mercoledì 9 novembre 2011

PD or not PD...questo è il problema?

Mi perdonerà Shakespeare, ma l’amletico dubbio sull’essere o non essere mi sembra il più adeguato per definire lo stato del Partito Democratico catanzarese. Se esista davvero questo fantomatico schieramento di centrosinistra nella nostra provincia non sta a me stabilirlo, ma in quanto al suo ipotetico rinnovamento avrei qualcosa da dire. Prima, però, occorre fare una premessa personale per spiegare meglio le vicende che mi appresto a raccontare. Nel lontano 2001, subito dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche, decisi (per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa) di militare nel partito dei Ds, convinto di poter dare il mio piccolo contributo (seppur di parte) alla mia città, al mio Paese. Una mera illusione giovanile! Ovviamente, l’esperienza (traumatica) durò poco, ma questa, come dice Carlo Lucarelli, è un’altra storia. Ciò che m’interessa, invece, è ricordare che all’epoca dei fatti, dieci anni fa, trovai a discutere della sconfitta elettorale alcuni dirigenti del partito, come Marco Minniti, Pino Soriero, Giovanni Puccio e tanti altri. Gli stessi che trovo oggi, nel 2011, a gravitare intorno alla festa del Pd catanzarese di ottobre, nel mentre parlano alla platea di rinnovamento e di nuove classi dirigenti!!! Di dirigenza, questo è sicuro, ne sanno qualcosa soprattutto i primi due, avendo ricoperto cariche direttive non solo a livello locale, ma anche nazionale. Per non parlare poi delle loro cariche ministeriali: Marco Minniti (attualmente deputato) è stato addirittura sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi D’Alema I e bis, sottosegretario alla Difesa e vice Ministro dell’Interno nel governo Prodi del 2006; Pino Soriero, invece, ha ricoperto “solamente” il ruolo di Sottosegretario ai trasporti (per due anni) nel governo Prodi, con delega specifica sul Porto di Gioia Tauro. Di quest’ultimo, ricorderete, oltre che le tre legislature da parlamentare, anche una candidatura al Senato nelle liste dell’Idv, con in tasca la tessera dei Ds, rischiando l’espulsione (mai avvenuta?) dal partito! Dulcis in fundo, il nostro Soriero si candidò alle comunali sempre nelle file dell’Italia dei Valori, in una coalizione a sostegno di Franco Cimino, avversario di Rosario Olivo. E proprio per questa sua avversità fu nominato Assessore all’Urbanistica dallo stesso sindaco Olivo nell’ultimo anno di amministrazione comunale. Peccato che i lunghi e nobili curricula dei dirigenti di sinistra non corrispondano altrettanto alle opere compiute per il bene della Calabria!! E veniamo ora al terzo dirigente, il meno noto Giovanni Puccio, ex dirigente provinciale Ds ai tempi in cui alle provinciali furoreggiava il centro-destra di Michele Traversa. Il nostro barbuto dirigente, però, vinse la competizione elettorale per la poltrona di Sindaco di Botricello, carica che dovette abbandonare (dimettendosi) per un’indagine denominata “Puma”, conclusa con la condanna a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Questo solo in primo grado. In appello, invece, Giovanni Puccio veniva completamente assolto, e sarà stato per questo suo nobile passato da martire giudiziario che il Pd lo ha nuovamente scelto come  attuale commissario cittadino di una città “tranquilla” come Lamezia Terme. Ma i nomi dei partecipanti a quelle famose riunioni dirigenziali del 2001 non finisce mica qui: potrei parlarvi di Domenico (detto Mimmo) Rijllo, all’epoca tesoriere Ds, ex sindaco di Borgia, Comune del catanzarese sciolto per infiltrazioni mafiose proprio durante il suo mandato. O dell’attuale commissario del Pd di Borgia, Mario Paraboschi che di Puccio e Rijllo era (e forse ancora è) il più fedele dei compagni.  O di Beppe Marcucci, ex assessore al Bilancio della passata giunta Olivo, assunto dalla Regione Calabria ai tempi del famoso concorsone fantasma del governatore Chiaravalloti, in cui furono arruolati tutti i portaborse dei politici. Ma più che di colpe dei menzionati, preferisco parlare di responsabilità: possibile, infatti, che le responsabilità di tante disfatte elettorali non siano servite per suggerire al Pd di avvalersi di altri uomini per il suo cosiddetto rinnovamento? Tornando ai giorni nostri, ricorderete che durante la Festa Democratica di Catanzaro venne organizzata anche una lotteria con tanto di biglietti per partecipare all’estrazione di avveniristici premi come l’I-Pad. Il 31 ottobre era la data fissata per l’estrazione dei biglietti vincenti, ma nessun comunicato stampa ne ha dichiarato l’esito! L’arcano è presto svelato: i premi non sono mai stati acquistati non essendoci nessun vincitore, poiché l’estrazione dei numeri avviene non con le matrici dei biglietti venduti, bensì sorteggiando numeri a caso (anche sugli invenduti) e riducendo al lumicino ogni possibilità di vincita. Il vecchio metodo lo conosco molto bene, perché mi fu svelato proprio durante la mia militanza nei Ds, dopo la chiusura della vendita dei biglietti. E fu uno dei motivi (seppure il più futile, ve n’erano altri ben più gravi) per cui abbandonai ogni idea di partito. Ora, capisco che queste lotterie siano fatte con l’unico intento di rimpinguare le casse del partito, ma non era forse più giusto comunicare prima le modalità di estrazione dei biglietti? E non era, forse, giusto diramare un comunicato ad estrazione avvenuta per dichiarare che non c’era stato alcun vincitore? Io, che non ho comprato il biglietto sto tranquillo, ma chi lo dice ai tanti che lo hanno fatto, pur non avendo nessuna intenzione di finanziare il Pd? E chi lo dice ora a Tallini, anch’egli compratore dei biglietti, che il famoso I-Pd (forse era questo il premio che si intendeva, non quello più noto dell’Apple) non è stato assegnato? Dettagli, direte voi! Ma se è vero che il diavolo sta nei dettagli, consiglio alle nuove generazioni che si affacciano alla politica (attraverso qualunque partito), di curare meglio questi dettagli e soprattutto di pensarli in maniera diversa da com’è stato fatto finora, non prestando il loro nome a questi  sotterfugi da strapazzo.