E venne finalmente il giorno del
primo consiglio comunale della terza era Abramo. Dopo “appena” quarantaquattro
giorni dallo spoglio che sancì la vittoria a bruciapelo del centrodestra, ecco
finalmente riunirsi i nostri eletti. Tra le notizie più interessanti della
seduta, oltre a quella fondamentale di una prevalenza in aula di cravatte blu,
c’è anche la proposta dell’intera opposizione di trasmettere in diretta
audio-video le riunioni del consiglio comunale per “dare corso ai principi di
imparzialità della pubblica amministrazione e di trasparenza”. Lasciando da
parte gli inutili paroloni che accompagnano la proposta, mi soffermo un attimo
sull’ultima parte in cui testualmente si afferma “le
riunioni del consiglio comunale possono essere oggetto di riprese audio/video, salvo espressa dichiarazione contraria della stessa assemblea”. Tanto
rumore per nulla, verrebbe da dire, dal momento che lo stesso consiglio, pur
approvando la proposta di diretta televisiva, potrebbe immediatamente ritirare
il suo consenso su specifiche sedute, magari quelle più scomode, con buona pace
della tanto invocata trasparenza. Addirittura, la stessa proposta è stata
oggetto di un’accesa discussione tra Pd e Dirittocrazia su chi avesse avuto la
paternità dell’idea, dimenticando che la stessa fu formulata da Grillo (quello
dell’antipolitica) tanti anni fa, ma evidentemente a Catanzaro le notizie
arrivano con qualche lustro di ritardo. In ogni caso, prescindendo da chi abbia
avuto la paternità dell’idea, ho già avuto modo di illustrare la mia
modestissima opinione sull’argomento, non essendo per niente convinto sulla
diretta televisiva come panacea di tutti i mali e preferendo una trasparenza
nei documenti piuttosto che nelle parole (verba volant scripta manent, non serve
conoscere il latino per apprezzare la saggezza di questo antico proverbio). Più
e più volte mi sono sgolato per invocare una maggiore trasparenza del sito
comunale, quello si vera e propria fonte di certezza, se solo venisse adeguato
alle normative vigenti in materie. Ma così evidentemente non è, se solo
qualcuno consultasse il sito istituzionale del ministero della funzionepubblica e la semplificazione, dove troviamo un’interessante sezione chiamata
bussola della trasparenza. Basta inserire l’indirizzo web o il nome del vostro
Comune e il sistema calcolerà immediatamente lo stato di trasparenza del sito
istituzionale rispetto alle linee guida del 2011. Inserisco l’url di Catanzaro
,ovviamente, e dall’ultimo monitoraggio effettuato ( 08/06/2012), emerge che
solo otto di quarantatre indicatori
soddisfano i principi e le norme sulla trasparenza amministrativa. E il sito
del ministero offre anche una dettagliata analisi su quali punti non siano
completamente soddisfatti indicandoli con una simpatica faccina rossa. Ma anche
l’unica faccina verde assegnata al Comune di Catanzaro non ha tanto da
sorridere, poiché attesta semplicemente la presenza della pubblicità legale
(cioè l’esistenza dell’Albo pretorio, non le sue modalità di redazione). Per il
resto è tutto un susseguirsi di smile rossi e gialli, proprio come i colori
della nostra bandiera: dagli incarichi retribuiti conferiti ai dipendenti
pubblici e soggetti privati, all’istituzione di albi telematici dei beneficiari
di provvedimenti di natura economica( ossia chi percepisce denaro pubblico);
dai tempi medi di pagamento relativi agli acquisti di beni, servizi e
forniture (che sarebbero molto utili alle aziende in difficoltà) ai dati
concernenti consorzi, enti e società di cui le pubbliche amministrazioni
facciano parte (le strutture delle
partecipate in parole povere). Anche per quanto riguarda i bandi di concorso,
di gara e addirittura i bilanci (già i bilanci) la nostra bussola di
trasparenza non va al di là del colore giallo. L’elenco è davvero lunghissimo,
e sono diversi i settori contraddistinti dalla parola “requisito non
rispettato”, ma vorrà dire che ai tanti indicatori in rosso segnalati dal sito
ufficiale del Ministero, noi catanzaresi contrapporremo le altrettanto numerose
cravatte blu dei consiglieri. Almeno per quelle la diretta televisiva sarà
utile.
venerdì 22 giugno 2012
domenica 10 giugno 2012
Catanza Road
Se al posto delle famosissime strisce bianche di Abbey Road, i Beatles avessero scelto quelle di Catanzaro per la loro storica copertina dell'omonimo album, eh bè, allora avrebbero avuto più di qualche problema. Il povero Paul (l'unico a piedi nudi)avrebbe finalmente dato concretezza alle leggende sulla sua morte per via dei sassi, della polvere e dell'incuria delle strade catanzaresi, mentre il geniale autore della fotografia si sarebbe dovuto improvvisare anche imbianchino, viste le strisce bicolore della città sui tre colli. Il bianco nuovo e splendente dei nuovi interventi di manutenzione si sposa con il grigio sbiadito dell'asfalto, consumato e rattoppato qua e la, tutti insieme appassionatamente per un'atipica segnalazione stradale. Siamo una città "on the road" o se preferite "ammenzu na strata", come dice il grande Enzo Colacino che da anni ha avvertito e denunciato ( a suo modo) il problema. Ma cosa vuoi che sia qualche striscia pedonale sbiadita? E le strade asfaltate solo a metà sono sempre meglio di una mulattiera impolverata e pericolosa per i passanti. Sempre a parlar male della tua città. Già immagino i pensieri di qualcuno nel leggere questo post. Eppure, anche da una striscia dipinta male credo si possano cogliere preziosi elementi su come siano effettuati i lavori di manutenzione nel capoluogo di regione. La prima riflessione riguarda i limiti del privato che, una volta ottenuto l'incarico, si attiene scrupolosamente e legittimamente al suo capitolato occupandosi del proprio fazzoletto di strada, dipingendo addirittura solo alcune delle strisce pedonali interessate con buona pace delle altre. La seconda riguarda l'evidente inefficienza del pubblico (incarnato in questo caso dal Comune) che non riesce a controllare e assicurare un certo standard nella qualità dei lavori appaltati, preoccupandosi più dell'esatto posizionamento delle strisce blu (dei parcheggi a pagamento), quelle si ben visibili e splendenti, piuttosto che dell'incolumità dei pedoni. Il terzo spunto riguarda ovviamente la politica che, alternandosi di colore nelle varie amministrazioni comunali, ha fretta di comparire, di mostrare il suo tempestivo intervento dando una spruzzatina di asfalto qua e la, così come fanno i cani per marcare il proprio territorio. Se il catrame non basta si provvede allora ad una sua razionalizzazione, nell'intento di coprire (non ha importanza come) quanti più quartieri possibili e dare così ai propri residenti la parvenza di un qualche interessamento. Ma c'è un'altra ragione che va oltre la logica del più bieco tornaconto elettorale per confluire in quello più robusto dell'interesse economico. Ed è proprio con quest'ultimo termine, adottato al femmile, che le amministrazioni comunali procedono sovente nell'assegnazione dei lavori. Fate attenzione alle parole, perchè i famosi lavori in economia o a carattere di urgenza disposti dalle pubbliche amministrazioni potrebbero dare l'impressione di un qualche risparmio per i cittadini e di interventi improcrastinabili a vantaggio della collettività. Questo è vero solo in parte e nemmeno in tutti i casi. La cosa che non tutti sanno è che tali interventi sono effettuati in deroga alle norme sull'evidenza pubblica, si, insomma, un modo rapido per aggirare le lunghe e noiose procedure degli appalti, che se adottate con criterio garantirebbero trasparenza ed efficienza. Sarà,invece, il politico, attraverso la sua longa manus, ad assegnare con la formula del "cottimo" fiduciario, i lavori di estrema urgenza alla ditta che più gli aggrada. E più l'urgenza dura e più i lavori andranno avanti o, magari, saranno procrastinati o riassegnati sine die. Sempre lo stesso politico, nelle vesti di amministratore comunale, non avrà nessun interesse nel controllare il buon andamento dei lavori, né tantomeno valuterà l'eventualità di assegnarli ad altri, visto il suo rapporto di "fiducia" con la ditta esecutrice. Ed allora ecco spiegato l'arcano dei lavori in economia: si spacchetta la somma complessiva prevista per le spese in modo tale da non superare la soglia che impone l'obbligatorietà degli appalti. In un sol colpo si creeranno nuove o vecchie ditte schiave e assoggettate al volere della politica che, a loro volta, non avranno alcun interesse a cambiare continuamente i propri interlocutori. Una fidelizzazione dei rapporti che rende l'uno dipendente dall'altro, con favori personali e clientelismi facili ad aprire la pericolosa e probabile breccia delle mazzette. A farne le spese, ovviamente, non sono solo le ditte che non riescono ad introdursi in questo sistema gelatinoso, ma l'intera città spogliata costantemente di quel minimo di progettualità e programmazione necessarie per garantire uno straccio di sviluppo e decoro urbano.E chissà, forse proprio le strade catanzaresi avranno ispirato i quattro ragazzi di Liverpool nella scrittura della loro "The Long and Winding Road", la struggente canzone che ne sancì in seguito la separazione. Forse nemmeno i mitici Beatles erano più disposti a percorrerle!
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