E' trascorso quasi un anno
dall'ultimo post. Undici mesi, circa, passati ad ascoltare e leggere in
silenzio la solita "disinformatio" cittadina, a guardare impotente i
diversi casi irrisolti del capoluogo di regione, ma soprattutto a chiedermi il
senso di questo blog e della sua utilità. Che senso ha andare avanti quando si
è sopraffatti quotidianamente dalle veline del regime mediatico, dagli annunci trionfali dei vari
amministratori di turno, dai comunicati di partito e di associazioni che
attendono con ansia i loro cinque minuti di visibilità? La risposta è del tutto
ovvia, soprattutto se si guarda anche all'interesse della maggior parte dei lettori,
molto più preoccupati di controllare attentamente gli ultimi bollettini meteo,
di guardare dal buco della serratura gli "eclatanti" arresti della
Catanzaro bene, di indignarsi per le offese sui social network contro la città,
contro il Sud, piuttosto che di prendersela nei
confronti di chi ha mercanteggiato da decenni all'ombra dei tre colli.
Ma, come dice Vasco Rossi,
"voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso
non ce l'ha". Si ritorna a scrivere, dunque, nell'amara consapevolezza
che, nel corso di questo anno di assenza, tutto è cambiato in città affinché
nulla possa cambiare.
Fondazione Campanella,
l'illusione continua.
Iniziamo dalla fine, ossia dalla
famosa manifestazione dei lavoratori della "Fondazione Campanella" davanti
la sede dell'Assessorato alla Sanità. A distanza di un anno, la situazione è
rimasta praticamente inalterata. Qualcuno, nell'ottobre del 2013, scrisse che la Fondazione era salva,
che il giorno successivo avrebbe ripreso le sue attività, questa volta sul
serio, grazie al protocollo siglato in Prefettura dal Presidente della Regione Calabria,
Giuseppe Scopelliti, e dal Rettore dell'Umg di Catanzaro, Aldo Quattrone. I
fischi di contestazione si trasformarono in liberatorie manifestazioni di gioia
(almeno così fu riportata la notizia) per un accordo che avrebbe affidato le
unità non oncologiche ad una società in house a capitale pubblico ( una
partecipata regionale, in pratica), mantenendo i reparti oncologici alla
Fondazione Campanella. Seguirono, come al solito, gli immancabili comunicati di
viva soddisfazione per l'ennesima impresa che "rilancia la sanità
catanzarese", ma qualcosa non deve essere andato per il verso giusto. Ad
oggi, i lavoratori della Fondazione lamentano i mancati pagamenti di numerosi
stipendi oltre che una situazione di instabilità permanente che non consente
loro di guardare oltre ad un precario presente. Ancora più esaustiva è la nota
(questa si, da leggere parola per parola) congiunta diramata dai direttori
delle Unità Operative non oncologiche afferenti alla Fondazione, che evidenzia
la mancata attuazione del famoso accordo, la cui inadempienza ha ricondotto i
reparti in una sorta di limbo, con gravi ripercussioni anche per le attività
formative degli studenti di medicina e per le sorti delle Scuole di
Specializzazione ad essi collegati. Il mio istinto felino mi suggerisce che la
vicenda verrà trascinata ancora per qualche mese, diciamo fino alla data delle
prossime elezioni europee (pura coincidenza, non siate diffidenti), quando
arriverà l'ennesima soluzione definitiva. Definitiva fino alla prossima tornata
elettorale.
Scenari già visti, dunque, che si
ripetono in ogni settore nevralgico della città.
Amc...è solo un piccolo ritocco.
Prendiamo il caso dell'Amc. Gli aumenti folli del costo del biglietto
(si passa da 60/ 80 centesimi nel 2012 ad 1 euro e 30 nel 2014, spacciati per piccoli "ritocchi" da qualche sito di informazione on-line) sono una semplice conseguenza del famoso piano industriale stilato dalla municipalizzata addetta al trasporto pubblico. Appena
due anni fa, infatti, veniva chiarito che l'unica entrata capace di dare
continuità e stabilità era quella inerente al contratto di servizio con la
Regione Calabria in base al chilometraggio riconosciuto per le tratte urbane e
extraurbane. E cosa stabilisce mamma Regione nel frattempo? Di ridurre gli
stanziamenti destinati al trasporto pubblico, ovvio! Anche il famoso braccio
di ferro tra sindacati e management per
la stabilizzazione di 75 lavoratori part-time nell'Amc mi lascia basito in
quanto era sempre il famoso piano a stabilire che la "trasformazione in
full time dipenderà "esclusivamente dall'implementazione del contratto di
servizio con le amministrazioni committenti e al raggiungimento dell'equilibrio
di bilancio ( previsto nel 2015)". Certo, i piani industriali
possono essere sempre corretti in corso d'opera, a volte anche in senso
migliorativo, ma dato che i protagonisti delle nostre vicende sono quasi sempre
gli stessi è logico non attendersi nessun cambiamento sostanziale nel trasporto pubblico catanzarese. Non posso aspettarmi la soluzione di un problema quando a proporla è la stessa persona che l'ha causato o che non l'ha mai risolto, divenendo a sua volta parte integrante del problema stesso. Non occorrono istinti felini o sfere di cristallo per predire una serie di ovvie conseguenze quando le premesse sono sempre le solite. Qualcuno di voi starà pensando: hai fatto la scoperta dell'acqua calda. Grazie al gatto, appunto!
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