lunedì 16 aprile 2012

Tu chiamale se vuoi…contraddizioni.


Se c’è una cosa che sembra accomunare un po’ tutti gli schieramenti di questa ennesima tornata elettorale catanzarese, questa è certamente la contraddizione. Una musa delle incoerenze e dei controsensi che ispira ad ogni piè sospinto i diversi candidati al consiglio comunale del capoluogo di regione. E come ogni buona divinità che si rispetti, la nostra suggeritrice del non senso è restìa a mostrare il suo vero volto ai più, celandosi dietro le infinite guerre di comunicati stampa che hanno come unico scopo quello di sbiadire le sue forme contraddittorie. Ma musa significa anche memoria ed è proprio a questa che bisogna ricorrere per capire un po’ di più di queste elezioni 2012. 

Prendiamo l’esempio di Luciano Celia, presidente di Fratelli d’Italia - Movimento Indipendentista Meridionale che alle scorse elezioni si era posto come l’anello di distruzione della partitocrazia per dar voce alle necessità concrete dei cittadini senza ideologie. E per far dare più peso alla sua candidatura a sindaco fece arrivare nella città dei trecolli la senatrice Adriana Poli Bortone, appartenente al gruppo di Coesione Nazionale, ossia il riflesso dei Responsabili alla Camera che, al pari di Scilipoti & Co, diede la fiducia al Governo Berlusconi prima di sprofondare nello spread. Per Celia andò male, anzi malissimo, prendendo appena lo 0,39% dei voti, ma ciò non impedì al nostro di annunciare l’ennesima candidatura a sindaco, non prima di aver cambiato il nome del suo movimento in Sud Italia (SI), e subito dopo aver scritto tramite web una richiesta di aiuto al Movimento Cinque Stelle guidato da Beppe Grillo, riconoscendone gli eguali valori e le medesime intenzioni di rinnovamento della politica. Chissà cosa direbbe ora il comico genovese sulla decisione di Celia di ritirare la sua candidatura a sindaco per confluire nello schieramento di centrodestra. Belin! 

Insieme a Celia, tra i partiti che appoggiano Sergio Abramo troviamo Azione Popolare, un movimento che fa capo a Silvano Moffa di cui abbiamo già parlato in questo blog. Di Moffa (anch’egli tra i Responsabili per votare la fiducia al governo Berlusconi) sta circolando con insistenza una sua proposta di legge sugli equi compensi ai giornalisti, ma nessuno vi ha detto che lo stesso è anche primo firmatario della reintroduzione delle immunità parlamentari. Ma lasciamo Moffa al suo lavoro da deputato e concentriamoci invece sui suoi collaboratori calabresi, come Giuseppe Mazzullo, di Azione Popolare, che sullo stesso sito del movimento grida il suo basta alla politica delle annunciazioni  “intrapresa anche dal candidato sindaco del centrodestra Sergio Abramo che mistifica la realtà visto che opere come il Politeama e l’area Magna Grecia e anche lo sblocco della funicolare si devono alla Giunta Gualtieri”. Pochi giorni dopo, ed ecco l’intero entourage di AP confluire nello schieramento di quell’Abramo mistificatore (Mazzullo docet) compresi anche quegli esponenti che nel corso della prima conferenza stampa paragonarono Michele Traversa al comandante Schettino, colpevole di abbandonare la nave che affonda.
 Ma se Atene piange, Sparta di certo non ride, e sul fronte opposto troviamo Scalzo impegnato nella precedente campagna elettorale a denunciare il trasformismo di tanti esponenti del centrosinistra che dopo il classico salto della quaglia si presentavano alle urne a fianco di Michele Traversa. A distanza di appena sette mesi, ecco il giovane esponente del Pd benedire il ritorno alla casa madre di candidati consiglieri come Benedetto Cassala e Francesco Passafaro, ed accogliere a braccia aperte la lista di Vincenzo Ciconte, per mesi impegnato a costruire una coalizione di centro alternativa a Scalzo, salvo poi ripensarci e rientrare nei ranghi del centro trattino sinistra. Non c’è da meravigliarsi, soprattutto quando si è a conoscenza dei compositori delle liste per Scalzo, ovvero Pino Soriero e Rosario Olivo, il primo avvezzo a queste pratiche di cambio casacca, il secondo non proprio l’emblema di quel cambiamento tanto invocato dallo stesso Salvatore Scalzo.

 E veniamo, invece, alla contraddizione più fresca in termini cronologici. E’ di poche ore fa, infatti, l’intervento di Sergio Abramo con il quale annuncia il suo stop alla concessione della residenza catanzarese a nuovi rom. La dichiarazione mi suggerisce qualche ricordo, e spulciando tra i vecchi numeri del Corriere della Calabria (n. 10 del 25 agosto 2011), l’ottimo corrispondente Gaetano Mazzuca riporta la notizia di una delibera comunale del 1999 con la quale la giunta catanzarese guidata da Sergio Abramo concedeva temporaneamente un’area di 600 metri quadri nel quartiere Aranceto per l’installazione di un prefabbricato da adibire ad abitazione per una famiglia nomade, con tanto di condotta idrica e fognante a spese del Comune. Quel rom, aggiungeva Mazzuca, non era uno qualunque ma tale Toro Seduto, capo carismatico del nascente clan degli zingari.

 Infine, un’ultima contraddizione si potrebbe perfezionare sempre in riferimento al candidato di centrodestra Sergio Abramo, attuale presidente della Sorical, la società che gestisce l’approvvigionamento e la fornitura del servizio idrico in Calabria e dei cui servizi si avvale anche il comune di Catanzaro. Qui non si parla proprio di contraddizione ma d’incompatibilità, e a stabilirlo non sono certo io ma una sentenza della Corte di Cassazione, ISezione, 4 dicembre 2003, n. 18513. La Suprema Corte, infatti, ha sancito nella pronuncia che "ricorre la causa d’incompatibilità per il consigliere comunale che ricopre la carica di consigliere di amministrazione di un’azienda consortile intercomunale, costituita in s.p.a., per la gestione del servizio di approvvigionamento idrico". "È palese il conflitto- aggiunge la Corte- d’interessi che si ha nel concorrere a formare la volontà dell'ente locale e quella della società, incidendo sulla formazione del volere di entrambe le parti nella conclusione d'una stessa convenzione, e logicamente il legislatore ha individuato nella specie un caso d'incompatibilità". C’è da rilevare, tuttavia, che la Sorical non è una società intercomunale, ma una spa a capitale misto pubblico-privato a carattere regionale e che l’incompatibilità della sentenza parla di consiglieri e non di sindaci o presidenti delle stesse società. In più c’è da aggiungere che la stessa Cassazione potrebbe aver avuto nel corso del tempo un mutamento di giurisprudenza sul punto, ossia un cambiamento di opinione sulla valutazione dell’incompatibilità. Ma in attesa di avere ulteriori elementi, chi ci assicura che non si ripeta ancora un caso analogo a quello di Michele Traversa? Non sarebbe meglio fugare tutte le incertezze e dimettersi dalla carica di presidente Sorical, visto anche il ruolo impegnativo di ipotetico nuovo sindaco di Catanzaro?