Se c’è una cosa che sembra
accomunare un po’ tutti gli schieramenti di questa ennesima tornata elettorale
catanzarese, questa è certamente la contraddizione. Una musa delle incoerenze e
dei controsensi che ispira ad ogni piè sospinto i diversi candidati al
consiglio comunale del capoluogo di regione. E come ogni buona divinità che si
rispetti, la nostra suggeritrice del non senso è restìa a mostrare il suo vero
volto ai più, celandosi dietro le infinite guerre di comunicati stampa che
hanno come unico scopo quello di sbiadire le sue forme contraddittorie. Ma musa
significa anche memoria ed è proprio a questa che bisogna ricorrere per capire
un po’ di più di queste elezioni 2012.
Prendiamo l’esempio di Luciano Celia,
presidente di Fratelli d’Italia - Movimento Indipendentista Meridionale che
alle scorse elezioni si era posto come l’anello di distruzione della
partitocrazia per dar voce alle necessità concrete dei cittadini senza
ideologie. E per far dare più peso alla sua candidatura a sindaco fece arrivare
nella città dei trecolli la senatrice Adriana Poli Bortone, appartenente al
gruppo di Coesione Nazionale, ossia il riflesso dei Responsabili alla Camera
che, al pari di Scilipoti & Co, diede la fiducia al Governo Berlusconi
prima di sprofondare nello spread. Per Celia andò male, anzi malissimo,
prendendo appena lo 0,39% dei voti, ma ciò non impedì al nostro di annunciare
l’ennesima candidatura a sindaco, non prima di aver cambiato il nome del suo
movimento in Sud Italia (SI), e subito dopo aver scritto tramite web una richiesta di aiuto al Movimento Cinque Stelle guidato da Beppe Grillo,
riconoscendone gli eguali valori e le medesime intenzioni di rinnovamento della
politica. Chissà cosa direbbe ora il comico genovese sulla decisione di Celia
di ritirare la sua candidatura a sindaco per confluire nello schieramento di
centrodestra. Belin!
Insieme a Celia, tra i partiti che appoggiano Sergio
Abramo troviamo Azione Popolare, un movimento che fa capo a Silvano Moffa di
cui abbiamo già parlato in questo blog. Di Moffa (anch’egli tra i Responsabili
per votare la fiducia al governo Berlusconi) sta circolando con insistenza una
sua proposta di legge sugli equi compensi ai giornalisti, ma nessuno vi ha
detto che lo stesso è anche primo firmatario della reintroduzione delle
immunità parlamentari. Ma lasciamo Moffa al suo lavoro da deputato e
concentriamoci invece sui suoi collaboratori calabresi, come Giuseppe Mazzullo,
di Azione Popolare, che sullo stesso sito del movimento grida il suo basta alla
politica delle annunciazioni “intrapresa
anche dal candidato sindaco del centrodestra Sergio Abramo che mistifica la
realtà visto che opere come il Politeama e l’area Magna Grecia e anche lo
sblocco della funicolare si devono alla Giunta Gualtieri”. Pochi giorni dopo,
ed ecco l’intero entourage di AP confluire nello schieramento di quell’Abramo
mistificatore (Mazzullo docet) compresi anche quegli esponenti che nel corso
della prima conferenza stampa paragonarono Michele Traversa al comandante
Schettino, colpevole di abbandonare la nave che affonda.
Ma se Atene piange,
Sparta di certo non ride, e sul fronte opposto troviamo Scalzo impegnato nella
precedente campagna elettorale a denunciare il trasformismo di tanti esponenti
del centrosinistra che dopo il classico salto della quaglia si presentavano
alle urne a fianco di Michele Traversa. A distanza di appena sette mesi, ecco
il giovane esponente del Pd benedire il ritorno alla casa madre di candidati
consiglieri come Benedetto Cassala e Francesco Passafaro, ed accogliere a
braccia aperte la lista di Vincenzo Ciconte, per mesi impegnato a costruire una
coalizione di centro alternativa a Scalzo, salvo poi ripensarci e rientrare nei
ranghi del centro trattino sinistra. Non c’è da meravigliarsi, soprattutto
quando si è a conoscenza dei compositori delle liste per Scalzo, ovvero Pino
Soriero e Rosario Olivo, il primo avvezzo a queste pratiche di cambio casacca,
il secondo non proprio l’emblema di quel cambiamento tanto invocato dallo
stesso Salvatore Scalzo.
E veniamo, invece, alla contraddizione più fresca in
termini cronologici. E’ di poche ore fa, infatti, l’intervento di Sergio Abramo
con il quale annuncia il suo stop alla concessione della residenza catanzarese
a nuovi rom. La dichiarazione mi suggerisce qualche ricordo, e spulciando tra i
vecchi numeri del Corriere della Calabria (n. 10 del 25 agosto 2011), l’ottimo
corrispondente Gaetano Mazzuca riporta la notizia di una delibera comunale del
1999 con la quale la giunta catanzarese guidata da Sergio Abramo concedeva
temporaneamente un’area di 600 metri quadri nel quartiere Aranceto per
l’installazione di un prefabbricato da adibire ad abitazione per una famiglia
nomade, con tanto di condotta idrica e fognante a spese del Comune. Quel rom,
aggiungeva Mazzuca, non era uno qualunque ma tale Toro Seduto, capo carismatico
del nascente clan degli zingari.
Infine, un’ultima contraddizione si potrebbe
perfezionare sempre in riferimento al candidato di centrodestra Sergio Abramo,
attuale presidente della Sorical, la società che gestisce l’approvvigionamento
e la fornitura del servizio idrico in Calabria e dei cui servizi si avvale
anche il comune di Catanzaro. Qui non si parla proprio di contraddizione ma d’incompatibilità,
e a stabilirlo non sono certo io ma una sentenza della Corte di Cassazione, ISezione, 4 dicembre 2003, n. 18513. La Suprema Corte, infatti, ha sancito nella
pronuncia che "ricorre la causa d’incompatibilità per il consigliere comunale
che ricopre la carica di consigliere di amministrazione di un’azienda
consortile intercomunale, costituita in s.p.a., per la gestione del servizio di
approvvigionamento idrico". "È palese
il conflitto- aggiunge la Corte- d’interessi
che si ha nel concorrere a formare la volontà dell'ente locale e quella della
società, incidendo sulla formazione del volere di entrambe le parti nella
conclusione d'una stessa convenzione, e logicamente il legislatore ha
individuato nella specie un caso d'incompatibilità". C’è da rilevare,
tuttavia, che la Sorical non è una società intercomunale, ma una spa a capitale
misto pubblico-privato a carattere regionale e che l’incompatibilità della
sentenza parla di consiglieri e non di sindaci o presidenti delle stesse
società. In più c’è da aggiungere che la stessa Cassazione potrebbe aver avuto
nel corso del tempo un mutamento di giurisprudenza sul punto, ossia un
cambiamento di opinione sulla valutazione dell’incompatibilità. Ma in attesa di
avere ulteriori elementi, chi ci assicura che non si ripeta ancora un caso
analogo a quello di Michele Traversa? Non sarebbe meglio fugare tutte le
incertezze e dimettersi dalla carica di presidente Sorical, visto anche il
ruolo impegnativo di ipotetico nuovo sindaco di Catanzaro?
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