martedì 6 ottobre 2009

Gli "Sbronzi" di Riace

In realtà il titolo del post di oggi avrebbe dovuto essere diverso, con un termine molto simile a sbronzi, con la semplice sostituzione di una consonante, ma tento di mantenere fede alla promessa di non offendere gratuitamente nessuno e mi appresto alla scrittura di quello che è il tema di oggi: I Bronzi di Riace. Già il loro ritrovamento potrebbe essere spunto di qualche perplessità, allorquando si attesta che la loro scoperta avvenne in modo del tutto casuale da parte di un sub amatoriale romano, un certo Stefano Mariottini, che nel lontano 1972, a soli 300 metri dalla costa di Riace e a 8 metri di profondità si imbattè nelle famose statue. Si potrebbe da subito trarre qualche conseguenza sullo stato di monitoraggio delle coste e dei fondali calabresi, ma quelli erano altri tempi, in cui le regioni erano state istituite da poco e difettavano ovviamente di organizzazione. Ora che di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, per fortuna è tutto diverso e siamo sicuri che grazie alle più sofisticate tecnologie adottate dalla Regione , nei nostri mari non ci sono più reperti storici da scoprire, ma " solo" qualche navetta carica di scorie radiottive affondata dalla 'ndrangheta. Forse qualche guardia costiera in più non avrebbe guastato in luogo di quell'esercito di forestali che negli anni si è venuto a istituire, visto che la Calabria è sì una regione montuosa, ma è pur sempre circondata dai mari. Ma torniamo alle nostre povere statue che sembrano davvero non poter trovare mai pace. Ricordo, infatti, che il nostro precedente governatore della regione, Giuseppe Chiaravalloti, attualmente vice-presidente del Garante per la Privacy, ebbe la geniale idea di portare in giro per il mondo i famosi guerrieri di Riace, forse animato dal detto "Se Maometto non va alla montagna...". L'illuminante trovata aveva subito fatto rosicare d'invidia le capitali del mondo, come Roma, Parigi, New York, costrette all'immobilità dei loro gloriosi simboli, e per questo invase ogni giorno da agguerriti orde di turisti. Purtroppo dell'iniziativa non se ne fece nulla e quell'immagine da noi tutti sognata che vedeva il presidente Chiaravalloti sfilare su un carro allegorico in compagnia dei Bronzi e magari di qualche tipica pacchiana arricchita di calze a rete e tacchi a spillo è sfumata in fretta. Cambio di timone alla guida della Regione, ma stessa musica per i nostri due eroi, che continuano a sentir parlare di una loro imminente clonazione( come la pecorella Dolly) , di una esposizione al G8 della Maddalena e di un loro temporaneo trasferimento a Roma per un restauro , come già avvenne nel 1975 quando gli stessi Bronzi furono trasferiti a Firenze. Da allora di passi in avanti ,riguardo ad una conservazione del proprio patrimonio artistico e culturale , la Calabria non ne avrà compiuto poi molti, vista l'annunciata inadeguatezza da parte degli organi competenti che ne giustificano il trasferimento. O forse è il prezzo da pagare da parte di Reggio Calabria, dopo la concessione da parte del governo centrale dello status di città metropolitana? Una cosa è certa: se venisse attuato il famoso federalismo di Bossi, avremmo sì le nostre statue, ma destinate a marcire nel tempo, non avendo nemmeno un euro da destinare al loro restauro. In caso contrario, verremmo ancora una volta depredati, oltre che della nostra dignità, anche dei nostri simboli, da parte di un' Italia che, diciamoci la verità, diffida delle capacità dei calabresi, offrendoci in cambio ,magari, qualche spicciolo di elemosina. Poveri Bronzi...siete davvero in un mare di guai.

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