venerdì 23 luglio 2010

Le associazioni …”ad attingere”…ovvero fondi, fondi, tanti fondi, beati siano i fondi ( pubblici)



Premessa: il fenomeno dell’associazionismo non è solo un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, ma, quando disinteressato, spontaneo e volto all’interesse collettivo, costituisce uno dei collanti della nostra società. Tuttavia, come sempre accade in questi casi, non è tutto oro quel che luccica. Infatti, accanto a sodalizi che fanno della solidarietà e della crescita sociale la loro bandiera, si affiancano altri organismi della medesima forma sociale che hanno come unico e non dichiarato intento quello di ricevere finanziamenti pubblici. Unione Europea, Stato centrale, governo regionale fino agli enti provinciali e comunali, tutto fa brodo per le modernissime associazioni ad “attingere” che non disdegnano nemmeno fondi provenienti da qualche altro ente pubblico-privato come la camera di commercio, confindustria,le organizzazioni sindacali e cosi via…finanziando. Un fenomeno, dunque, in continua crescita ed espansione, che non conosce crisi per trasformarsi in vero e proprio surrogato ad un impiego che invece continua sempre più spesso a mancare. Ovvio che con queste premesse, le associazioni “ad attingere” vedono la loro vocazione territoriale proprio al Sud, conseguentemente in Calabria, in particolare nelle città a vocazione burocratica. E qual è la città che vive maggiormente di pratiche, scartoffie, uffici pubblici e compagnia bella se non il Capoluogo di regione? Ricordo, durante l’ennesima conferenza stampa che annunciava il mirabolante evento dell’Associazione X, avvertii un “piccolo” Assessore della città dei tre colli sulla situazione disastrosa che si era venuta a creare, con l’esistenza di una miriade di sodalizi che non avevano nemmeno la sede sociale, se non quella della propria residenza, fingendo di esistere solo per rubare qualche spicciolo all’ente di turno. La risposta dell’Assessore fu raggelante:<< Non deve meravigliarsi… in una terra di disoccupazione come la nostra è del tutto normale che ciò avvenga. Sa quanti vengono nel mio assessorato per chiedermi cosa fare, o meglio in quale forma associativa sidovrebbero costituire per beccare qualche finanziamento?>>. Lupus in fabula. Restai sgomento e non ebbi nemmeno la forza di controbattere tanto erano distanti le nostre vedute. E allora eccomi qui, a rivolgermi ai miei fedeli tre lettori che, presi da uno spirito di magnanimità, sopporteranno anche questo mio post e magari continueranno a leggerlo fino in fondo, sino alla mia speciale classifica. Al primo posto delle associazioni “ad attingere” troviamo quelle che fanno capo ai politici, in carica o trombati. La differenza non è di poco conto, poiché i primi trovano così il modo di soddisfare gli appetiti di quei elettori che avevano premurosamente lavorato per lui in campagna elettorale; mentre i secondi sono come un salvagente per restare a galla, per non affondare negli abissi dell'oblio e sperare in qualche nomina futura, magari in una municipalizzata o addirittura dopo, qualche crisi o rimpasto di giunte comunali, rientrare direttamente nella “stanza dei bottoni”. Mi sovviene subito un esempio attualissimo, ma per non offendere la vostra intelligenza è meglio non farvi il nome. Al secondo posto troviamo le associazioni culturali e umanitarie. Qui il discorso si articola un po’, giacché quelle culturali sono generalmente ombre di partiti (sì, ancora loro) che, data la loro vergogna a presentarsi alla luce del sole per quelli che sono, si spacciano per intellettualoidi di basso borgo. Le umanitarie, invece, sono spesso espressione di soddisfazione del proprio ego, nel più totale disinteresse della persona aiutata. Ho visto distribuire uova pasquali a bambini malati all’ospedale cittadino, guardando direttamente l’obiettivo della tele-fotocamera che l’inquadrava, piuttosto che preoccuparsi della reazione o del sorriso del pargolo. Non meno importante è il fatto che l’associazione umanitaria intenerisce i cuori e dunque può essere una buona carta da giocare per una futura candidatura.Qui l'esempio è meno attuale, ma non meno reale. Al terzo e ultimo posto troviamo le associazioni sportive, ludiche e musicali. Queste agiscono nel medesimo “modus operandi”, ossia stilando programmi di avveniristici eventi, tornei, o brillanti squadre di giocatori(mai)pagati in nero, gonfiando le fatture con la complicità dei vari esercizi commerciali, service e altri servizi ricevuti, e intascando la differenza tra i fondi stanziati e le spese effettivamente sostenute. Il tutto in una città in cui vige la ferrea regola del "chi fa da se fa per tre", dove gli imprenditori locali, pur di non entrare in società con altri loro simili o fondare delle cooperative, preferirebbero fallire o dismettere la propria impresa. Ma quelli son tutti soldi privati, quando invece c’è il denaro pubblico allora meglio unire le forze e gridare al mondo: viva le associazioni!. E, tu, disoccupato che non sei altro, cosa aspetti? Quale associazione fa al caso tuo?

Nessun commento:

Posta un commento