “un’immensa area nel verde costituita da tre campi tutti in sabbia silicea(..) una tribuna che potrà accogliere 850 spettatori e un'area ristoro di 1000 metri quadri'. E ancora un fienile coperto di 200 metri quadri, una letamaia in cemento armato, scuderie, box, un fabbricato destinato a servizi, uffici e pronto soccorso, una terrazza per la stampa e il personale della Federazione sport equestri, un parcheggio di servizio per 100 posti auto e un altro pubblico di circa 1000 metri quadri”. A distanza di due anni, ormai, nessuno sente più parlare di questa imponente area, dai costi di mantenimento presumibilmente altrettanto imponenti, e quel “primo concorso” che lasciava presagire un seguito, non ha avuto ancora modo di ripetersi. Tuttavia l’idea della corsa ad ostacoli non è stata ancora abbandonata, infatti, già alla strada di accesso per la valle dei mulini (lato parcheggio Sidis) troviamo una solida transenna in cemento con tanto di cartello che annuncia l’interruzione della strada per caduta massi. Non essendo dei provetti fantini, decidiamo di fare il giro dell’area dove la situazione è di gran lunga peggiore. Il primo ostacolo da superare è una mini discarica all’aria aperta, dove sanitari, rifiuti di ogni genere e qualche pietra ammassata sono abbandonati lì come segnale di avvertimento per chiunque voglia raggiungere l’area. Non demordiamo e procediamo (con cautela) in quella che si svela sempre più una discesa negli inferi. Frane e smottamenti accompagnano il nostro percorso. La carreggiata (se così possiamo chiamarla) è notevolmente ristretta e compromessa da un cumulo di massi contenuti alla meno peggio da qualche retina metallica e delimitati da altre transenne in cemento. Più che un percorso ad ostacoli per cavalli, sembra piuttosto una strada da percorrere a dorso di un asino, nella speranza che qualche masso non vi cada tra capo e collo. Chissà se tutte quelle personalità della politica, ( tra cui il ministro Maurizio Gasparri) presenti all’epoca dell’inaugurazione, sarebbero disposte a percorrere ora la strada di accesso per la Valle dei Mulini. Chissà se questi novelli Don Chisciotte sono pronti a scendere dalle loro auto blu e percorrere queste vie anche quando le luci della ribalta sono spente. Che abbiano, forse, il timore che quei mulini si trasformino in terribili giganti, come nel romanzo di Cervantes? Una cosa è certa: noi a fare la parte del Sancho Panza di turno, non ci stiamo.

lunedì 14 marzo 2011

A volte ritornano (anche se non sono mai andati via!)

Se vi dicessi di un uomo politico che ha superato la soglia dei settanta, con pochi capelli, bassoccio e un po’ rotondetto che sfugge dal suo processo, avanzando continui e ripetuti legittimi impedimenti, in attesa della prescrizione, chi vi verrebbe in mente? Posso immaginare chi stiate pensando, ma vi dico subito che non è l’”Unto dal Signore”. Il nostro identikit risponde al nome di Agazio Loiero, attuale consigliere regionale della Calabria, sconfitto alle ultime elezioni con un deludente 32% di consensi. Restando in tema di quiz enigmistici, forse non tutti sanno che il nostro ex- governatore è stato imputato nel 1994 per abuso d’ufficio e peculato, dopo un’indagine durata circa due anni, condotta dalla Procura di Roma che accusava Loiero di aver utilizzato segretarie assunte dal Sisde per mettere in piedi un ufficio molto particolare. Cosa facessero le tre addette al servizio di Loiero, lo spiegano loro stesse davanti ai carabinieri di Roma; la prima, Anna Maria Santaniello affermò: “Sbrigavo le lettere con cui chiedevamo a nome di Loiero la posizione di persone in vari concorsi (…) Ogni raccomandazione fatta veniva messa in una cartellina con il nome del soggetto interessato e riposta in una cartellina metallica”*. L’altra segretaria, Anna Maria Ferrante, conferma: “Battevo a macchina le bozze fornitemi da Primerano Giuseppe, per conto dell’on. Agazio Loiero, delle lettere di raccomandazioni per trasferimenti di personale militare e civile, impiegati in pubblici uffici e in servizio di leva. (…) Siccome ci trovavamo in periodo elettorale, l’on. Loiero aumentò il nostro lavoro facendoci scrivere moltissime raccomandazioni a ministri e sottosegretari.(…) Come oggetto delle nostre lettere di raccomandazione vi era anche quello di assunzioni in concorsi pubblici, o di invalidi civili presso altri enti”**. Il processo in questione si arrestò nel duemila e i reati caddero in prescrizione anche a causa dei legittimi impedimenti invocati dall’allora Ministro Loiero. Roba vecchia, si dirà, tanti sono ormai gli anni passati dall’indagine, tanti quasi come i partiti cambiati dal sagace Agazio Loiero: Prima Dc, poi Ppi, e ancora Ccd ( quando il partito era nell’area della Casa delle libertà), passando per l’UdR, ribattezzato Udeur, Margherita, PDM, PD, e infine “Autonomia e diritti”. Più che un percorso politico, uno scioglilingua di sigle e continui “ripensamenti”. Il resto è storia recente: eletto nel 2005 con il 59% dei voti, esordì da governatore della Calabria con una lettera di scuse ai turisti e ai calabresi per i mari vergognosamente inquinati della regione(ora invece brillano puri e cristallini!!). Durante il suo mandato, si ricorda un famoso rapporto occupazionale della Calabria del 2009, pubblicato da azienda Calabria Lavoro, in cui si evidenzia il crollo dei nuovi occupati in un solo anno del 34% rispetto al precedente; una situazione d’emergenza che lo stesso direttore generale aveva definito la Caporetto occupazionale della Calabria. E poi ancora una serie di proposte di legge astruse, culminate nell’istituzionalizzazione delle primarie con tanto di accollo dei costi per le casse regionali, di rimborsi elettorali e una strana modalità di scelta del candidato che impediva la segretezza del voto (quest’ultimo punto è stato abrogato). Dulcis in fundo, troviamo quasi a fine legislatura la nomina di Gaetano Ottavio Bruni (attuale consigliere regionale) come capo gabinetto di Loiero, dimenticando, forse, che lo stesso Bruni si era dimesso un anno prima da responsabile dell’unita organizzativa della presidenza della giunta calabrese, in quanto la figlia Francesca, durante un’operazione di polizia definita “Uova del drago”, era stata trovata in un covo insieme ad un noto ‘ndranghetista da tempo latitante. All’atto della sua sconfitta elettorale contro l’avversario Scopelliti, in una sua ormai famosa intervista, un confuso Loiero si diceva incredulo del risultato finale. E già, anche noi siamo rimasti increduli nel sapere che ancora il 32% dei calabresi sia stato disposto a rivotarlo.
* Tratto dal libro "La Repubblica delle banane" di Peter Gomez e Marco Travaglio, Editori Riuniti (pag 369)
** La Repubblica delle banane" di Peter Gomez e Marco Travaglio, Editori Riuniti (pag 370)

mercoledì 9 marzo 2011

Chi…


di Frank Basetta
…Chi con anticipo sfoggiando cartelloni anonimi sparsi qua e la per la città Capoluogo, chi meno in anticipo ma in modo meno appariscente sui social network, chi comincia ad alzare il telefono e a stringere mani a distanza di cinque anni dall’ultimo segno di vita. Chi offre caffè, chi invece comincia a tirare le somme passeggiando sul corso e sul lungomare e vede che nulla è cambiato, a parte i propri capelli un po’ più bianchi e dentro se una fiamma che da flebile è in procinto a spegnersi. C’è chi stringe mani a destra e a sinistra all’uscita della messa domenicale, così come c’è il politico in prima fila ad ogni manifestazione. C’è chi va ad inaugurare macellerie, c’è chi è tra gli alluvionati di Janò per poi tornarsene a Roma, c’è persino chi è un po’ confuso politicamente o forse è fin troppo furbo. Ci sono chi ancora appoggia coloro che “seguono il proprio cammino politico” spaziando a destra e a sinistra, così come c’è chi ride sotto i baffi. C’è chi dice “Sono stanco della politica” e c’è chi dice il contrario ma non sa come comportarsi dal momento che era MSI, poi passato ad AN che ha confluito nel PDL solo che si sente meno FLI e quindi forse rimane PDL a meno che dall’alto cambino cavallo. C’è ancora il signor G. che attende impaziente che gli venga potato un alberello nel suo quartiere perché è inammissibile che il comune non dia attenzione al suo quartiere, gli altri sono inferiori e quindi se non mi poti l’alberello vado a Reggio e grido secessione. C’è chi “Con T. il capoluogo è più forte!” ma non si è ancora visto tornare “U Santu arretu”, ma c’è anche chi nonostante avesse tolto una scuoletta da quattro soldi è stato capace di essere eletto proprio nel comune mazziato. C’è chi ha perso la pazienza, chi ha perso la fiducia, chi sta invecchiando e non sta lasciando una città migliore di quella in cui è cresciuto ai propri figli. C’è chi crede talmente troppo nel cambiamento che in fin dei conti votare per il volto nuovo sarebbe inutile perché tanto non passa, tanto vale votare direttamente un volto vecchio che almeno un parco l’ha fatto. C’è chi oggi ha 18 anni, cresciuto a pane e grande fratello e che si aggrappa a ideologie studiate su libri ma che con la politica odierna non c’entra nulla, specialmente a Catanzaro. C’è chi, come il sig. Rossi che quando, per l’appunto è a Catanzaro, deve posteggiare la macchina dentro la vetrina, se prende l’autobus non paga il biglietto e se gli è possibile si porta da casa le carte che poi butterà sulle vie del corso. C’è chi, come lo stesso sig. Rossi, che quando sale a trovare la sorella che abita a Roma o il figlio che studia a Milano, lascia la macchina sotto casa del parente, si fa due chilometri a piedi fino alla fermata dell’autobus, lo prende oblitera il biglietto, scende, attende venti minuti la coincidenza del prossimo pullman che lo lascerà alla fermata della metro, esce dall’autobus, getta la carta nella pattumiera, prende il metro e arriva a destinazione. Parla italiano sforzandosi: Non può comportarsi diversamente altrimenti viene etichettato. C’è chi, come noi del Gatto Quotidiano, che crediamo che tutto questo cambio sociale sia possibile anche qui, da noi, a Catanzaro. Sarà possibile girare tra edifici progettati dagli architetti più famosi al momento in circolazione, sarà possibile avere una mostra permanente ed esaustiva sul nostro Mimmo Rotella, così come vorremmo sia possibile ospitare qualche mostra di qualche pittore famosissimo, un Van Gogh, un Munch un Picasso. Persone che affolleranno le nostre strade e saranno proprio loro a darci la forza di stare ancora qui e avere Milano a due passi, proprio tra l’Immacolata e il negozietto di dolci. Una Catanzaro che non deve avere uno per vedersi tolto cento, una Catanzaro che non campi solo su ricordi calcistici dei tempi che furono: Esiste altro, guardiamo la realtà, il progresso è futuro non il passato! La nostra Catanzaro deve saper far parlare di se nel bene, differenziandoci dalle altre città del sud, facendo emergere l’isola felice che in realtà siamo già, ma che siamo fin troppo “greci” piangendocela ogni giorno. Una Catanzaro che aumenti la propria demografia in senso tangibile, che non viva di spettri ma di gioie, che non critichi a priori ogni cosa che si crea ma che sa farsi un esame di coscienza tale dal dire: Fuori dalle mura cittadine questa cosa mi sarebbe piaciuta, perché qui non mi piace? E così c’è chi sarà felice passeggiando sul lungomare, chi sul corso, chi nel parco, chi porterà il proprio bimbo sul passeggino la domenica in villa, chi berrà una buona birra catanzarese vedendosi il posticipo in un pub. E infine c’è chi amerà Catanzaro non facendo più distinzione tra destra e sinistra, e l’amerà al punto di credere negli uomini inesperti, nei papi stranieri, negli uomini che non vivono grazie alla politica ma che grazie ad essa fanno vivere…

venerdì 18 febbraio 2011

Salvate il deputato Traversa


Disegni di legge presentati:1. Interpellanze parlamentari:1. Altri interventi in aula: 1. Sono questi i numeri di quasi tre anni di duro lavoro da parte di Michele Traversa da Botricello, eletto deputato nelle file del Pdl alle ultime elezioni politiche del 2008. Con un diploma in agraria ,un tesserino da giornalista (al pari di un Emilio Fede o addirittura di chi vi scrive) ma soprattutto un'esperienza di due volte presidente della provincia di Catanzaro, il giovane sessantaduenne viene spedito in Parlamento con un sistema elettorale che impedisce le preferenze dei votanti. Ma tant’è. Il nostro uomo del fare (cosi viene chiamato in città) segnala la sua presenza alla Camera battendo tre colpi in tre anni di legislatura, e risultando stranamente assente durante l’approvazione del ddl Lazzati ( una legge tutta calabrese che in sostanza ambisce a ostruire gli accordi elettorali tra politica e 'ndrangheta). Data l’assenza, allora vediamo cosa propone il nostro deputato durante la sua presenza in Parlamento. Il primo (ed unico) disegno di legge che vede Traversa come primo firmatario riguarda l’istituzione del Ministero delle Politiche Turistiche, forse dimenticando dell’esistenza( anche se nessuno se n'è accorto) del Ministro del Turismo, la rossa Michela Vittoria Brambilla. Continua il disegno di legge nel prevedere l’istituzione di un Consiglio nazionale del Turismo, un’Agenzia Nazionale definita Enit ed infine i cosiddetti Sistemi Turistici Locali, da fondare attraverso società create ad hoc da enti pubblici o privati. Effettivamente si sente proprio il bisogno dell’istituzione di nuovi enti, con tanto di orde di consigli d’amministrazione, presidenti, personale addetto e via stipendiando, con fondi rigorosamente pubblici. Doppioni inutili che non avrebbero alcuna ragion d'essere se gli assessorati locali facessero il proprio dovere. E chi provvederebbe, poi, alle nomine dei componenti di questi nuovi organismi? Ma la politica certo, così come già avviene con le municipalizzate del resto. Per fortuna o purtroppo questo disegno di legge giace dormiente alla Camera, e dato che ( ma questa non è una notizia) il Parlamento è completamente bloccato, il sogno dell’ambizioso progetto è destinato a svanire. Il secondo intervento dell’onorevole è recentissimo, il due febbraio 2011, con un’interpellanza urgente rivolta al Ministro degli Interni, Maroni, e sottoscritta da altri deputati calabresi, tra i quali spicca la figura dell’onorevole Pittelli ( si proprio lui, quello della brillante gestione dell’F.C Catanzaro, promosso anch’egli deputato per cotanta impresa). Così, mentre i magistrati calabresi sono sotto minaccia continua da parte della ‘Ndrangheta, e invocano mezzi e strumenti giuridici più efficaci per contrastarla, il nostro sindaco in pectore formula la sua interpellanza sull’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Oh, direte voi, finalmente una presa di coraggio da parte dell’onorevole che chiede con forza una più efficace battaglia alla ‘Ndrangheta, che passa necessariamente da un blocco dei suoi beni milionari per destinarli alla collettività. Manco per sogno. In realtà, nell’interrogazione rivolta a Maroni, Traversa discute di un concorso (secondo lui truccato a vantaggio di qualche amico o parente di esponenti del Pd calabrese) bandito da quest’Agenzia per l’assunzione del personale amministrativo, con tanto di dubbi sulle prove orali, sulla valutazione dei curriculum, e sulla prova d’inglese. Un concorso, dunque, che stava proprio a cuore al nostro deputato, il quale preso dall’urgenza dell’interpellanza, si dimentica ancora una volta che i rimedi in caso di truffe o irregolarità di concorsi già esistono, basta denunciarle alle autorità competenti o impugnare la graduatoria davanti ai giudici. L’intera vicenda ricorda un famoso detto cinese, dove in questo caso è la magistratura calabrese ad indicare una luna terribile, le cui eclissi mafiose continuano ad oscurare il sole della legalità sulla regione. Indovinate chi,invece, continua a guardare il dito?

sabato 15 gennaio 2011

Una musica può fare…salvarti sull’orlo del precipizio

Ve l’immaginate il sindaco di Catanzaro accanto al gotha della politica internazionale? O il nostro presidente di Regione volare all’estero per stringere accordi con ministri e personaggi di caratura mondiale? Neanche nei vostri più bei sogni, vero? Ecco, abbandoniamo per un attimo la politica e, facendo le dovute proporzioni, ci spingiamo verso un mondo, quello musicale che, al contrario di quello appena citato, brilla di luce propria riuscendo a fare di Catanzaro una delle città più fertili ed effervescenti. Così, mentre la città dei tre colli è da sempre ultima o quasi, nei vari indici sulla qualità della vita, quasi per paradosso, troviamo primi nelle classifiche di indie rock inglesi, gli Skelters, quattro straordinari catanzaresi doc. Mentre i nostri politici sono impegnati in polemiche di basso borgo, per poi accordarsi sotto banco, la competizione (più o meno sana) tra gruppi come Gioman & Killacat da un lato e Kuanito e Eman dall’altro rendevano e rendono il capoluogo una delle roccaforti del Reggae e della dance hall internazionale. Che siate con gli uni o con gli altri poco importa, quello che conta veramente è che mentre i primi si esibiscono con successo anche all’estero, i secondi( rigorosamente in ordine di citazione) riescono a portare giù in Calabria monumenti della musica giamaicana, come Mavado, Capleton, Beenie Man. E quando, invece, è tutto il gruppo della Kuan shot ad esibirsi riesce a far invidia a palchi, solo all’apparenza, più prestigiosi (vedi notte piccante 2010). E non è finita qui. Manifestazioni come il Cubo Rock o il Rocchenrolla Live sono ormai un cult, prima di essere un must, per tantissimi giovani del luogo, facendo le fortune dei vari locali che li ospitano. I ragazzi che curano la direzione artistica non inseguono certamente la starletta di turno, il cantante che può riempirti la pista, a prescindere dalle sue dubbie qualità. Loro non cercano consensi, non hanno bisogno di gruppi più o meno famosi chiamati in fretta e furia solo per attirare l’attenzione di qualche migliaio di elettori. Questo modo di fare è della politica nostrana, non della musica catanzarese. I nostri amano la musica, è la loro ragione di vita, non la tradirebbero mai, ed è anche grazie a questo che riescono a portare in terra catanzarese gruppi forse sconosciuti alla massa, ma di grandissimo spessore. Gli “A Toys orchestra” o i “Nobraino” sono solo un piccolo esempio, di come questi meravigliosi direttori artistici riescano ad abbinare il profitto (richiesto giustamente dai locali che li ospitano) alla cultura musicale. L’elenco sarebbe ancora lungo, e non solamente relegato al rock straniero o al reggae, penso al cantautore Carmine Torchia, con un tour di sessanta date in tutta Italia, o ai Quarto Bra, famosi solo ora per aver aperto il concerto di Ligabue a San Siro. Mi perdoneranno tutti coloro che non ho citato. Ma il punto è: perché non affidare a questi ragazzi la chiave artistica e musicale della città? Perché non spalancare loro le porte del Conservatorio cittadino, isolato nella sua elitè e mai sfruttato a pieno? Diamo loro l’opportunità di ravvivare il nostro abbandonato centro storico, almeno la notte. Perché non aprire qualche sala prove ed incisioni del tutto pubbliche e gratuite, in modo da non costringere i nostri futuri musicisti a provare nel buio di qualche cantina, quasi come si dovessero nascondere per quello che stanno facendo? Perché non fondare una radio tutta catanzarese, indipendente e interamente gestita da tutti i gruppi cittadini? Infine un’ultima proposta sull’Università. Apriamo la sala musica, ancora in via di completamento e diamo la possibilità di suonare anche a chi non è iscritto alle facoltà. Basta con i concerti di musica classica finanziati coi fondi dell’Ateneo. Fondiamo il Magna Graecia Concert(chiamatelo come vi pare) una 24 ore di musica no-stop sui prati del Campus, dove a suonare, anno dopo anno, possano essere tutti i gruppi, di qualsiasi genere, di Catanzaro e della Calabria. La città capoluogo di regione come fucina di talenti musicali, per quelli politici, invece, rivolgersi a Lourdes.

lunedì 10 gennaio 2011

"Pane e Politica", cinque anni dopo.

Doveva essere il terremoto che avrebbe fatto saltare dalla sedia l’intera classe politica. L’esatta e squallida immagine di Catanzaro e della Calabria riprodotta fedelmente dalle telecamere di W l'Italia, il programma di Riccardo Iacona, doveva avere una conseguenza. Era il 2006, Catanzaro era impegnata nel ballottaggio per la carica di Sindaco cittadino e per il rinnovo del consiglio comunale. In pochi giorni, il giornalista di Raitre riusciva a far luce sul buio di una città sfregiata dai mille volti dei candidati affissi sui muri che quasi superavano il numero degli abitanti. Un Corso Mazzini immortalato come luogo di baratto e scambio di voti, percorso da personaggi oscuri in cui ognuno portava il suo carico di elettori personali chiedendone il loro prezzo. Un’infinità di pacche sulle spalle, strette di mano, scambi di favori rappresentati dalla frase del capo elettore di Mimmo Tallini che affermava "Esistono gruppi di potere, non esistono più i partiti. La gente si rivolge a te per un favore”, il tutto mentre era impegnato a telefonare ad un professore per raccomandare ad un esame universitario un suo elettore. Nel mezzo la città di Reggio Calabria alle prese con uno strano concorso per occupare qualche centinaio di persone, in cui file chilometriche di disoccupati aspettavano il proprio turno per essere assunti col principio di “chi prima arriva meglio lavora”, diretti e gestiti da un improvvisato quanto illegittimo comitato. All’epoca dei fatti, il sindaco della città sullo stretto era Giuseppe Scopelliti, il quale si vantava di aver dato finalmente trasparenza alle assunzioni pubbliche. Come avrete già intuito, nulla è cambiato da allora, anzi per una sorta di contrappasso distorto i nostri protagonisti sono stati quasi tutti promossi da tali e mirabolanti gesta. Giuseppe Scopelliti è ora governatore della Calabria: ha lasciato la sua città e le casse comunali sull’orlo del dissesto economico, ma in cambio ha esordito nei suoi primi mesi da presidente regionale con l’introduzione del ticket sanitario, di una tassa regionale sul carburante auto (effettivamente il prezzo era troppo basso, se ne sentiva il bisogno) e con una leggina che prevede la compatibilità( a differenza degli altri statuti locali) di consigliere regionale e consigliere o assessore provinciale e comunale. Forse per questo è risultato uno dei presidenti di regione più amati d’Italia. E ricordate Mimmo Tallini ripreso nei suoi uffici attorno ai suoi portaborse, autisti e collaboratori personali, tutti pagati dalla Regione? Ora è Assessore al Personale della Regione Calabria. E in quale altro posto lo volevi mettere! Certo da allora qualcosa è cambiata. Tallini, infatti, al consiglio regionale faceva parte dell’Udeur e sosteneva la giunta Loiero del centrosinistra, mentre al comune di Catanzaro sosteneva Cimino del Centrodestra. Ora, invece, tutto è più chiaro essendo il nostro diventato portavoce del Pdl cittadino, consigliere comunale, assessore regionale( ora si capisce il motivo della leggina che vi avevo accennato?). Ma andiamo avanti per passare a Pino Soriero. Nelle immagini di raitre lo troviamo schierato nelle file dell’Italia dei Valori mentre sosteneva la candidatura di Franco Cimino, avversario di Rosario Olivo. E chi ti nomina come assessore all’urbanistica il nostro amato sindaco durante l’ultimo anno in carica? Proprio Pino Soriero, che di nome fa Giuseppe, ma stiamo parlando sempre della stessa persona, la quale prima di diventare assessore attraverso la sua associazione “Il Campo” criticava aspramente tutto il centrosinistra per ( parole sue) “essere incapace di rinnovare e ringiovanire la classe dirigente”. Sempre nei famosi filmati di Iacona, all’atto della vittoria del sindaco Olivo veniva ripreso durante i festeggiamenti e affianco del neo primo cittadino, Massimo Lomonaco, attuale presidente circoscrizionale. E con chi decide di candidarsi alle prossime amministrative l’allora baldanzoso Lomonaco? Ma con Michele Traversa, of course. Franco Cimino, dopo la sua famosa telefonata all’allora segretario Marco Follini, in cui chiedeva i voti dell’Udc è rimasto al suo posto come consigliere di opposizione. Ma ora con chi si schiererà Cimino alle prossime amministrative? E chi sosterrà Sergio Abramo suo sostenitore all’epoca della corsa a sindaco? Ricordo solamente che Michele Traversa e Wanda Ferro di An, sostennero Olivo del centrosinistra, per evitare che la città cadesse in mano ad un gruppo di affaristi. Dulcis in fundo, durante i concitati momenti dello spoglio elettorale del 2006, un accalorato signore, impegnato nel conteggio dei voti, proferiva a microfoni aperti la seguente frase, in perfetto stile british “ Nino, fa ncuna cazz’e cosa”. Questo signore è Sergio Polisicchio, attuale assessore alle politiche sociali della provincia di Catanzaro. Parlando delle vicende di “Pane e politica”, un vecchio giornalista, ora in pensione, mi disse: “ Questi qui scendono da Roma, creano scompiglio, fanno domande, e poi se ne ritornano da dove sono venuti”. Ma guarda un po’ che prepotenti, ora sti giornalisti si mettono pure a fare domande!!
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