martedì 23 aprile 2013
lunedì 22 aprile 2013
L'ultimo rintocco della Campanella? Racconto breve di una promessa mancata.
Diciannove febbraio
duemilatredici. Un gruppo di lavoratori della
Campanella scende in piazza a Catanzaro, davanti il palazzo della
Prefettura. La Fondazione è nuovamente in pericolo, ma all'orizzonte si paventa un protocollo d'intesa per risolvere definitivamente ogni problema, garantendo stabilità e futuro al
prestigioso Istituto Oncologico. Qualche giorno prima, molti
esponenti della Regione, tra cui il governatore Scopelliti, avevano
esultato (già, si esulta alla normalità di un iter legislativo)
per la mancata impugnazione, da parte del Governo centrale, della
legge che definisce i contorni della Fondazione quale Ente di natura
privata. Manca un piccolo particolare, però, un dettaglio che
rischia di compromettere tutto, ossia la firma del protocollo
d'intesa da parte della Regione Calabria e del Rettore
dell'Università “Magna Graecia”, Aldo Quattrone, ultimo baluardo
rimasto a difesa della Fondazione. Sui tre colli , così come in
tutto il Paese, si respira aria di elezioni politiche (mancanvano cinque
giorni all'apertura dei seggi) ed una disperata lavoratrice della
Fondazione minaccia di strappare la sua scheda elettorale
nell'ipotesi in cui la Regione avesse temporeggiato ancora sulla
firma del protocollo. In piazza arriva il Sindaco della città,
Sergio Abramo, seguito dal suo vice, nonché direttore della stessa
Fondazione, Baldo Esposito, e l'esordio del primo cittadino è
proprio nei confronti della signora che urla la sua indignazione.
“Non parlate delle elezioni, non voglio sentir parlare di elezioni-
rimprovera il Sindaco- io sono stato il primo a dirvi di manifestare
ma non voglio sentire quella parola”. Interviene una dirigente
della Campanella che prova a mediare tra le parti: “Noi siamo qui,
strumentalizzati o non, per avere un'unica cosa, speriamo di averla”.
“La dobbiamo avere - puntualizza Sergio Abramo- non sperare di
averla (il riferimento è alla famosa firma da parte della Regione),
che è cosa diversa”. “Ma noi vogliamo averla prima delle
elezioni” lo interrompe nuovamente la signora, rea di voler
stracciare la sua tessera elettorale. La frase provoca nuovamente
l'ira del primo cittadino che senza mezzi termini afferma:”Delle
elezioni non me ne frega un cacchio. Chiaro? Potete andare a votare
chi volete. Chiaro? Dovete smetterla con sto fatto delle elezioni”.
Ci prova Baldo Esposito, allora, a rasserenare gli animi confermando
la volontà di lottare per la Fondazione Campanella come città di
Catanzaro e non come schieramento politico, sottolineando la presenza
del sindaco e sua personale (“nella veste vicina al Sindaco e anche
da direttore generale”) accanto ai lavoratori. Entrambi provano a
smorzare le tensioni invitando i manifestanti a non parlare di
elezioni, altrimenti “danneggiate il nostro lavoro, peggiorate il
lavoro del Sindaco, mettendolo in difficoltà”. A questo punto,
decido di intervenire per chiedere quali danni avrebbe provocato
manifestare il legittimo dubbio su un utilizzo della vicenda ai fini
elettorali. La replica arriva da Baldo Esposito: “Non vogliamo
nessuna strumentalizzazione politica, non ci appartiene. Il dubbio è
qualcosa che rimane nella testa di ognuno e non ritengo che questa
situazione possa essere utilizzata ai fini elettorali”. Insisto
nella domanda e continuo a porre i miei dubbi ma vengo interrotto
bruscamente dal sindaco: “Non dobbiamo capire niente, non c'è
niente da capire, dobbiamo solo portare avanti la Fondazione”
sbotta Abramo, sostenuto a ruota da Baldo Esposito, il quale
ribadisce le intenzioni di lotta comune a difesa della Campanella. La
discussione si sposta, allora, su di un piano tecnico grazie al
rinnovato intervento del medico dirigente che fa presente tutte le
contraddizioni in seno alla vicenda (tra cui i debiti ch e la volontà del Rettore di non
firmare quel protocollo qualora i venti posti di Cardiochirurgia
fossero spostati a Reggio Calabria senza la direzione dell'Università
“Magna Graecia”. Il sindaco mostra il suo consenso verso
l'operato del Rettore, illustra la volontà di chiedere una modifica
del decreto 136/2011 ma aggiunge:” A voi questo non interessa, sono
cose nostre. A voi interessa solo ed esclusivamente che venga firmato
quest'accordo. E noi sono tre giorni che stiamo dicendo se non
firmate l'accordo avrete Sindaco contro, Rettore contro, dipendenti
della Campanella contro e la città contro. Non aggiungiamo
nient'altro. Non vorrei che una frase in più possa sviarci da quello
che è l'interesse della Campanella”. Abramo ribadisce il suo
impegno al di là della contesa elettorale e promette.” Io sono il
sindaco di questa città; o ci sono, o non ci sono le elezioni,
occupo la Regione, occupo la Regione”. “Altrimenti -continua
Abramo- sembra che sia solo un problema di votazioni o di appoggi
politici. No, noi difendiamo la città, difendiamo i lavoratori”.
L'accorato discorso del sindaco rasserena gli animi. Le parti si
riavvicinano, i toni si abbassano, i volti tirati dalla tensione
iniziano a distendersi. Poche ora ancora, magari qualche giorno,
giusto il tempo di definire qualche dettaglio tecnico, e la firma del
protocollo sarà cosa fatta.
Diciannove aprile
duemilatredici. Le elezioni politiche sono ormai passate, ma La Fondazione
Campanella è a rischio chiusura entro sette giorni. I ricoveri dei
pazienti sono bloccati a causa di una mancata assegnazione del budget
2013 da parte della Regione Calabria. Il famoso protocollo non è
stato ancora firmato. Dirigenti e lavoratori del Centro Oncologico
d'eccellenza bloccano il traffico sulla strada che porta verso la
Fondazione, sempre più soli, sempre meno speranzosi
e con tanta rabbia da smaltire.
NB: I dialoghi sopra riportati sono estratti da una registrazione audio effettuata durante la manifestazione dei lavoratori della Fondazione Campanella in Piazza Prefettura. Da tenere bene in mente, prima di diramare eventuali smentite.
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