giovedì 1 dicembre 2011

Te gonfio come na fattura!!

C’è una notizia importante emersa proprio nei giorni del terribile nubifragio catanzarese e che per questo è stata (stavolta giustamente) derubricata in secondo piano. Mentre la città adagiata sui tre colli, così come quasi tutto il suo comprensorio, veniva messa in ginocchio da una pioggia torrenziale, un pezzo importante della politica locale era travolta, non dal fango, ma dalla giustizia. Proprio in quei giorni, infatti, il Tribunale Penale di Catanzaro ha condannato ad un anno e due mesi di reclusione (Do you know reclusione?) il vice presidente del Consiglio Provinciale, Emilio Verrengia; ad  un anno e dieci mesi Tommaso Brutto, attuale consigliere provinciale e comunale; ad un anno e sei mesi Peppino Ruberto, attuale presidente del Consiglio Provinciale di Catanzaro; ad un anno tondo tondo Vincenzo Bruno, in qualità di capogruppo provinciale ex Ds. La sentenza di condanna (che commina anche pene pecuniarie da 100 a 600 euro) giunge al termine di un processo denominato “rimborsi d’oro”, per via delle accuse formulate dal Pm, nella sua richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti degli imputati che avrebbero gonfiato o emesso fatture relative a spese inesistenti. Il tutto, ovviamente, nell’esercizio delle funzioni di amministratori della cosa pubblica (in qualità di ex assessori ai trasporti del Comune e della Provincia di Catanzaro rispettivamente per Verrengia e Brutto) o in funzione della carica di consigliere provinciale Udc( Ruberto). In attesa delle motivazioni della sentenza di primo grado, possiamo tuttavia trarre qualche spunto di riflessione soprattutto sulla mancata costituzione di parte civile del Comune e della Provincia di Catanzaro, nonostante fossero parti lese, visto che le fatture gonfiate venivano indirizzate proprio ai due Enti per ottenere i rimborsi. Cosa significhi non costituirsi parte civile in un processo penale ve lo spiego con un esempio pratico. Ammettiamo che intratteniate dei rapporti commerciali con alcuni soggetti che, approfittando della vostra distrazione, vi presentano un conto di mille quando in realtà avreste dovuto pagare cinquecento. Spinti dalla vostra buona fede saldate il vostro conto salato, completamente ignari di essere vittima di un raggiro. Ma dell’accaduto se ne accorge la magistratura (magari su denuncia della finanza) che, una volta rilevata l’ipotesi del reato, immediatamente chiede il processo per gli imputati e ovviamente la pena da comminare. Nel frattempo, il pubblico ministero avviserà voi, vittima del raggiro, di quanto sta avvenendo, lasciandovi la facoltà di costituirvi parte civile per il recupero del maltolto e eventualmente anche per chiedere il risarcimento dei danni subiti. Cosa fareste, voi, sapendo che la costituzione di parte civile è l’unico modo per riavere i vostri soldi? La risposta appare quanto mai scontata nel nostro esempio, ma sappiate che non è quella adottata né dalla Provincia né dal Comune di Catanzaro nel processo in questione. La domanda allora che vi potreste porre è: chi decide per gli enti pubblici se costituirsi o meno in un processo? Ma le stesse giunte, ovviamente, che nel 2008 ( anno d’inizio dell’inchiesta) erano a maggioranza di centro destra per quanto riguarda la Provincia e di centro sinistra per quanto attiene il Comune di Catanzaro. Un diverso colore politico che non ha impedito ad entrambe di prendere la stessa decisione, cioè quella di non costituirsi come parte civile nel processo dai rimborsi d’oro, perdendo la possibilità di riottenere le cifre elargite (con denaro pubblico, cioè nostro)  in precedenza. A distanza di una settimana dalla sentenza, gli schieramenti di destra, di centro e di sinistra sembrano unirsi ancora una volta nel non commentare una condanna del genere, seppur ancora in primo grado (i condannati, infatti, hanno già comunicato di ricorrere in appello). Un silenzio, a dire il vero, che accomuna anche gran parte della cittadinanza catanzarese, sempre pronta a indignarsi quando si tratta dei casi giudiziari di Berlusconi, Bersani e della casta tutta, ma non altrettanto quando le stesse vicende riguardano i propri rappresentanti che incontrano ogni giorno sulla loro strada.