martedì 31 agosto 2010

L’amico del Trota cazzeggia sulle acque di Squillace a spese dei Calabresi

Sembra una maledizione. Ogni volta che la Calabria decide di sponsorizzare i suoi posti incantati accade un qualcosa che produce il più classico degli effetti boomerang. A fare da apripista a queste magre figure è stato l’allora governatore Agazio Loiero, che in un’accorata lettera pubblicata sui quotidiani, chiedeva scusa ai calabresi e ai turisti per le non proprio limpide acque dei mari regionali. Da allora le acque son rimaste sempre sporche, ma in compenso abbiamo potuto godere del meraviglioso spot del Ringhio Nazionale Gattuso in cui annunciava all’Italia che i “Calabresi ci mettono il cuore”. Peccato, però, che qualche tempo dopo, proprio dal luogo in cui il nostro Gattuso si batteva orgogliosamente il petto, giungono notizie di circa quaranta(il numero è approssimativo) intossicazioni alimentari a danno dei malcapitati turisti che avevano pensato di rifocillarsi in un locale di zona. Be’ in questo caso lo spot parlava chiaro: “Noi ci mettiamo il cuore” non lo stomaco! E come dimenticare quella geniale trovata di Oliviero Toscani che, sempre per sponsorizzare la Regione Calabria, parlava a proposito dei calabresi di ultimi della classe, incivili, inaffidabili, malavitosi. Una trovata provocatoria o un lapsus freudiano da parte del fotografo milanese? E arriviamo ora all’argomento del giorno, al terzo spot, perché di spot si parla per quella che viene spacciata come trasmissione televisiva, La giostra sul 2, da parte del suo conduttore Valerio Merola, andata in onda sulla seconda rete Rai dalle spiagge di Squillace. Si, si avete capito bene proprio da quel Valerio Merola, detto Merolone, per via delle dimensioni del suo apparato genitale, annunciate dal suo avvocato in un’arringa difensiva per dimostrare l’impossibilità da parte del suo assistito di aver avuto rapporti sessuali con le starlette, che a loro volta lo accusavano di averle abusate in cambio di qualche apparizione televisiva. E saranno state forse le suddette dimensioni a far sbocciare l’amicizia tra il Merolone e la Trota, con quest’ultimo evidentemente così affascinato da vederne una figura paterna..Non un padre, precisa il Merolone,ma un fratello maggiore di quel Renzo Bossi, figlio di Umberto, leader della Lega. Guarda caso proprio la Lega è l’attuale “gestore” di Rai Due che è passata, già da un po’ a dire il vero, dal rosso garofano al verde padano. E su quale rete ritorna il bel Merolone, dopo quasi dieci anni di anonimato? Ma il bello deve ancora venire. E già perché in Rai tengono a precisare che la trasmissione è a costo zero per le esangui casse dell’azienda di Viale Mazzini. E chi paga allora questo “contenitore di cazzeggio estivo”? La Regione Calabria, chi altri. Trecentocinquantamila euro stanziati dal governatore Scopelliti per pagare, oltre al Merolone, le performance di star della televisione del calibro della Gegia, di Veridiana (?), del Polpo Miranda, Rosanna Cancellieri. Chissà quanti turisti, sicuramente incollati al televisore alle 11.30 di Agosto, rinunciando anche ad andare al mare, avranno ammirato stupefatti le coste calabresi e, decidendo in fretta e furia, avranno prenotato la loro vacanza nei posti visti in tv. Magari quegli stessi turisti che, avendo scelto le spiagge di Soverato, qualche chilometro più in là rispetto alla location del “cazzeggio”, si sono ritrovati nel bel mezzo di una faida di ‘ndrangheta ,osservando non i tentacoli del polpo Miranda, ma le radici della Malapianta uccidere un uomo con quattro colpi di arma da fuoco. Tra poco il baraccone della Giostra sul 2 smonterà le tende, il Merolone potrà ritornare dal Trota soddisfatto raccontandogli di essersi divertito a spese dei terroni calabresi. Poi entrambi, tornato l’inverno, potranno ricominciare a parlare d’insegnanti padani, di tradizioni celtiche e del Dio Po e perché no, continuando ad affermare che la mafia a Milano non esiste. Intanto l’estate se n’è andata, le ferie, almeno quelle del Merolone, sono salve! E quelle dei calabresi chi le paga?

domenica 1 agosto 2010

Non e' un paese per vecchi...e nemmeno per disabili




10 centimetri scarsi. Tanto misurano in altezza i marciapiedi del corso "Umberto I" di Soverato. Un piccolo balzo, un leggero allungo della gamba ed ecco che anche un bambino e’ pronto per vivere la sua tranquilla passeggiata lungo la via commerciale della “Perla dello Jonio”. Purtroppo, pero’, nella vita tutto e’ relativo, e quegli stessi dieci centimetri che cosi agevolmente vengono superati dalla maggior parte dei passanti, diventano per altri una vera e propria barriera insormontabile. Gli “altri”, in questo caso, sono tutti coloro i quali non hanno la fortuna di poter camminare con le proprie gambe, costretti su di una sedia a rotelle, o forzati dall’uso delle stampelle. Queste persone, grazie ai futuristici marciapiedi, dipendono ancora di piu’ dagli umori dei loro accompagnatori, i quali con tutta la buona volonta’ si trovano costretti a sobbarcarsi il peso del loro amato “trasportato” ogni dieci-quindici metri di strada, rendendo praticamente un inferno quella che, in realta’, avrebbe dovuto essere una tranquilla giornata di shopping. Eppure esistono delle norme in merito che vincolano i comuni all’abbattimento progressivo delle cosiddette barriere architettoniche. E forse qualche stralcio di queste norme e’ persino giunto fino ai palazzi comunali, dato che il lungomare percorso ogni notte dalla ” movida” soveratese e’ provvisto, giustamente, degli scivoli che tanto agevole rendono il passaggio a chi ha difficolta’ nella deambulazione. Quegli stessi scivoli che, a volte, troviamo addirittura presenti sul corso all’ingresso dei suoi marciapiedi, ma non all’uscita. Solo ad alcuni, sia chiaro. Potrebbe essere una nuova strategia di marketing che per invogliare i turisti allo shopping li blocca materialmente davanti alle vetrine dei negozi, in attesa di qualcuno che alla sera li riaccompagni a casa. In realta’ questa mancanza di sensibilita’ e’ l’ennesima presa in giro per i tanti portatori di handicap, per gli anziani e per tutti quelli che hanno la disgrazia di non poter camminare da soli, irrisi non solo da automobilisti ignobili che invadono i loro posti auto riservati, ma anche da un Comune che forse e’ troppo impegnato a discutere di parcheggi a pagamenti o meno. Cronaca di un anacronismo, cosi recitava una scena di un film del prestigioso “Magna Graecia Festival” di Soverato , e forse di quella Magna Graecia che fu abbiamo ereditato l’aspetto piu’ spregevole: il disprezzo per i disabili. Ma qui non c’e’ nessuno che batte il ciak finale, a convincerci che, in fondo, quello che abbiamo visto e’ il solito film ambientato nel passato. Purtroppo per noi e’ la dura realta’.