sabato 19 settembre 2009

Cronache di un inviato( poco speciale) nella propria terra.

Sette mesi. Tanto è il tempo trascorso dal mio primo giorno di apprendista giornalista. Pochi, a dire il vero, per accrescere il mio esiguo bagaglio culturale, ma sufficienti per capire, in linea di principio, come va il mondo dell'informazione. In primis, c'è da fare una netta distinzione tra le notizie date per informare da quelle fornite per gratificare colui che è oggetto della notizia stessa. Dove il termine colui sta ad indicare il più delle volte un amministratore locale, un esponente politico o sindacale, un'associazione, e con essi tutti i loro affiliati. In tutti questi casi , prima ancora di giungere sul posto dell'annunciata conferenza, capisci subito il suo contenuto, o meglio le persone che interverranno, dalla telefonata della redazione che ti invita a far presto, in quanto il pezzo deve andare subito in stampa. Non importa cosa si dica o cosa accada in quelle noiosissime conferenze ( si sa già che non succederà nulla di particolare), puoi anche andar via prima della loro conclusione, l'importante è che l'evento appaia l'indomani nelle edicole. Poi finalmente arrivi lì sul posto e ti ritrovi davanti sempre lo stesso film. Potremmo intitolarlo "Finzione", perchè finti sono i loro attori protagonisti, finti i loro vestiti inamidati e puliti, le loro cravatte in seta, i loro tailleur firmati; non basta un bel capo profumato a levare l'odore del marciume che si portano addosso. Finte sono le loro continue strette di mano, le pacche sulle spalle, le attenzioni rivolte verso l'oratore di turno; la loro presenza lì è solo dettata da un proprio tornaconto personale. Vuote sono, infine, le parole proferite davanti ad un microfono; molto più significato assumono quelle sussurrate nell'orecchio del proprio sodale. Il film diventa poi addirittura comico quando alla parola conferenza viene aggiunta, con tanto di trattino, la parola stampa. Qui inizia un monologo o dialogo, a seconda di quanti siano i referenti, senza interruzioni, senza soste, ma soprattutto senza domande. Forse sarebbe meglio dire senza domande specifiche, alcune potremmo definirle " di circostanza", paragonabili ad un generico "Come stai, cosa ci fai qui?>>, nell'attesa che arrivi l'agognato ed immancabile aperitivo. Quando, invece, provi ad entrare nel merito, a chiedere soprattutto quanto lo "strepitoso" evento annunciato venga a costare per le povere casse pubbliche, li vedi impallidire, restare sgomenti e sembrano chiedersi "Come? Ad una conferenza stampa mi fai delle domande? E per giunta così antipatiche?". Poi, dopo un minuto di silenzio passato a riprendersi dallo shock, li senti rispondere in modo vago, approssimativo, assicurandoti la buona fede, l'assoluto rispetto delle regole e il nobile scopo dell'iniziativa. Vorresti replicare, ma non puoi, a nessuno interessano le domande di un illustre sconosciuto, e anche se scrivessi come sono andate realmente le cose, ci penserebbe la redazione a tagliare qua e la le parti non gradite. Un'ultima precisazione va fatta per le associazioni, con i dovuti distinguo per separarle da quelle che il bene collettivo lo perseguono davvero. Alcune di esse, invece, hanno come intento ora quello di divenire un piccolo centro di potere, palesando il loro congruo numero di iscritti, che alla buon'ora potrebbero trasformarsi in elettori uniti verso un ipotetico candidato, ora quello di attingere ai vari finanziamenti pubblici attraverso le più disparate quanto inutili iniziative, il più delle volte mascherate dal termine culturale. Ancora meglio se i due intenti vengono perseguiti contemporaneamente. Ci sarebbero da aggiungere i tanti singoli individui. che inviano giornalmente le loro dichiarazioni sui quotidiani locali come viatico breve verso una candidatura, ma per questi mi riservo un post successivo. Alla prossima

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