venerdì 26 ottobre 2012

Riordino delle Province, le parole stanno a zero.

E adesso dimettetevi tutti! E' la prima e spontanea considerazione che mi sovviene leggendo l'ordine del giorno approvato quasi all'unanimità (unico voto contrario quello del Consigliere Giuseppe Giordano, Idv) dal Consiglio Regionale della Calabria sul riordino delle Province. Per capire, però, a cosa sia dovuta l'escalamazione iniziale occorre fare un piccolo passo indietro, precisamente al 22 ottobre, data di convocazione congiunta delle assemblee consiliari comunali e provinciali di Catanzaro. Nelle sale della Provincia andava in scena, infatti, la passionale discussione sulla riduzione degli enti intermedi a cui partecipavano anche esponenti del consiglio regionale calabrese del calibro di Mimmo Tallini (assessore al personale regionale), Piero Aiello ( assessore all'urbanistica) e Enzo Ciconte. Tutti d'accordo sul fatto che l'eventuale e forzosa riduzione delle Province dovrebbe prevedere il ritorno alle origini, ovvero l'accorpamento di Vibo Valentia e Crotone alla Provincia "madre" Catanzaro, e per mettere nero su bianco tali intenti spunta  fuori anche un documento firmato dai consiglieri regionali Tallini, Aiello, Parente, Magno, Principe, Amato e Loiero. Un accordo bypartisan, dunque, per scongiuare l'ipotesi di un accorpamento di Crotone con Cosenza e risconocere al capoluogo di regione i suoi due vecchi territori. Non poteva mancare, ovviamente, l'intervento del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che con veemenza e quasi urlando dichiara la propria indignazione per una tale eventualità. "Dimettiamoci tutti" - ha tuonato il primo cittadino, dichiarandosi stufo delle belle parole e invocando l'abbandono dei partiti e invitando la gente a non andare a votare alle prossime elezioni qualora passasse questo tipo di suddivisione che penalizzerebbe Catanzaro. "Con la suddivisione delle Province, in passato, abbiamo indebolito le associazioni industriali. Stessa cosa -sottolinea Sergio Abramo- accade per la Camera di Commercio e la Questura. Saremmo soprattutto debolissimi nella ripartizione dei fondi"(Il Quotidiano della Calabria - pag.29 del 24/10/2012). Applausi scroscianti per l'intervento del sindaco che raccoglie consensi e sorrisi anche da molti componenti del consiglio regionale. Si passa alla votazione e i due consessi riuniti esprimono, tuttavia, un documento che prevede il mantenimento delle cinque province e, solo in caso di bocciatura del ricorso alla Corte Costituzionale, il ritorno alla provincia madre. Tralasciamo per un attimo la coerenza di Sergio Abramo che prima parla di indebolimento a causa della passata suddivisione e poi si vede approvare dal suo consiglio il mantenimento delle stesse e arriviamo al giorno della seduta in consiglio regionale. I consiglieri catanzaresi sono tutti uniti finalmente dal documento approvato il giorno prima, salvo qualche piccola esclusione, e si preparano ad affrontare la battaglia per la difesa del capoluogo. Ma qualcosa va storto e dopo cinque ore di intenso lavoro il Consiglio Regionale della Calabria approva un ordine del giorno in cui chiede  semplicemente la deroga al Governo al fine di mantenere le attuali  cinque province (Vibo Valentia e Crotone comprese). E dov'è finito l'eventuale ritorno alla provincia madre in caso di accorpamento? Ritirato! Lo spiega l'assessore Tallini dichiarando,inoltre, che è stato costretto a farlo per non rompere l'unità del Consiglio Regionale. Il Governo, quindi, nel redigere il decreto di riduzione delle Province dovrebbe fare un'eccezione per la Calabria. Forse perchè è una regione più simpatica delle altre e merita questo trattamento di favore. O forse perchè come dice Loiero " alcuni equilibri territoriali sono ormai ampiamente consolidati". E' del tutto evidente, tuttavia, che qualora la deroga venisse concessa alla Calabria con il mantenimento delle cinque province, stessa cosa dovrebbe attuarsi con le altre regioni con buona pace del decreto di rimodulazione e riduzione delle spese. Ma c'è un aspetto importante, tralasciato da qualcuno, che fa sorridere giusto per non piangere. Nell'ormai celebre Consiglio dei Ministri del 20 luglio, oltre a decidere i criteri per la ripartizione delle province, il Governo affidava al Consiglio delle autonomie locali di ogni Regione il compito di deliberare in merito, cioè di prendere una decisione nel rispetto delle volontà territoriali ( non il Consiglio Regionale, dunque, men che meno quelli provinciali e comunali che non hanno nessuna competenza in merito). Peccato che l'unica regione in Italia a non avere il Cal ( Consiglio delle autonomie Locali) è proprio la Calabria. E dire che tale organo è riconosciuto a livello costituzionale (dopo la riforma del 2001) all'art. 123 della nostra Carta. Con "soli" undici anni di ritardo i nostri rappresentanti in regione si accorgono della mancanza di questo organo e solo a settembre del 2012 presentano una proposta per la sua istituzione con conseguente e frettolosa approvazione nel mese successivo (1 ottobre 2012). Tutto pronto, dunque, ma manca ancora un tassello alla formazione del Cal- Calabria: il suo presidente. E circolano voci sull'imminente elezione di Sergio Abramo quale  massimo esponente dell'organo di raccordo tra regione e enti territoriali. Lo stesso Abramo che ha minacciato le dimissioni collettive qualora passasse questo tipo di riordino. Staremo a vedere, ma visto il primo round consumato in regione, il futuro non promette nulla di buono. O forse si?

venerdì 19 ottobre 2012

La città delle mezze verità (seconda parte)

Continuiamo il racconto a puntate sulle mezze verità circolate nella città dei tre colli. Dunque, dove eravamo rimasti?

Costi della politica locale
Il tema è sulla bocca di tutti oramai, visti i continui scandali provenienti dai vari enti locali dello Stivale. Ma mentre tutti i media cavalcano l'onda dell'indignazione sulle cifre da capogiro che circolano nelle stanze dei bottoni, i soliti siti d'informazione locali garantiscono che i compensi percepiti dal sindaco e dai consiglieri cittadini sono così modici da non consentire nemmeno una gita fuori porta. Considerazione vera solo in parte, basata sulle parole e non sui fatti e con qualche immancabile omissione sulle cifre in questione e su alcuni fatti precedenti. Dimentichiamo, dunque, le cifre astronomiche riservate a parlamentari e consiglieri regionali, così come i rimborsi e i fondi di milioni di euro a vantaggio dei partiti regionali, e vediamo di capire a quanto ammontino questi benedetti compensi, lasciando giudicare sempre i cittadini e non il politico che li percepisce. Primo elemento interessante è il ritardo cronico del Comune di Catanzaro ad aggiornare il proprio sito nella sezione riservata alla trasparenza amministrativa. Il dato sulle indennità di carica, infatti, risale addirittura a febbraio del 2010 (Giunta Olivo) e prevedeva 4.734,00 € al mese per il Sindaco, 3.550,48 per il suo vice, 2.840,46 per ogni assessore e per il presidente del Consiglio Comunale. Ad ogni consigliere comunale, invece, spetta un gettone per ogni presenza di 38,52 euro (di cui parlerò meglio in seguito). Altro elemento certo è la riduzione di tutti questi importi del 30% ,imposto come sanzione dalla legge per aver sforato il patto di stabilità nel corso del 2011. Poi entriamo nel campo delle supposizioni, dovute alla mancata trasparenza sulle indennità. Quest'ultime, infatti, dovrebbero essere state ulteriormente ridotte del 7% da un decreto ministeriale del 2010 che ne determinava il decremento per l'anno 2011. Altra ipotesi riguarda l'eventuale riduzione dello stipendio del 50% imposta agli amministratori locali che svolgano lavoro dipendente senza essere in aspettativa. Non è dato sapere se questa riduzione abbia potuto comprendere qualche membro di Palazzo De Nobili poichè la stragrande maggioranza di essi (con qualche nobile eccezione, mai fare di tutta l'erba un fascio!) preferisce mandare comunicati in rete piuttosto che pubblicare la propria dichiarazione dei redditi. Infine, una domanda: perchè le retribuzioni dei dirigenti sono aggiornate a tutto il 2011, mentre quelle dei rappresentanti politici sono vecchi di due anni?
Fondi ai gruppi consiliari
Ci hanno detto con i soliti titoloni trionfalistici che il Sindaco Abramo ha deciso di non stanziare nemmeno un centesimo per i gruppi consiliari. Vero e direi anche scontato dato che il Comune ha sforato il patto di stabilità. Ma non vi hanno detto, però, che nell'anno precedente, durante la Giunta Traversa durata soli sette mesi, i diversi gruppi consiliari di maggioranza e opposizione hanno percepito in tutto una cifra molto vicina ai 110 mila euro. Solo Il Quotidiano della Calabria nel febbraio 2011 e questo blog un mese  prima (scusate per l'autocompiacimento)  ha riportato la notizia che ancora non ha ricevuto risposte sulla destinazione di quelle somme. Se la giunta Traversa fosse rimasta in piedi per 5 anni e se non fosse intervenuta la situazione drammatica dei conti, stando ai prelevamenti precedenti, la cifra destinata ai gruppi consiliari si sarebbe aggirata intorno ai 550 mila euro. Che ne dite, bastano per una gita fuori porta? Non è tutto. La decisione del Sindaco di non concedere somme ai gruppi consiliari, seppur volenterosa, da sola non basta. Cosa succederà, infatti, quando (si spera) il Comune rientrerà nel patto di stabilità? Saranno nuovamente stanziati i fondi? E quali saranno le cifre? Le domande lasciano il posto ad una considerazione del tutto personale. Se davvero si vuole dare un taglio ai costi della politica,  bisogna agire in un quadro normativo e non su interventi "una tantum" basati sugli annunci. Sottoponga, il Sindaco, un regolamento sui fondi destinati ai gruppi (art. 82 del regolamento consiliare), lo faccia approvare dalla sua Giunta e dal Consiglio per dare una risposta chiara, certa e trasparente alla città. Solo in quel caso si potrà parlare di problema risolto e sarò il primo a fargli i complimenti (forse!).
Commissioni consiliari e regolamenti inconsulti
Poco fa, avevo fatto cenno al gettone di presenza dovuto ai consiglieri comunali. Molti sono convinti che gli stessi siano dovuti solo ogni qualvolta il Consiglio si riunisce ( due o tre volte al mese in genere) ma non è così. Ad incrementare le presenze e, dunque, i gettoni dei consiglieri vi sono le Commissioni Permanenti (prima dodici, ora ridotte a dieci) a cui ogni rappresentante del Consiglio ha diritto di partecipare (almeno in due di queste). Permanenti significa che vengono convocate giornalmente, o che comunque si riuniscono frequentemente ed ogni presenza equivale ad un gettone. E' lo stesso regolamento consiliare a prevederlo, precisamente all'art. 35. Anche il regolamento presente in internet risente del tempo, in quanto non è stato aggiornato alle nuove disposizioni sulle composizioni numeriche delle commissioni permanenti, ma la sua vetustà ci suggerisce qualche spunto interessante. Allegato allo stesso, infatti, risulta un parere a firma della dirigente AA.GG. che esprime dubbi sulla formulazione dell'art. 13 del regolamento. L'articolo in questione riguarda la possibilità di partecipazione del Presidente del Consiglio Comunale o di un consigliere ad una commissione diversa da quella di cui sono componenti esercitando tutti i diritti tranne quella di voto. Su questo aspetto la dirigente esprime "forti perplessità giuridiche e operative" in quanto "non viene chiarito se tale partecipazione del consigliere ad una commissione diversa sia retribuita". Il dubbio se questa partecipazione è retribuita o meno non viene fugato, l'articolo in questione rimane pressochè identico, e suggerisce altri dubbi sull'intera questione della partecipazione alle commissioni. Se un consigliere comunale ricopre anche la carica di consigliere provinciale come riesce a partecipare alle commissioni permanenti di entrambi gli enti? E poi vuoi vedere che il Consiglio Comunale viene convocato spesso nel pomeriggio per non perdere il gettone di presenza nella commissione permanente svolta la mattina e magari tripicarlo con una seduta fiume che supera la mezzanotte e che quindi da diritto ad un altro gettone? Ovviamente sono solo domande, supposizioni, senza il riscontro di un dato certo. 
Dubbi che si ripropongono, tuttavia, anche per quanto riguarda le annunciate Consulte Comunali. Lasciando perdere per un attimo le loro composizioni e i nomi dei futuri partecipanti, in cui troviamo strane omonimie o candidati trombati alle scorse elezioni ( se la gente non li ha votati per quale motivo dovrebbero partecipare?), la questione che si pone è un'altra. Il regolamento delle otto consulte, approvato durante la giunta Traversa, nulla dice su un'eventuale retribuzione, gettone e/o rimborso spese che sia. Anzi, nelle norme transitorie prevede la facoltà all'interno delle consulte stesse di esprimere proprie norme di funzionamento da ratificare in seguito dalle commissioni consiliari. Ecco, io ne propongo uno per metterci a riparo da ogni dubbio: art.x la partecipazione alle consulte è da considerarsi totalmente gratuita, nulla si ritiene dovuto per eventuali rimborsi spese sostenute dai componenti.
To be continued

giovedì 18 ottobre 2012

La città delle mezze verità



Omissioni, termini accomodanti, frasi incomplete o volutamente confusionarie. Sono tanti i modi per dare una notizia a metà e nascondere, volutamente o meno, l'altra faccia della medaglia. Uno stile ormai consolidato che si diffonde soprattutto nei siti d'informazione on-line del capoluogo calabrese, sovvertendo quel convincimento generale sulla libertà della rete e dei web-media dal controllo del potere. Con la premessa che nessuno è depositario della verità assoluta, tanto meno il sottoscritto, vediamo quali sono state le omissioni delle ultime settimane.

Quartiere corvo
Dodici milioni di euro sono i fondi destinati dal Comune al quartiere Corvo per riqualificare l'intera zona. Così recitava uno dei soliti comunicati stampa spacciato come notizia. In realtà quello approvato dalla Giunta Comunale il 5 ottobre del 2012 è solo un progetto presentato al Ministero per le Infrastrutture e all'Anci, nell'ambito di un programma nazionale di riqualificazione delle aree degradate. In pratica, il Comune di Catanzaro partecipa, al pari degli altri comuni, ad un bando nazionale con scadenza fissata proprio al 5 ottobre 2012. Altro che primo comune ad aver aderito al programma, come affermava il comunicato! Sul sito dell'Anci potete verificare come in realtà alla data del 18 giugno 2012 siano già nove i comuni partecipanti. Proseguendo sempre sui famosi dodici milioni di euro, cinque di questi giugeranno da un'investimento privato da parte dell'Associazione Vivere Insieme Onlus che, in base ad una precedente convenzione stipulata con il Comune di Catanzaro, costruirà sull'area un campo di calcio, due da tennis, e tre campi polifunzionali all'aperto. Tutto vero, ma a questo punto sarebbe opportuno conoscere i nomi degli investitori privati e il contenuto di questa convenzione, giusto per dovere di cronaca. Il che è molto semplice, basta scaricare il file pdf in allegato alla già citata delibera di Giunta. Lì si può leggere ad esempio che il 29 dicembre del 2003, il Presidente dell'Associazione Vivere Insieme Onlus, Claudio Parente (attuale consigliere regionale di maggioranza, eletto nella lista "Scopelliti Presidente") inoltrava domanda "per i lavori di variante per la costruzione di impianti sportivi e un centro sanitario in Località Corvo". Il permesso di costruire viene riproposto il 30 agosto 2010 dal Presidente del consiglio di Amministrazione della stessa Onlus, il signor Cosimo Caridi, candidato e non eletto alle elezioni comunali del 2011, sempre nella lista "Scopelliti Presidente". Finalmente arriva il permesso di costruire tanto atteso che il Comune rilascia il 24 gennaio 2011 includendo una serie di stringenti vincoli per l'Associazione nella costruzione delle opere e facendo riferimento ai pareri favorevoli e agli iter burocratici che nel corso degli anni ne hanno consentito il rilascio. Tutto regolare, dunque, ma per completare la notizia occorre fare cenno anche alla convenzione stipulata tra le parti, ossia il Comune di Catanzaro e la Onlus "Vivere insieme". Nel luglio 2010, infatti, il rappresentante legale dell'Associazione, Massimo Poggi Madarena (sul quale, insieme a Claudio Parente, pende una richiesta di rinvio a giudizio per le ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta patrimoniale e indebita restituzione di conferimenti nella famosa indagine sul fallimento della gloriosa Us Catanzaro 1929 )metteva nero su bianco gli accordi alla presenza dell'Ufficiale Rogante e con la firma del dirigente comunale in rappresentanza del Comune. Il primo elemento ad emergere è che la convenzione non è affatto nuova ma sostituisce le precedenti, ossia quelle già stipulate nel 1998 e nel 2006 in ottemperanza alle rispettive delibere di giunta. Quest'ultime sono state nuovamente approvate nel 2009 per modificare la Variante urbanistica della zona, e nel 2010 per rinegoziare la convenzione. In sostanza, tale rinnovato accordo prevede la concessione per 80 anni del diritto di superficie di un'area pari a 50.149 mq per la realizzazione di impianti sportivi e di un Centro sanitario. L'associazione si accolla i costi per la costruzione degli impianti pari a 5 milioni di euro corrispondendo al Comune un canone annuo anticipato (per 80 anni) di 13.418,90 euro ( in pratica mille e centodiciotto euro al mese). Sempre l' associazione farà fronte alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria dei centri sportivi e sanitari, ma ovviamente la stessa introiterà le tariffe (calmierate a quelle già vigenti nel territorio regionale per impianti simili) degli utenti.
Capitolo Feste e spettacoli
Fateci caso. Quando il Comune di Catanzaro non spende un centesimo per l'organizzazione delle feste cittadine (vedi Notte di San Vitaliano) tutti a sottolineare l'impresa del Sindaco che, nonostante il momento di crisi, riesce ad offrire a costo zero spettacoli di alta qualità. Se, invece, il Comune spende qualche somma la stessa viene rapidamente descritta come "esigua" o "minima", tralasciando l'esatto importo. E allora, giusto per dovere di cronaca, nessuno si offenderà se riporto le determinazioni comunali di agosto/settembre 2012 in cui si sono liquidate fatture nei confronti dell'Agenzia Esse Emme Musica ( di ottocento euro e di cinquemila euro) dell'agenzia Media Service ( settemila e quattrocentocinquanta euro), dell'Associazione Prima Fila (duemila euro), dell'Associazione Il Cilindro (seimila euro). Siamo già oltre ad una cifra di ventimila euro (niente male per un Comune che ha sforato il patto di stabilità) e nel calcolo non ho potuto menzionare tutta quella serie di spettacoli e feste di quartiere per cui sono omessi gli importi sull'albo pretorio. In attesa di una sua regolarizzazione, vi rimando alla prossima puntata.
To be continued...

sabato 13 ottobre 2012

I lavoratori scendono in piazza a Catanzaro (fotogallery)


 Credo che le responsabilità dei sindacati nel corso di questi anni di crisi non siano inferiori rispetto a quelle della classe politica. Non mi interessa quanti siano stati a manifestare (anche se i 30 mila in piazza annunciati dalla Cgil mi sembrano un'esagerazione) nè cosa abbiamo detto la Camusso sopra il palco di Piazza Prefettura a Catanzaro che volutamente non ho ripreso o fotografato. Ma credo che ogni protesta civile che parta dal Sud, dalla Calabria e da Catanzaro sia meritevole di considerazione e pertanto, bando alle parole, e spazio alle immagini di chi la crisi la subisce ogni giorno.



































martedì 2 ottobre 2012

Impressioni di ottobre sul piano Amc



Tutti ne parlano ma pochi conoscono il suo contenuto. Il modus "conoscendi" del nuovo piano industriale dell'Amc segue ormai il destino mediatico riservato ad ogni proclama dell'amministrazione di turno: una serie di vive e vibranti soddisfazioni della maggioranza, qualche riserva da parte delle opposizioni, la presa d'atto da parte di certa stampa che si limita a riportare il tutto senza entrare nel merito delle questioni e senza esercitare il diritto-dovere di informare e, quando necessario, criticare. Ma cosa dice il nuovo business plan della municipalizzata dei trasporti di Catanzaro già approvata dal consiglio comunale con 20 voti a favore e 9 astenuti? Un primo appunto riguarda più la forma che la sostanza, dato che lo stesso piano industriale non è stato pubblicato né sul sito del Comune (men che meno allegato alla delibera consiliare che lo approvava) né su quello ufficiale dell'Amc, ma questa non è assolutamente una novità dato che per trasparenza in città si intende giusto quella di qualche bellezza  da guardare su Corso Mazzini.
Abituato ormai a questo (mal)costume, mi soffermo allora su un punto che interesserà soprattutto a chi quegli autobus dovrà prenderli, ossia l'aumento del costo del biglietto. Si passa dai 60/80 centesimi attuali ad un euro tondo tondo. Nessun riferimento ad un eventuale surplus in caso di acquisto del ticket sul mezzo (che già ora costa un euro), né tantomeno  di eventuali sconti per acquisto di biglietti in pacchetti da dieci ( attualmente al costo di 60 cent ciascuno). Un aumento sensibile del costo, non c'è che dire, dovuto in parte all'aumento  del carburante, ma è strano come per quest'ultimo ci si lamenti ogni giorno mentre per l'ennesimo aumento cittadino (dopo Tarsu, Imu e tariffe sull'acqua) nessuno gridi allo scandalo. 
Altro elemento mancante nel piano è un qualsiasi cenno al deficit di partenza  (che nel 2010 era di 2.143.915,00 euro), né alle cause che l'hanno prodotto, soffermandosi genericamente sulla crisi del trasporto urbano e sui maggiori costi di produzione rispetto a quello extraurbano che ne compromette la stabilità dei conti. Eppure sulla passata gestione dell'Amc si era espressa bruscamente  la Corte dei Conti evidenziando "l'avvenuta verifica amministrativo-contabile dall'Ispettorato della Guardia di Finanza in cui sono emerse una serie di irregolarità tali da suggerire un deficit strutturale della gestione societaria". Un'occasione persa per la nuova gestione del trasporto pubblico che glissa sulle irregolarità per soffermarsi sul drastico calo delle vendite dei biglietti, sull'aumento delle tariffe assicurative e sulla necessità di effettuare un servizio di manutenzione e pulizia in house in luogo dell'affidamento esterno. Tutte previsioni giuste, per carità, seguite dalle buoni intenzioni di incrementare la vendita dei ticket, di ridurre i costi delle polizze degli autobus, ma che, pur nell'ipotesi di una loro attuazione, sono lontane dall'essere sufficienti a risanare l'azienda. E' lo stesso piano ad ammettere che l'unica entrata capace di dare continuità e stabilità al trasporto pubblico è quella inerente al contratto di servizio con la Regione Calabria in base al chilometraggio riconosciuto per le tratte urbane e extraurbane effettuate dagli autobus, nella speranza che quest'ultimo venga incrementato. "Ove questa previsione non dovesse realizzarsi - cito testualmente il piano- Amc si troverà nell'attuale situazione e cioè in uno stato di deficitarietà che richiederà alla Proprietà (cioè il Comune di Catanzaro) interventi annuali per mantenere la continuità sociale. Ma conoscendo la stabilità, l'affidabilità e l'immediatezza nei pagamenti della Regione Calabria, retta dall'ex sindaco del brillantissimo modello Reggio, c'è da dormire sonni tranquilli.
Anche il capitolo inerente al personale mi lascia perplesso prevedendo addirittura l'assunzione a breve di tre unità per colmare le lacune dirigenziali e del settore amministrativo. Stessa sorte, invece, non spetta ai 73 lavoratori (sostanzialmente chi contribuisce a reggere la baracca guidando i mezzi) con contratto part-time la cui trasformazione in full time dipenderà "esclusivamente dall'implementazione del contratto di servizio con le amministrazioni committenti e al raggiungimento dell'equilibrio di bilancio ( previsto nel 2015)". 
Una voce cospicua di entrata è prevista dalle strisce blu, ossia i parcheggi a pagamento che nel 2010 contavano un introito di 153 mila euro, mentre nel 2011 crescevano a 299 mila e 637 euro ( dovuto all'introduzione del ticket di sosta su Corso Mazzini). Nel 2013, invece, è prevista un'entrata di 800 mila euro con il picco di un milione di euro fissato nel 2015. Tutti soldi che saranno sborsati dai cittadini se vorranno godere del lusso di parcheggiare la propria auto. A questi si aggiungano 150 mila euro che il Comune (dunque ancora i cittadini, anche se indirettamente) versa ogni anno nelle casse dell'Amc per il servizio di controllo dei parcheggi a pagamento e 100 mila euro, anch'essi annui, per un non meglio specificato "Servizio Pubblico su Corso Mazzini". 
Sul fronte costi, fatta eccezione per le assicurazioni degli autobus, non è previsto nessun decremento: stabili nel triennio saranno i costi per compensi e oneri del D.G (80 mila euro annui), i compensi per l'Amministratore unico (40 mila euro annui), i compensi ai sindaci (30 mila euro da ripartire), le spese per consulenze tecnico/amministrative (25 mila euro annui). In lieve aumento i costi per le spese telefoniche (da 9 mila nel 2013 a 10 mila nel 2015), per i cellulari (da 2.500 nel 2013 a 3.500 nel 2015) e per assistenza software (da 6.800 nel 2013 a 8.000 nel 2015). 
Per quanto riguarda gli automezzi, per ovviare alla loro carenza numerica è previsto l'acquisto di autobus a gasolio ricondizionati (cioè usati, di seconda mano diciamo) utilizzando un residuo avanzato da un fondo già stanziato nel 2010 dal Comune di Catanzaro per l'acquisto di autobus a metano. Una scelta che nell'immediatezza porterà un sicuro risparmio per le casse aziendali, ma se si considera il costo del carburante e il risparmio in termini di inquinamento ambientale è evidente che l'ago della bilancia penderà sicuramente a favore degli autobus a metano, non certo per quelli a gasolio. E sopratttutto, a cosa serve invocare la realizzazione di una stazione di rifornimento a metano per gli automezzi se poi si continuano ad acqustare autobus a gasolio?
Dulcis in fundo, ad annunciare la tolleranza zero  per i viaggiatori sprovvisti di biglietto autobus è il delegato dal sindaco al servizio Amc, Tommaso Brutto, lo stesso che pochi mesi fa veniva condannato in primo grado per aver duplicato i costi di viaggio, vitto e alloggio sostenuti in qualità di consigliere in missione presentandoli contemporaneamente per il rimborso alla Provincia e al Comune di Catanzaro. Quindi, mi raccomando, non facciamo i furbi: i biglietti si pagano!

giovedì 26 luglio 2012

Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene.


Non so se sia stata spinta dalla sua classe politica o abbia spiccato il volo in preda ad un raptus di suicidio collettivo dei suoi cittadini, ma una cosa è certa: Catanzaro sta precipitando verso il fondo. Sembra di riascoltare la frase del film “L’odio”, in cui si narra la storia di un uomo che per infondersi coraggio, mentre cade da un palazzo di cinquanta piani , ripete a se stesso la frase “Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene”. E chi pensava che l’ombra dei brogli elettorali e dei voti comprati alle ultime elezioni fosse il punto più basso per Catanzaro, dovrà ricredersi: in realtà non è altro che lo slancio verso il vuoto. Nemmeno il tempo di sedersi sulla poltrona di Palazzo De Nobili, infatti, che il sindaco Sergio Abramo, in qualità di Presidente della Sorical, viene raggiunto da un avviso di garanzia inviato dalla Procura di Vibo Valentia per l'inchiesta sull'acquedotto 'Alaco' (sottoposto a sequestro) in cui si contestano i reati di avvelenamento colposo di acqua e frode in pubbliche forniture in concorso con altri dirigenti della stessa società. Il sindaco Abramo dichiarerà la sua estraneità ai fatti non avendo alcuna responsabilità gestionale diretta.
“Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene”
Intanto, i lavori al Comune di Catanzaro proseguono e, nonostante il sequestro delle schede elettorali e un’indagine a carico di un neo-eletto, il Consiglio vota il suo Presidente e in breve successione il suo vice. Il primo è Ivan Cardamone che alla carica di presidente aggiunge quella di consigliere provinciale, senza dimenticare il suo trascorso di consulente per l’Assessore Regionale al Personale, Mimmo Tallini; il secondo è Tommaso Brutto, anch’egli consigliere provinciale, con una condanna in primo grado per truffa ai danni di entrambi gli enti in cui è stato eletto. Tallini dicevamo: anche il dominus di Palazzo De Nobili è ben presto indagato per abuso di ufficio, in qualità di Assessore regionale, nell'inchiesta relativa alla nomina di Alessandra Sarlo a dirigente generale del Dipartimento controlli della Regione Calabria. Durante l’interrogatorio in Procura, Tallini chiarisce che la nomina in questione è stata compiuta attraverso un atto collegiale, cioè espressione dell’intera giunta regionale. In questo caso, Tallini ha pienamente ragione, ma più che dell’eventuale abuso sulla nomina, è importante soffermarsi sulla nominata. Alessandra Sarlo, infatti, è moglie del giudice Vincenzo Giglio, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, arrestato per corruzione, favoreggiamento personale, rivelazione del segreto d’ufficio con l’aggravante di aver agevolato le attività della ‘ndrangheta, in un’inchiesta diretta dal Procuratore aggiunto milanese, Ilda Boccasini. Secondo gli inquirenti, il giudice avrebbe favorito un esponente del clan Valle-Lampada, per ottenere in cambio “spinte” di carriera per la moglie. Tra gli arrestati nella stessa inchiesta c’è soprattutto il consigliere regionale, Franco Morelli, esponente della lista “Scopelliti Presidente”, ritenuto il trait d’union tra politica e ‘ndrangheta.
Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene
Intanto, in un famoso hotel del capoluogo di regione, la lista “Scopelliti Presidente” annuncia trionfalmente nuove adesioni da parte di molti sindaci della provincia catanzarese. Evidentemente nella città dell’Istmo non arrivano le notizie provenienti dallo Stretto (sarà per le continue interruzioni della Sa-Rc) da cui parte il rinvio a giudizio proprio a carico del Presidente Scopelliti, il quale sarà processato per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. L’inchiesta nasce dal cosiddetto “caso Fallara” in cui emerge, dalla relazione dei periti della Procura, un disavanzo per la casse comunali di Reggio Calabria di 87 milioni di euro. Ma Scopelliti non è nuovo dal frequentare i tribunali, e ricorderà benissimo il suo ulteriore avviso di garanzia emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per atti compiuti nell'esercizio del suo ruolo di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro della sanità. Già, il piano di rientro sanitario. Ogni volta che Giuseppe Scopelliti rientra dai suoi continui viaggi romani è raggiante per i successi ottenuti al cosiddetto “Tavolo Massicci”. E sarà per questi continui trionfi che i circa trecento lavoratori, tra medici, infermieri e personale interno della Fondazione Campanella protestano ad oltranza sul tetto del Policlinico Universitario, sfidando i quaranta gradi sotto il sole e rischiando il collasso. Mai dimenticare, però, l’artefice di questo mostro giuridico (non certo sanitario) chiamato Fondazione Campanella, che risponde al nome di Agazio Loeiro, l’ex presidente della Regione che recentemente ha annunciato il suo ritiro dalla politica attiva (restando saldamente in consiglio regionale) per poi pentirsene e candidarsi al posto di Raffaele Lombardo alla guida del Movimento per le Autonomie.
“Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene”
Si continua a scendere di piano e Catanzaro accelera la sua caduta scoprendo i suoi debiti attraverso la recentissima deliberazione della Corte dei Conti ( che già nel 2010 accertava una cattiva gestione dei conti pubblici). Un buco di circa 36 milioni di euro, una totale incapacità a recuperare i crediti derivanti dall’evasione, una gestione fallimentare delle partecipate che a fronte di servizi scadenti riescono ad accumulare passività di anno in anno. Ironia della sorte, il debito più elevato ( 21 milioni di euro) il Comune di Catanzaro lo deve proprio alla Sorical (messa in liquidazione) per la fornitura di acqua fino al 2004. E cosa farà ora Sergio Abramo? Chiederà il conto da presidente della Sorical o chiederà un rinvio del pagamento da sindaco di Catanzaro? Ma addossare la colpa di tutto ciò ad Abramo sarebbe davvero ingeneroso. Evidenti responsabilità sono da attribuire anche all’ex sindaco, Rosario Olivo, la cui gestione fallimentare della città è sotto gli occhi di tutti, senza dimenticare i sette mesi di Michele Traversa. Entrambi continuavano a ricapitalizzare con fondi comunali le partecipate, nominando i propri amministratori, senza pretendere da questi veri e propri piani di risanamento delle società da essi gestite. Una nomina, in particolare, spicca per modalità e tempistica: quella voluta dalla giunta Olivo che negli ultimi giorni di mandato elettorale incaricava Giuseppe Grillo quale amministratore della “Catanzaro Servizi”. E proprio su questa società, la Corte dei Conti chiede a gran voce di fornire chiarimenti, date le notevoli discrasie tra i crediti registrati nelle scritture contabili della Spa e quelle riportate a bilancio del Comune, proprietario al 100 % della Catanzaro Servizi. Giusto per non farsi mancare nulla, Giuseppe Grillo è rinviato a giudizio, in qualità di amministratore unico della Sial Service srl, con l'accusa di abuso d'ufficio a seguito di un'inchiesta sulla gestione dello Spisal, il Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Azienda sanitaria di Catanzaro. Nello stesso giorno, sempre Grillo è raggiunto da un avviso di garanzia nell’intricata inchiesta relativa al Parco Romani, in cui tra gli altri indagati figurano anche il presidente di Confindustria Calabria,Giuseppe Speziali, il presidente dell'associazione degli industriali di Catanzaro, Giuseppe Gatto, l’ex consigliere comunale e amministratore delegato della società Parco Romani, Francesco La Cava, il presidente dell'Ordine degli architetti e tecnico del Comune di Catanzaro, Biagio Cantisani, la dirigente comunale Alba Felicetti e lo stesso ingegnere Romani.
“Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene”
E mentre Catanzaro precipita, le altre città non stanno certo a guardare, approfittando del momento di debolezza del capoluogo di regione per affondare i propri colpi campanilistici. Da Reggio arriva il taglio del nastro del nuovo centro di Cardiologia che costituisce, dichiara Scopelliti, “un altro passo in avanti significativo che spero ci porti, in tempi brevi, all'avvio di Cardiochirurgia”. Sempre da Reggio Calabria parte l’iniziativa di distaccare una sede dell’Accademia di Belle Arti nella città di Crotone, sminuendo e by-passando la sede storica catanzarese. Sull’asse Cosenza- Roma, invece, viaggia un’improbabile intesa per portare la facoltà di Medicina e Chirurgia tra i cubi dell’Unical di Arcavacata. Una moltiplicazione di sedi che oltre al danno suonano come una vera e propria beffa per Catanzaro che ha già sacrificato sull’altare della spending review la sua sede di Scuola di Magistratura a vantaggio della piccola città di Scandicci.
Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”.

venerdì 6 luglio 2012

Bye bye scuola di magistratura

Qualcuno l’avrà forse dimenticata, ma la questione della Scuola di Magistratura sta lasciando ancora qualche strascico. Non a Catanzaro, dove tutto tace oramai (fatta eccezione per il tentativo di revocazione della sentenza emanata dal Consiglio di Stato), ma nella città di Benevento in cui nessuno ha ancora digerito il fatto che la scuola sia stata definitivamente indirizzata verso Scandicci, piccolo comune alle porte di Firenze. Ed è anche grazie alla stampa sannita, da cui attingo a piene mani, che ripercorro nuovamente la storia della Scuola di Magistratura per confermare l’esclusiva responsabilità politica di questo pasticcio in salsa calabro-campana. Una politica che, pur di vincere nei vari territori, è disposta a promettere tutto e il suo contrario, tentando di ubriacare la moglie catanzarese e mantenere piene le botti (elettorali) di Benevento, piuttosto che ragionare in maniera strategica e pragmatica nei confronti delle realtà locali. Partiamo dal 2009, anno in cui il Tar decideva favorevolmente nei confronti di Catanzaro destinando la scuola nella città dei tre colli. Il sito di informazione sannita “Ntr 24” pubblicava la notizia di un compromesso sancito tra le due città contendenti, ottenuto grazie alla “lungimiranza” dell’allora ministro della Giustizia, Angelino Alfano, il quale salomonicamente decideva di assegnare sia a Catanzaro che a Benevento la propria scuola di Magistratura. “Cchiu scuole di magistratura ppe' tutti” avrebbe detto il sempre attuale Cetto Laqualunque. Ma l’accordo piacque tantissimo alla delegazione sannita che in quei giorni riceveva le garanzie del Ministro, restando in attesa del provvedimento normativo e finanziario che legittimasse tali parole. Passa un anno abbondante,  ma di scuole non se ne vede manco l’ombra e allora tocca alla parlamentare Pdl campana, Nunzia De Girolamo, tranquillizzare gli animi dubbiosi dei sanniti con le seguenti dichiarazioni , del 25 febbraio 2011, rilasciate alla testata on-line Ntr24 : "Le rassicurazioni fornitemi questa mattina dal ministro Alfano sull'impegno assunto a ottobre scorso in occasione della Festa del Pdl a Benevento, su quale sarà la sede della futura Scuola di Magistratura, testimonia la grande attenzione del Governo Berlusconi, e in particolare del ministro stesso, per il Sud e, nello specifico, per il Sannio". Parole che suggeriscono e anticipano  (per tempistica e contenuto) una nuova e più importante competizione rispetto alla scuola di Magistratura: le elezioni amministrative. E più si entrava nel vivo della tornata elettorale e più si tiravano in ballo promesse a destra e a manca. 10 maggio 2011 (fonte Ntr24), il Ministro Alfano arriva a Catanzaro per sostenere la candidatura di Michele Traversa e sulla scuola si esprime così “Come potete immaginare che a questa città venga sottratta la scuola di magistratura?" Se sarà possibile farla allo stato delle carte la faremo allo stato della carte  e se sarà necessario un intervento legislativo che, definitivamente, chiarisca il tutto, lo faremo e non sarà fatto in contrasto con Benevento”. La stessa frase il Ministro Alfano la ripeterà il giorno dopo proprio nella città di Benevento aggiungendo, oltre allo stato delle carte, anche quello dell’arte (con tanto di video intervista) avventurandosi in una lettura post-moderna della famosa supercazzola prematurata con scapellamento a destra di mascettiana memoria (spero che il grande Ugo Tognazzi non si rivolti nella tomba per il paragone). Ma la neo-zingarata non provoca risate, bensì applausi a scena aperta e a città unificate, da Catanzaro e Benevento. Intanto le elezioni passano, i ministri si avvicendano e con l'avvento di Nitto Palma alla giustizia le cose si avviano verso una soluzione "definitiva", con l'annuncio di una imminente firma su un nuovo decreto che possa assegnare  a Benevento quanto meno la sede amministrativa della Scuola di Magistratura. E' il Sannio Quotidiano (04 novembre 2011) questa volta, a riportare la notizia, concludendo il pezzo con questa frase "Del resto recuperare Benevento è un risultato politico perché le sentenze hanno comunque dato ragione a Catanzaro". Evidentemente, lo stesso Ministro Palma, eletto in Parlamento nel collegio calabrese, non godeva di buona memoria, dimenticando l'annuncio fatto solo qualche mese prima (03 agosto 2011) nella città di Catanzaro, inviando addirittura come suo tramite il direttore generale del Ministero di Giustizia per passare alla fase esecutiva della scuola di Magistratura. Nessun cenno viene effettuato nel comunicato (tratto da Newz.it) riguardo l'eventuale divisione di competenze con Benevento. Arriviamo finalmente ai giorni nostri e, visti gli esiti infelici sia per Catanzaro che per Benevento, nel capoluogo sannita è il momento della resa dei conti. Nitto Palma, tramite un'intervista al Sannio Quotidiano,  se la prende con Cimitile e Pepe, rispettivamente presidente di provincia e sindaco di Benevento, entrambi di centrosinistra, rei di non aver voluto accettare "il compromesso storico". Un compromesso tra le due città (forse sarebbe meglio dire tra le rappresentanze politiche) confermato anche da Michele Traversa in persona, che sempre sul Sannio Quotidiano descrive la beffa oltre che il danno economico sia per l'una che per l'altra parte. Catanzaro, infatti, spese due milioni di euro per ristrutturare Palazzo Doria e renderlo adeguato ad accogliere i magistrati in formazione. Ovviamente, anche per l'ex sindaco del fare, ora solamente parlamentare, le colpe di tutto ciò erano da ricercare in Aniello Cimitile e Fausto Pepe, i quali, però, non rimasero a guardare e replicarono alle accuse sulle colonne della Gazzetta di Benevento,  in un rimpallo di responsabilità e di scarica barile come solo Pd e Pdl riescono a fare. Un clima avvelenato e di stracci volanti che non sembra minimamente toccare la città di Catanzaro, dove l'attuale leader (si fa per dire) del centro-destra, Angelino Alfano, è tornato di recente per sostenere la candidatura di Sergio Abramo, omettendo ovviamente la questione della scuola di magistratura e preferendo il più nobile tema del  bene comune. Applausi a scena aperta e appuntamento alle prossime elezioni politiche, quando tutti i segretari di partito scenderanno nuovamente in Calabria per garantire il loro vivo e vibrante interesse, giurando amore eterno nei confronti di un terra che (a seconda di chi sarà lo schieramento vincente) sarà pronta a voltare definitivamente pagina.Quasi quasi preferivo la supercazzola!

martedì 3 luglio 2012

Blublublu le mille auto blu

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Tutti le odiano, ma nessuno riesce a sapere quante siano esattamente. Emblema per eccellenza della casta, le auto blu sono sopravvissute finora all'ondata di indignazione collettiva che, almeno a parole, pare abbia investito il Paese. Sembra davvero che la nostra politica non riesca fare a meno delle loro corazze a quattro ruote, pronte a spostare le loro nobili terga da un parte all'altra dello stivale. Tuttavia, da quasi un anno ormai è in vigore un decreto che si pone come obiettivo di conoscere, regolamentare e ridurre le migliaia di auto blu sparse per l'Italia. Anche a tale scopo nasce il sito http://www.censimentoautopa.gov.it/ , creato ad hoc per avere una visione chiara ed esaustiva sull'intero parco macchine delle Pubbliche Amministrazioni che, obbligatoriamente e ogni anno, devono fornire in via telematica l'elenco di tutte le autovetture a qualunque titolo possedute (acquistate, noleggiate o in leasing). Cosi, senza faticare più di tanto e con un semplice click sul sito istituito dal Governo Italiano è possibile conoscere il numero, la cilindrata, l'utilizzo e anche il marchio delle famose auto blu che scorrazzano per le strade calabresi. La nostra Giunta Regionale,ad esempio, ha al suo attivo la bellezza di 113 autovetture, 89 di proprietà e 24 a noleggio, di cui solo 20 sono a disposizione di uffici e servizi. Ma a sorprendere non è tanto il numero delle auto in dotazione, quanto piuttosto di quelle NON utilizzate, ben 68, che la Regione tiene ferme ai box forse per le loro condizioni non ottimali, sobbarcandosi presumibilmente il costo del bollo e dell'assicurazione obbligatoria per ognuna di esse( a meno che non siano auto d'epoca). La situazione migliora con le auto appartenenti al Consiglio Regionale, “appena” cinque (quattro di grossa cilindrata) tutte utilizzate e comprensive di autista. Arriviamo al nostro ente intermedio, ossia la Provincia di Catanzaro che con le sue 11 auto, per la maggior parte di grossa cilindrata, si attesta come la penultima di una speciale classifica con le consorelle che vede primeggiare la Provincia di Cosenza con 29 auto (c'è da dire, però, che il territorio Bruzio è molto più esteso rispetto al catanzarese), tallonata dalla Provincia di Reggio con 27 , dalla Provincia di Crotone con 20 e dalla Provincia di Vibo, fanalino di coda, con 10 auto. La classifica viene sconvolta, invece, se si guarda ai comuni capoluogo con Reggio capofila dall'alto delle sue 51 auto, seguita dal Comune di Catanzaro con 48, Cosenza 22, Vibo Valentia 21 e Crotone con appena 8 auto. C'è da chiarire, tuttavia, che la definizione di auto blu (soprattutto nel suo significato più o meno velato di privilegio o spreco) mal si addice alle auto in dotazione dei comuni e delle province, per la stragrande maggioranza di piccola e media cilindrata, e soprattutto a disposizione dei vari uffici competenti piuttosto che a vantaggio della politica. Tuttavia, è sempre bene avere una situazione esaustiva del parco auto appartenenti alle P.A. per intervenire con tagli e risparmi laddove sia possibile, evitando così quei costi aggiuntivi, come la manutenzione, il rifornimento di carburante, i pneumatici che ogni veicolo si porta inevitabilmente dietro. Magari gli enti interessati stanno già percorrendo questa strada, visto che i dati del censimento fanno riferimento al 2011 ( quelli del 2012 saranno pubblicati a breve), e nel frattempo avranno già dismesso quantomeno le auto non utilizzate, ma portare a conoscenza questi dati credo sia utile a far sì che questo avvenga più rapidamente e nel miglior modo possibile. Infine vi lascio con una curiosità: visionando il dato sul parco auto dell'Asp catanzarese (ben 121) ho notato la presenza di una Aston Martin! Che sia il lascito di gratitudine da parte di un qualche paziente facoltoso? Oppure la prestigiosa casa automobilistica inglese,ora, si è messa a produrre veicoli commerciali alla portata anche di una Azienda Sanitaria?
Errata Corrige: L'Aston Martin che tuttora compare nel sito http://www.censimentoautopa.gov.it/  tra le auto attribuite all'Asp di Catanzaro è frutto di un grossolano errore nei sistemi informatici istituzionali. Non si tratta, dunque, di una Aston Martin, bensì di una Panda Multijet 2011 Gasolio, utilizzata per servizio veterinario dall'Asp catanzarese. Un sentito ringraziamento va all'autore della pronta e immediata segnalazione. La trasparenza dimostra la sua utilità anche in questo caso, evitando alla fonte eventuali equivoci e/o lungaggini burocratiche per chiarire l'errore.

venerdì 22 giugno 2012

Catanzaro: trasparenza da bollino rosso


E venne finalmente il giorno del primo consiglio comunale della terza era Abramo. Dopo “appena” quarantaquattro giorni dallo spoglio che sancì la vittoria a bruciapelo del centrodestra, ecco finalmente riunirsi i nostri eletti. Tra le notizie più interessanti della seduta, oltre a quella fondamentale di una prevalenza in aula di cravatte blu, c’è anche la proposta dell’intera opposizione di trasmettere in diretta audio-video le riunioni del consiglio comunale per “dare corso ai principi di imparzialità della pubblica amministrazione e di trasparenza”. Lasciando da parte gli inutili paroloni che accompagnano la proposta, mi soffermo un attimo sull’ultima parte in cui testualmente si afferma “le riunioni del consiglio comunale possono essere oggetto di riprese audio/video, salvo espressa dichiarazione contraria della stessa assemblea”. Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire, dal momento che lo stesso consiglio, pur approvando la proposta di diretta televisiva, potrebbe immediatamente ritirare il suo consenso su specifiche sedute, magari quelle più scomode, con buona pace della tanto invocata trasparenza. Addirittura, la stessa proposta è stata oggetto di un’accesa discussione tra Pd e Dirittocrazia su chi avesse avuto la paternità dell’idea, dimenticando che la stessa fu formulata da Grillo (quello dell’antipolitica) tanti anni fa, ma evidentemente a Catanzaro le notizie arrivano con qualche lustro di ritardo. In ogni caso, prescindendo da chi abbia avuto la paternità dell’idea, ho già avuto modo di illustrare la mia modestissima opinione sull’argomento, non essendo per niente convinto sulla diretta televisiva come panacea di tutti i mali e preferendo una trasparenza nei documenti piuttosto che nelle parole (verba volant scripta manent, non serve conoscere il latino per apprezzare la saggezza di questo antico proverbio). Più e più volte mi sono sgolato per invocare una maggiore trasparenza del sito comunale, quello si vera e propria fonte di certezza, se solo venisse adeguato alle normative vigenti in materie. Ma così evidentemente non è, se solo qualcuno consultasse il sito istituzionale del ministero della funzionepubblica e la semplificazione, dove troviamo un’interessante sezione chiamata bussola della trasparenza. Basta inserire l’indirizzo web o il nome del vostro Comune e il sistema calcolerà immediatamente lo stato di trasparenza del sito istituzionale rispetto alle linee guida del 2011. Inserisco l’url di Catanzaro ,ovviamente, e dall’ultimo monitoraggio effettuato ( 08/06/2012), emerge che solo otto di quarantatre indicatori soddisfano i principi e le norme sulla trasparenza amministrativa. E il sito del ministero offre anche una dettagliata analisi su quali punti non siano completamente soddisfatti indicandoli con una simpatica faccina rossa. Ma anche l’unica faccina verde assegnata al Comune di Catanzaro non ha tanto da sorridere, poiché attesta semplicemente la presenza della pubblicità legale (cioè l’esistenza dell’Albo pretorio, non le sue modalità di redazione). Per il resto è tutto un susseguirsi di smile rossi e gialli, proprio come i colori della nostra bandiera: dagli incarichi retribuiti conferiti ai dipendenti pubblici e soggetti privati, all’istituzione di albi telematici dei beneficiari di provvedimenti di natura economica( ossia chi percepisce denaro pubblico); dai tempi medi di pagamento relativi agli acquisti di beni, servizi e forniture (che sarebbero molto utili alle aziende in difficoltà) ai dati concernenti consorzi, enti e società di cui le pubbliche amministrazioni facciano parte (le  strutture delle partecipate in parole povere). Anche per quanto riguarda i bandi di concorso, di gara e addirittura i bilanci (già i bilanci) la nostra bussola di trasparenza non va al di là del colore giallo. L’elenco è davvero lunghissimo, e sono diversi i settori contraddistinti dalla parola “requisito non rispettato”, ma vorrà dire che ai tanti indicatori in rosso segnalati dal sito ufficiale del Ministero, noi catanzaresi contrapporremo le altrettanto numerose cravatte blu dei consiglieri. Almeno per quelle la diretta televisiva sarà utile.

domenica 10 giugno 2012

Catanza Road



Se al posto delle famosissime strisce bianche di Abbey Road, i Beatles avessero scelto quelle di Catanzaro per la loro storica copertina dell'omonimo album, eh bè, allora avrebbero avuto più di qualche problema. Il povero Paul (l'unico a piedi nudi)avrebbe finalmente dato concretezza alle leggende sulla sua morte per via dei sassi, della polvere e dell'incuria delle strade catanzaresi, mentre il geniale autore della fotografia si sarebbe dovuto improvvisare anche imbianchino, viste le strisce bicolore della città sui tre colli. Il bianco nuovo e splendente dei nuovi interventi di manutenzione si sposa con il grigio sbiadito dell'asfalto, consumato e rattoppato qua e la, tutti  insieme appassionatamente per un'atipica segnalazione stradale. Siamo una città "on the road" o se preferite "ammenzu na strata", come dice il grande Enzo Colacino  che da anni ha avvertito e denunciato ( a suo modo) il problema. Ma cosa vuoi che sia qualche striscia pedonale sbiadita? E le strade asfaltate solo a metà sono sempre meglio di una mulattiera impolverata e pericolosa per i passanti. Sempre a parlar male della tua città. Già immagino i pensieri di qualcuno nel leggere questo post. Eppure, anche da una striscia dipinta male credo si possano cogliere preziosi elementi su come siano effettuati i lavori di manutenzione nel capoluogo di regione. La prima riflessione riguarda i limiti del privato che, una volta ottenuto l'incarico, si attiene scrupolosamente e legittimamente al suo capitolato occupandosi del proprio fazzoletto di strada, dipingendo addirittura solo alcune delle strisce pedonali interessate con buona pace delle altre. La seconda riguarda l'evidente inefficienza del pubblico (incarnato in questo caso dal Comune) che  non riesce a controllare e assicurare un certo standard nella qualità dei lavori appaltati, preoccupandosi più dell'esatto posizionamento delle strisce blu (dei parcheggi a pagamento), quelle si ben visibili e splendenti, piuttosto che dell'incolumità dei pedoni. Il terzo spunto riguarda ovviamente la politica che, alternandosi di colore nelle varie amministrazioni comunali, ha fretta di comparire, di mostrare il suo tempestivo intervento dando una spruzzatina di asfalto qua e la, così come fanno i cani per marcare il proprio territorio. Se il catrame non basta si provvede allora ad una sua razionalizzazione, nell'intento di coprire (non ha importanza come) quanti più quartieri possibili e dare così ai propri residenti la parvenza di un qualche interessamento. Ma c'è un'altra ragione che va oltre la logica del più bieco tornaconto elettorale per confluire in quello più robusto dell'interesse economico. Ed è proprio con quest'ultimo termine, adottato al femmile, che le amministrazioni comunali procedono sovente nell'assegnazione dei lavori. Fate attenzione alle parole, perchè i famosi lavori in economia o a carattere di urgenza disposti dalle pubbliche amministrazioni potrebbero dare l'impressione di un qualche risparmio per i cittadini e di interventi improcrastinabili a vantaggio della collettività. Questo è vero solo in parte e nemmeno in tutti i casi. La cosa che non tutti sanno è che tali interventi sono effettuati in deroga alle norme sull'evidenza pubblica, si, insomma, un modo rapido per aggirare le lunghe e noiose procedure degli appalti, che se adottate con criterio garantirebbero trasparenza ed efficienza. Sarà,invece, il politico, attraverso la sua longa manus, ad assegnare con la formula del "cottimo" fiduciario, i lavori di estrema urgenza alla ditta che più gli aggrada. E più l'urgenza dura e più i lavori andranno avanti o, magari, saranno procrastinati o riassegnati sine die. Sempre lo stesso politico, nelle vesti di amministratore comunale, non avrà nessun interesse nel controllare il buon andamento dei lavori, né tantomeno valuterà l'eventualità di assegnarli ad altri, visto il suo rapporto di "fiducia" con la ditta esecutrice. Ed allora ecco spiegato l'arcano dei lavori in economia: si spacchetta la somma complessiva prevista per le spese in modo tale da non superare la soglia che impone l'obbligatorietà degli appalti. In un sol colpo si creeranno nuove o vecchie ditte schiave e assoggettate al volere della politica che, a loro volta, non avranno alcun interesse a cambiare continuamente i propri interlocutori. Una fidelizzazione dei rapporti che rende l'uno dipendente dall'altro, con favori personali e clientelismi facili ad aprire la pericolosa e probabile  breccia delle mazzette. A farne le spese, ovviamente, non sono solo le ditte che non riescono ad introdursi in questo sistema gelatinoso, ma l'intera città spogliata costantemente di quel minimo di progettualità e programmazione necessarie per garantire uno straccio di sviluppo e decoro urbano.E chissà, forse proprio le strade catanzaresi avranno ispirato i quattro ragazzi di Liverpool nella scrittura della loro "The Long and Winding Road", la struggente canzone che ne sancì in seguito la separazione. Forse nemmeno i mitici Beatles erano più disposti a percorrerle!

giovedì 17 maggio 2012

Resistere, reagire, controllare.

Nella vana speranza che siano fugati tutti i dubbi sui presunti brogli elettorali alle ultime amministrative catanzaresi e nell’angosciante incertezza riguardo l’indagine a carico di un prossimo consigliere comunale per il gravissimo reato di voto scambio, vediamo di capire quali siano gli unici punti fermi rimasti all’ombra dei tre colli. Uno di questi è il totale fallimento dell’intera classe dirigente cittadina, da sinistra a destra passando per il centro, e chi non lo ammette, vuol dire che non vive nella città di Catanzaro, non ne legge i suoi bilanci, non ne percorre le sue strade dissestate, non ne respira l’odore nauseabondo dei suoi quartieri, e, soprattutto, non ne osserva il volto dei suoi tanti giovani e vecchi rassegnati ormai ad una vita di stenti in mancanza di uno straccio di lavoro. Un’altra certezza è che il prossimo Consiglio Comunale (qualora fosse proclamato) sarà composto da indagati, condannati in primo grado (per stessa ammissione del sindaco Abramo nel corso di una diretta televisiva) e dagli ormai soliti e immancabili trasformisti che cambiano partito e schieramento a seconda di come soffia il vento. Pur rispettando il principio di non colpevolezza fino ad una sentenza passata in giudicato che ne dimostri il contrario, e pur mantenendo fede alla volontà degli elettori che, nonostante tutto, hanno deciso di affidare ai propri consiglieri di fiducia la loro rappresentanza, mi sia lasciato almeno il beneficio del dubbio riguardo alla bontà amministrativa del futuro Consiglio, visti i precedenti delle alterne maggioranze e opposizioni sin qui insediatesi a Palazzo De Nobili. E poiché il dubbio non assale soltanto chi scrive ma i tanti catanzaresi che per diverse ragioni non sono andati a votare o l’hanno fatto “turandosi il naso”, non resta che reagire mantenendo alto il controllo sui nostri eletti. Un modo può essere certamente quello di trasmettere in diretta web le sedute del consiglio comunale, ma in attesa di una sua (improbabile) attuazione, sappiate che non è il solo strumento utile a garantire quella trasparenza tanto invocata e mai perseguita dai partiti di diverso colore. Un mezzo certamente efficace, già nelle nostre disponibilità, è la consultazione giornaliera di quell’albo pretorio on-line che ogni comune deve obbligatoriamente dotarsi. Solo spulciando tra i vari provvedimenti in esso contenuto, ad esempio, possiamo scoprire quanto ha stanziato il nostro comune durante i sette mesi della passata sindacatura nei confronti dei gruppi consiliari. Centoseimila euro complessivi elargiti, mese dopo mese, nei confronti delle varie liste di maggioranza e opposizione presenti in Consiglio, ad eccezione del gruppo Autonomia e Diritti che stranamente non ne ha mai fatto richiesta. E sempre dall’albo pretorio passa qualsiasi spesa relativa alla manutenzione di una strada, all’acquisto di beni di consumo per gli uffici comunali, alla concessione di contributi nei confronti di un’associazione per le diverse attività. Sarà un caso, ma proprio gli atti che contengono questi impegni e liquidazioni di spesa risultano, in più di un’occasione, davvero difficili da consultare sul sito del Comune di Catanzaro, dove si omettono a volte gli importi delle spese, a volte i beneficiari, o persino l’attività interessata. Nessun problema per quanto riguarda le delibere di giunta e di consiglio che sono pubblicate nella loro interezza e subito dopo essere state approvate. Le difficoltà, invece, sorgono quando si vogliono conoscere le determine dirigenziali, ossia i provvedimenti adottati dai dirigenti dei diversi settori comunali per affrontare spese, acquisti e via discorrendo. Queste sono pubblicate in rete in un unico file pdf e con estremo ritardo, mediamente il mese successivo alla loro adozione. L’aggregazione di un numero cosi corposo di determine (a volte superano le centinaia) frustra la pazienza di un semplice cittadino che, pur non essendo avvezzo alla burocrazia locale, decida di controllare se il proprio comune spenda bene i propri soldi. Ma l’albo pretorio on-line del Comune di Catanzaro riesce a far peggio non pubblicando nella sua interezza le singole determine e limitandosi a trascrivere il solo oggetto che ne dovrebbe (ma non lo fa) anticipare il suo contenuto. Eppure, sull’obbligatorietà di pubblicazione delle determine dirigenziali si è espressa addirittura la Corte Costituzionale nel lontano 1979, preceduta dal Consiglio di Stato nel 1977,  seguite entrambe da altre pronunce simili adottate negli anni successivi. E poiché dal 2011 è imposto obbligatoriamente alle pubbliche amministrazioni di abbandonare l’albo pretorio cartaceo e dotarsi esclusivamente di quello on-line, va da sé che le attuali pubblicazioni delle determine del Comune di Catanzaro risultino quantomeno oscure e incomplete, per non dire illegittime. Ma non è in punta di diritto che voglio ridurre la questione, quanto piuttosto su di un principio di ragionevolezza che accomuna tutti noi nel mentre effettuiamo un banale acquisto. All’atto di decidere come spendere una qualsiasi cifra, infatti, abbiamo bisogno di conoscere il costo prima ancora del beneficio e non si comprende perché non si possa fare altrettanto con le spese affrontate dal comune in cui si vive che usufruisce delle nostre tasse. E allora chiediamoci sempre quanto sarà costato un convegno, uno spettacolo, una festa di quartiere, una pubblicità sui siti d’informazione, una missione del nostro consigliere eletto, una riparazione di una strada che il Comune ha così alacremente disposto per noi, pretendendone sin da ora la pubblicazione integrale nel rispettivo albo pretorio. Chiediamoci chi sono i soggetti beneficiari di quella somma e perché sono stati scelti proprio loro in luogo di altri. Non deleghiamo nessuno a far ciò. Opponiamoci sin da ora allo sfascio economico e finanziario della nostra città e controlliamo la concessione di ogni minimo centesimo. Non aspettiamo che siano i partiti a farlo per noi, perché in tal caso potrebbe essere già troppo tardi.

venerdì 11 maggio 2012

Comunque vada sarà insuccesso

Una sconfitta per tutti. Non riesco a trovare altri termini per riassumere la squallida situazione pre e post-elettorale delineatasi nella città di Catanzaro. E l’affermazione deriva non solo dalle ombre di brogli elettorali, dall’indagine sulla compravendita di voti a carico del candidato della lista civica “Per Catanzaro”,Francesco Leone, ma anche dalla legittima e democratica elezione dei “nuovi” consiglieri che tra qualche giorno siederanno a Palazzo De Nobili. Sulle prime sarà come sempre la magistratura ad avere l’ultima parola, accertando se vi siano stati o meno condizionamenti, errori nel calcolo delle schede vidimate, soldi da elargire ai propri elettori. Sui secondi è stata la città, o almeno una sua parte, ad esprimere il suo orientamento rieleggendo i propri candidati, evidentemente paghi per l’ottimo lavoro in Comune sin qui svolto, o votando le new entry sulla scia di un nuovo o antico rapporto di fiducia . Catanzaro ricorderà a lungo questi interminabili giorni di spoglio non tanto per il dubbio sui voti di scambio, cui la città si è rassegnata da tanto tempo, quanto piuttosto per aver appreso con certezza il suo carattere decisivo nel determinare la vittoria elettorale. Centotrenta voti, infatti, sono utilissimi per sancire l’elezione al primo turno di Sergio Abramo, evitando così il ballottaggio, ma si rilevano assai esigui se rapportati ai cinquecentosettantacinque ottenuti dal neo consigliere comunale Francesco Leone sul quale pesa come un macigno, l’inchiesta sulla compravendita di voti. Tuttavia, dall’altro lato non riesce a convincermi la pseudo- battaglia per la legalità organizzata in fretta e furia dal Pd catanzarese nei giorni del caos totale in cui si susseguivano rapidamente le notizie d’irregolarità nei seggi elettorali. E non mi convince non solo perché il sit-in davanti la Prefettura è stato sbandierato al grido di “Scalzo sindaco”, mortificando le intenzioni di chi da semplice cittadino avrebbe voluto urlare il suo sdegno, quanto piuttosto per la partecipazione allo stesso presidio da parte di un esponente e consigliere provinciale del Pd condannato in primo grado per truffa. E’ la solita e spocchiosa ipocrisia della sinistra che in virtù di una superiorità morale smentita dai fatti si arroga il diritto di appropriarsi di un concetto e di un valore come la legalità che non ammette figli o figliocci, ma solo fedeli fautori. Una schizofrenia dimostrata anche nell’insinuare il dubbio sui voti dei Rom espressi nel quartiere Santa Maria a favore di Sergio Abramo, tacendo sul successo di Scalzo in un altro quartiere non certo felice come Pistoia. Ma non era la sinistra a difendere i valori dell’eguaglianza, senza alcuna discriminazione di sesso, razza o etnia, al contrario di una destra razzista e xenofoba? E cosa dovremmo dire, allora, di una destra locale, tanto devota al suo imperatore decaduto Silvio Berlusconi, il quale per anni ha parlato di brogli da parte dei comunisti all’indomani di ogni sconfitta elettorale, che richiama ora al senso di responsabilità delle coalizioni perdenti? Per non parlare della sua chiusura di campagna elettorale incentrata sulla figura di Francesco Rutelli, ex avversario del Cavaliere, e coinvolto indirettamente nella nota faccenda del tesoriere della Margherita, Lusi.  Gli interrogativi sono in realtà pura retorica utili solo per far comprendere come non si possa ridurre e semplificare un ragionamento dietro sterili e ormai superati schemi di partito.  Ma se i partiti escono con le ossa rotte da questa ennesima tornata elettorale, non può dirsi che la cosiddetta società civile ne venga fuori bene. Tanti, infatti, saranno stati i voti di questa ad arricchire i già ampi consensi dei vari consiglieri comunali che da qui a breve s’insedieranno a palazzo. Uno di questi, ad esempio, è Carlo Nisticò, ex Pd, presidente della commissione urbanistica nella giunta Olivo, passato nell’Udc con lo stesso incarico durante la mini sindacatura Traversa, eletto nella Lista “Scopelliti presidente” con ben ottocentotrentatre voti. Un ottimo risultato per l’unico nome della politica svelato tra i tanti omissis coinvolti in un’inchiesta condotta dalla procura su mafia e appalti e che riguarda direttamente il Comune di Catanzaro. Sfonda ed è eletto come primo nella lista di “Catanzaro con Abramo”, Tommaso Brutto, che si aggiudica seicentoottantotto consensi, nonostante penda una sentenza di condanna in primo grado per truffa al pari del già citato Bruno del Pd. Nessun avviso di garanzia o alcuna indagine ha raggiunto,invece, il più votato tra i consiglieri comunali, Sinibaldo Esposito che dall’alto dei suoi milletrecentosedici voti supera addirittura l’assessore regionale al personale, Mimmo Tallini. Il paradosso è che mentre il nostro presidente della Fondazione Campanella si appresta ad insediarsi al Comune, i dipendenti della stessa fondazione protestano in piazza per i loro mancati stipendi e per un futuro che si annuncia sempre più infausto. Ora, addossare tutte le colpe di questa situazione nei confronti di Esposito è piuttosto ingeneroso, visto le responsabilità diretta della Regione Calabria governata  prima da Agazio Loiero e ora da Giuseppe Scopelliti, ma ci sarà pure un demerito da attribuire nei confronti del suo attuale Presidente? Così evidentemente non ha pensato l’elettorato che si dimostra coerente nelle proprie intenzioni di voto premiando, dall’altra parte, Manuel Laudadio, figlio del più noto Franco, ex presidente dell’Ambiente e Servizi di Catanzaro con un passato di assessore regionale ai trasporti. Una scientifica e metodica coerenza contraddittoria che ha portato all’elezione di Francesco Passafaro (presidente del consiglio comunale durante la giunta Olivo, passato con Traversa nelle scorse elezioni e rientrato ora nei larghi ranghi del Pd),  Roberto Guerriero, da sempre socialista, con una piccola parentesi a favore dell’uomo del fare, ed  Eugenio Riccio, ex esponente del movimento Catanzaro nel Cuore, consigliere di maggioranza nelle alterne sindacature di sinistra e destra. Di fronte, dunque, ad una Catanzaro che appare sempre più come l’incarnazione di Babilonia, non posso dimenticare, proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Bob Marley, il suo messaggio di redenzione, affinché siano spezzate definitivamente le catene che tengono ancora in ostaggio le nostre menti. Solo così potremo impedire quel fallimento per la nostra città che sembra proprio dietro l'angolo!

lunedì 16 aprile 2012

Tu chiamale se vuoi…contraddizioni.


Se c’è una cosa che sembra accomunare un po’ tutti gli schieramenti di questa ennesima tornata elettorale catanzarese, questa è certamente la contraddizione. Una musa delle incoerenze e dei controsensi che ispira ad ogni piè sospinto i diversi candidati al consiglio comunale del capoluogo di regione. E come ogni buona divinità che si rispetti, la nostra suggeritrice del non senso è restìa a mostrare il suo vero volto ai più, celandosi dietro le infinite guerre di comunicati stampa che hanno come unico scopo quello di sbiadire le sue forme contraddittorie. Ma musa significa anche memoria ed è proprio a questa che bisogna ricorrere per capire un po’ di più di queste elezioni 2012. 

Prendiamo l’esempio di Luciano Celia, presidente di Fratelli d’Italia - Movimento Indipendentista Meridionale che alle scorse elezioni si era posto come l’anello di distruzione della partitocrazia per dar voce alle necessità concrete dei cittadini senza ideologie. E per far dare più peso alla sua candidatura a sindaco fece arrivare nella città dei trecolli la senatrice Adriana Poli Bortone, appartenente al gruppo di Coesione Nazionale, ossia il riflesso dei Responsabili alla Camera che, al pari di Scilipoti & Co, diede la fiducia al Governo Berlusconi prima di sprofondare nello spread. Per Celia andò male, anzi malissimo, prendendo appena lo 0,39% dei voti, ma ciò non impedì al nostro di annunciare l’ennesima candidatura a sindaco, non prima di aver cambiato il nome del suo movimento in Sud Italia (SI), e subito dopo aver scritto tramite web una richiesta di aiuto al Movimento Cinque Stelle guidato da Beppe Grillo, riconoscendone gli eguali valori e le medesime intenzioni di rinnovamento della politica. Chissà cosa direbbe ora il comico genovese sulla decisione di Celia di ritirare la sua candidatura a sindaco per confluire nello schieramento di centrodestra. Belin! 

Insieme a Celia, tra i partiti che appoggiano Sergio Abramo troviamo Azione Popolare, un movimento che fa capo a Silvano Moffa di cui abbiamo già parlato in questo blog. Di Moffa (anch’egli tra i Responsabili per votare la fiducia al governo Berlusconi) sta circolando con insistenza una sua proposta di legge sugli equi compensi ai giornalisti, ma nessuno vi ha detto che lo stesso è anche primo firmatario della reintroduzione delle immunità parlamentari. Ma lasciamo Moffa al suo lavoro da deputato e concentriamoci invece sui suoi collaboratori calabresi, come Giuseppe Mazzullo, di Azione Popolare, che sullo stesso sito del movimento grida il suo basta alla politica delle annunciazioni  “intrapresa anche dal candidato sindaco del centrodestra Sergio Abramo che mistifica la realtà visto che opere come il Politeama e l’area Magna Grecia e anche lo sblocco della funicolare si devono alla Giunta Gualtieri”. Pochi giorni dopo, ed ecco l’intero entourage di AP confluire nello schieramento di quell’Abramo mistificatore (Mazzullo docet) compresi anche quegli esponenti che nel corso della prima conferenza stampa paragonarono Michele Traversa al comandante Schettino, colpevole di abbandonare la nave che affonda.
 Ma se Atene piange, Sparta di certo non ride, e sul fronte opposto troviamo Scalzo impegnato nella precedente campagna elettorale a denunciare il trasformismo di tanti esponenti del centrosinistra che dopo il classico salto della quaglia si presentavano alle urne a fianco di Michele Traversa. A distanza di appena sette mesi, ecco il giovane esponente del Pd benedire il ritorno alla casa madre di candidati consiglieri come Benedetto Cassala e Francesco Passafaro, ed accogliere a braccia aperte la lista di Vincenzo Ciconte, per mesi impegnato a costruire una coalizione di centro alternativa a Scalzo, salvo poi ripensarci e rientrare nei ranghi del centro trattino sinistra. Non c’è da meravigliarsi, soprattutto quando si è a conoscenza dei compositori delle liste per Scalzo, ovvero Pino Soriero e Rosario Olivo, il primo avvezzo a queste pratiche di cambio casacca, il secondo non proprio l’emblema di quel cambiamento tanto invocato dallo stesso Salvatore Scalzo.

 E veniamo, invece, alla contraddizione più fresca in termini cronologici. E’ di poche ore fa, infatti, l’intervento di Sergio Abramo con il quale annuncia il suo stop alla concessione della residenza catanzarese a nuovi rom. La dichiarazione mi suggerisce qualche ricordo, e spulciando tra i vecchi numeri del Corriere della Calabria (n. 10 del 25 agosto 2011), l’ottimo corrispondente Gaetano Mazzuca riporta la notizia di una delibera comunale del 1999 con la quale la giunta catanzarese guidata da Sergio Abramo concedeva temporaneamente un’area di 600 metri quadri nel quartiere Aranceto per l’installazione di un prefabbricato da adibire ad abitazione per una famiglia nomade, con tanto di condotta idrica e fognante a spese del Comune. Quel rom, aggiungeva Mazzuca, non era uno qualunque ma tale Toro Seduto, capo carismatico del nascente clan degli zingari.

 Infine, un’ultima contraddizione si potrebbe perfezionare sempre in riferimento al candidato di centrodestra Sergio Abramo, attuale presidente della Sorical, la società che gestisce l’approvvigionamento e la fornitura del servizio idrico in Calabria e dei cui servizi si avvale anche il comune di Catanzaro. Qui non si parla proprio di contraddizione ma d’incompatibilità, e a stabilirlo non sono certo io ma una sentenza della Corte di Cassazione, ISezione, 4 dicembre 2003, n. 18513. La Suprema Corte, infatti, ha sancito nella pronuncia che "ricorre la causa d’incompatibilità per il consigliere comunale che ricopre la carica di consigliere di amministrazione di un’azienda consortile intercomunale, costituita in s.p.a., per la gestione del servizio di approvvigionamento idrico". "È palese il conflitto- aggiunge la Corte- d’interessi che si ha nel concorrere a formare la volontà dell'ente locale e quella della società, incidendo sulla formazione del volere di entrambe le parti nella conclusione d'una stessa convenzione, e logicamente il legislatore ha individuato nella specie un caso d'incompatibilità". C’è da rilevare, tuttavia, che la Sorical non è una società intercomunale, ma una spa a capitale misto pubblico-privato a carattere regionale e che l’incompatibilità della sentenza parla di consiglieri e non di sindaci o presidenti delle stesse società. In più c’è da aggiungere che la stessa Cassazione potrebbe aver avuto nel corso del tempo un mutamento di giurisprudenza sul punto, ossia un cambiamento di opinione sulla valutazione dell’incompatibilità. Ma in attesa di avere ulteriori elementi, chi ci assicura che non si ripeta ancora un caso analogo a quello di Michele Traversa? Non sarebbe meglio fugare tutte le incertezze e dimettersi dalla carica di presidente Sorical, visto anche il ruolo impegnativo di ipotetico nuovo sindaco di Catanzaro?