mercoledì 9 marzo 2011

Chi…


di Frank Basetta
…Chi con anticipo sfoggiando cartelloni anonimi sparsi qua e la per la città Capoluogo, chi meno in anticipo ma in modo meno appariscente sui social network, chi comincia ad alzare il telefono e a stringere mani a distanza di cinque anni dall’ultimo segno di vita. Chi offre caffè, chi invece comincia a tirare le somme passeggiando sul corso e sul lungomare e vede che nulla è cambiato, a parte i propri capelli un po’ più bianchi e dentro se una fiamma che da flebile è in procinto a spegnersi. C’è chi stringe mani a destra e a sinistra all’uscita della messa domenicale, così come c’è il politico in prima fila ad ogni manifestazione. C’è chi va ad inaugurare macellerie, c’è chi è tra gli alluvionati di Janò per poi tornarsene a Roma, c’è persino chi è un po’ confuso politicamente o forse è fin troppo furbo. Ci sono chi ancora appoggia coloro che “seguono il proprio cammino politico” spaziando a destra e a sinistra, così come c’è chi ride sotto i baffi. C’è chi dice “Sono stanco della politica” e c’è chi dice il contrario ma non sa come comportarsi dal momento che era MSI, poi passato ad AN che ha confluito nel PDL solo che si sente meno FLI e quindi forse rimane PDL a meno che dall’alto cambino cavallo. C’è ancora il signor G. che attende impaziente che gli venga potato un alberello nel suo quartiere perché è inammissibile che il comune non dia attenzione al suo quartiere, gli altri sono inferiori e quindi se non mi poti l’alberello vado a Reggio e grido secessione. C’è chi “Con T. il capoluogo è più forte!” ma non si è ancora visto tornare “U Santu arretu”, ma c’è anche chi nonostante avesse tolto una scuoletta da quattro soldi è stato capace di essere eletto proprio nel comune mazziato. C’è chi ha perso la pazienza, chi ha perso la fiducia, chi sta invecchiando e non sta lasciando una città migliore di quella in cui è cresciuto ai propri figli. C’è chi crede talmente troppo nel cambiamento che in fin dei conti votare per il volto nuovo sarebbe inutile perché tanto non passa, tanto vale votare direttamente un volto vecchio che almeno un parco l’ha fatto. C’è chi oggi ha 18 anni, cresciuto a pane e grande fratello e che si aggrappa a ideologie studiate su libri ma che con la politica odierna non c’entra nulla, specialmente a Catanzaro. C’è chi, come il sig. Rossi che quando, per l’appunto è a Catanzaro, deve posteggiare la macchina dentro la vetrina, se prende l’autobus non paga il biglietto e se gli è possibile si porta da casa le carte che poi butterà sulle vie del corso. C’è chi, come lo stesso sig. Rossi, che quando sale a trovare la sorella che abita a Roma o il figlio che studia a Milano, lascia la macchina sotto casa del parente, si fa due chilometri a piedi fino alla fermata dell’autobus, lo prende oblitera il biglietto, scende, attende venti minuti la coincidenza del prossimo pullman che lo lascerà alla fermata della metro, esce dall’autobus, getta la carta nella pattumiera, prende il metro e arriva a destinazione. Parla italiano sforzandosi: Non può comportarsi diversamente altrimenti viene etichettato. C’è chi, come noi del Gatto Quotidiano, che crediamo che tutto questo cambio sociale sia possibile anche qui, da noi, a Catanzaro. Sarà possibile girare tra edifici progettati dagli architetti più famosi al momento in circolazione, sarà possibile avere una mostra permanente ed esaustiva sul nostro Mimmo Rotella, così come vorremmo sia possibile ospitare qualche mostra di qualche pittore famosissimo, un Van Gogh, un Munch un Picasso. Persone che affolleranno le nostre strade e saranno proprio loro a darci la forza di stare ancora qui e avere Milano a due passi, proprio tra l’Immacolata e il negozietto di dolci. Una Catanzaro che non deve avere uno per vedersi tolto cento, una Catanzaro che non campi solo su ricordi calcistici dei tempi che furono: Esiste altro, guardiamo la realtà, il progresso è futuro non il passato! La nostra Catanzaro deve saper far parlare di se nel bene, differenziandoci dalle altre città del sud, facendo emergere l’isola felice che in realtà siamo già, ma che siamo fin troppo “greci” piangendocela ogni giorno. Una Catanzaro che aumenti la propria demografia in senso tangibile, che non viva di spettri ma di gioie, che non critichi a priori ogni cosa che si crea ma che sa farsi un esame di coscienza tale dal dire: Fuori dalle mura cittadine questa cosa mi sarebbe piaciuta, perché qui non mi piace? E così c’è chi sarà felice passeggiando sul lungomare, chi sul corso, chi nel parco, chi porterà il proprio bimbo sul passeggino la domenica in villa, chi berrà una buona birra catanzarese vedendosi il posticipo in un pub. E infine c’è chi amerà Catanzaro non facendo più distinzione tra destra e sinistra, e l’amerà al punto di credere negli uomini inesperti, nei papi stranieri, negli uomini che non vivono grazie alla politica ma che grazie ad essa fanno vivere…

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