lunedì 22 aprile 2013

L'ultimo rintocco della Campanella? Racconto breve di una promessa mancata.

Diciannove febbraio duemilatredici. Un gruppo di lavoratori della Campanella scende in piazza a Catanzaro, davanti il palazzo della Prefettura. La Fondazione è nuovamente in pericolo, ma all'orizzonte si paventa un protocollo d'intesa per risolvere definitivamente ogni problema, garantendo stabilità e futuro al prestigioso Istituto Oncologico. Qualche giorno prima, molti esponenti della Regione, tra cui il governatore Scopelliti, avevano esultato (già, si esulta alla normalità di un iter legislativo) per la mancata impugnazione, da parte del Governo centrale, della legge che definisce i contorni della Fondazione quale Ente di natura privata. Manca un piccolo particolare, però, un dettaglio che rischia di compromettere tutto, ossia la firma del protocollo d'intesa da parte della Regione Calabria e del Rettore dell'Università “Magna Graecia”, Aldo Quattrone, ultimo baluardo rimasto a difesa della Fondazione. Sui tre colli , così come in tutto il Paese, si respira aria di elezioni politiche (mancanvano cinque giorni all'apertura dei seggi) ed una disperata lavoratrice della Fondazione minaccia di strappare la sua scheda elettorale nell'ipotesi in cui la Regione avesse temporeggiato ancora sulla firma del protocollo. In piazza arriva il Sindaco della città, Sergio Abramo, seguito dal suo vice, nonché direttore della stessa Fondazione, Baldo Esposito, e l'esordio del primo cittadino è proprio nei confronti della signora che urla la sua indignazione. “Non parlate delle elezioni, non voglio sentir parlare di elezioni- rimprovera il Sindaco- io sono stato il primo a dirvi di manifestare ma non voglio sentire quella parola”. Interviene una dirigente della Campanella che prova a mediare tra le parti: “Noi siamo qui, strumentalizzati o non, per avere un'unica cosa, speriamo di averla”. “La dobbiamo avere - puntualizza Sergio Abramo- non sperare di averla (il riferimento è alla famosa firma da parte della Regione), che è cosa diversa”. “Ma noi vogliamo averla prima delle elezioni” lo interrompe nuovamente la signora, rea di voler stracciare la sua tessera elettorale. La frase provoca nuovamente l'ira del primo cittadino che senza mezzi termini afferma:”Delle elezioni non me ne frega un cacchio. Chiaro? Potete andare a votare chi volete. Chiaro? Dovete smetterla con sto fatto delle elezioni”. Ci prova Baldo Esposito, allora, a rasserenare gli animi confermando la volontà di lottare per la Fondazione Campanella come città di Catanzaro e non come schieramento politico, sottolineando la presenza del sindaco e sua personale (“nella veste vicina al Sindaco e anche da direttore generale”) accanto ai lavoratori. Entrambi provano a smorzare le tensioni invitando i manifestanti a non parlare di elezioni, altrimenti “danneggiate il nostro lavoro, peggiorate il lavoro del Sindaco, mettendolo in difficoltà”. A questo punto, decido di intervenire per chiedere quali danni avrebbe provocato manifestare il legittimo dubbio su un utilizzo della vicenda ai fini elettorali. La replica arriva da Baldo Esposito: “Non vogliamo nessuna strumentalizzazione politica, non ci appartiene. Il dubbio è qualcosa che rimane nella testa di ognuno e non ritengo che questa situazione possa essere utilizzata ai fini elettorali”. Insisto nella domanda e continuo a porre i miei dubbi ma vengo interrotto bruscamente dal sindaco: “Non dobbiamo capire niente, non c'è niente da capire, dobbiamo solo portare avanti la Fondazione” sbotta Abramo, sostenuto a ruota da Baldo Esposito, il quale ribadisce le intenzioni di lotta comune a difesa della Campanella. La discussione si sposta, allora, su di un piano tecnico grazie al rinnovato intervento del medico dirigente che fa presente tutte le contraddizioni in seno alla vicenda (tra cui i debiti ch e la volontà del Rettore di non firmare quel protocollo qualora i venti posti di Cardiochirurgia fossero spostati a Reggio Calabria senza la direzione dell'Università “Magna Graecia”. Il sindaco mostra il suo consenso verso l'operato del Rettore, illustra la volontà di chiedere una modifica del decreto 136/2011 ma aggiunge:” A voi questo non interessa, sono cose nostre. A voi interessa solo ed esclusivamente che venga firmato quest'accordo. E noi sono tre giorni che stiamo dicendo se non firmate l'accordo avrete Sindaco contro, Rettore contro, dipendenti della Campanella contro e la città contro. Non aggiungiamo nient'altro. Non vorrei che una frase in più possa sviarci da quello che è l'interesse della Campanella”. Abramo ribadisce il suo impegno al di là della contesa elettorale e promette.” Io sono il sindaco di questa città; o ci sono, o non ci sono le elezioni, occupo la Regione, occupo la Regione”. “Altrimenti -continua Abramo- sembra che sia solo un problema di votazioni o di appoggi politici. No, noi difendiamo la città, difendiamo i lavoratori”. L'accorato discorso del sindaco rasserena gli animi. Le parti si riavvicinano, i toni si abbassano, i volti tirati dalla tensione iniziano a distendersi. Poche ora ancora, magari qualche giorno, giusto il tempo di definire qualche dettaglio tecnico, e la firma del protocollo sarà cosa fatta.
Diciannove aprile duemilatredici. Le elezioni politiche sono ormai passate, ma La Fondazione Campanella è a rischio chiusura entro sette giorni. I ricoveri dei pazienti sono bloccati a causa di una mancata assegnazione del budget 2013 da parte della Regione Calabria. Il famoso protocollo non è stato ancora firmato. Dirigenti e lavoratori del Centro Oncologico d'eccellenza bloccano il traffico sulla strada che porta verso la Fondazione, sempre più soli, sempre meno speranzosi e con tanta rabbia da smaltire.
NB: I dialoghi sopra riportati sono estratti da una registrazione audio effettuata durante la manifestazione dei lavoratori della Fondazione Campanella in Piazza Prefettura. Da tenere bene in mente, prima di diramare eventuali smentite.