Andy Wahrol aveva proprio
ragione. Ognuno avrà i suoi quindici minuti di celebrità. Persino noi calabresi
siamo entrati nei pensieri dei palazzi romani, quelli parlamentari per
intenderci, non certo quelli regalati " a loro insaputa". Già. La Calabria, come la Basilicata, esiste e
riesce a far parlare di se anche senza l'ennesimo delitto
di 'ndrangheta da sbattere in prima pagina. Basta che in prospettiva si accendano i semafori della
competizione elettorale che d'improvviso la Salerno-Reggio
Calabria diventa la tratta più frequentata delle auto blu,
nonché solito problema da risolvere al più presto (un evergreen intramontabile). Ma
ogni buona regola ha sempre la sua eccezione e in questo caso gli onorevoli
giocano d'anticipo e scoprono subito la carta calabrese nelle stanze di
Montecitorio. Il primo a partecipare è nientepopodimenoche Pierluigi Bersani,
leader del Partito Democratico che, insieme ad altri colleghi di partito,
presenta alla Camera dei Deputati una mozione sulla Calabria (31 luglio 2012).
Le premesse sono da brivido per chi non le vivesse già sulla propria pelle:
"Il contesto recessivo- recita la mozione- che investe l'economia
dell'Occidente e il Paese, rischia di travolgere in maniera più incisiva le regioni
del Mezzogiorno e, in particolare, la Calabria". E ancora "il dato
occupazionale desta maggiore preoccupazione se si considera che il tasso di
disoccupazione complessivo della Calabria (19,5 per cento) è circa il doppio
della media nazionale (10 per cento) e cresce, in particolare, per le
donne". Infine si cita un quadro sintetico di performance del Sole 24 ore
in cui la Calabria
è all'ultimo posto "con un indice pari a 11,71 significativamente distante
dalla Basilicata (22,94), dalla Campania (24,62), dalla Sicilia (26,06) e dalla
Sardegna (40,99)". Tutto vero e i calabresi lo sanno bene già da qualche
decennio. Ma non contenti di tanta attenzione i nostri onorevoli raddoppiano e
presentano una mozione di contenuto quasi identico ma di colore opposto. E' il
Popolo della Libertà, questa volta, a firmare il suo atto calabro in persona
del suo capogruppo Fabrizio Cicchitto, seguito ovviamente a ruota dagli altri
esponenti di partito. Le premesse sono simili a quelle del Pd, senza
dimenticare una menzione alla " giunta che oggi guida la regione Calabria
impegnata in un progetto di riforma che prevede, tra le altre cose, il recupero
del gap economico innanzitutto attraverso il taglio degli sprechi nel settore
sanitario e quello degli enti sub regionali inutili". Lo stesso giorno,
precisamente il 10 settembre 2012, anche l'Udc di Casini presenta la sua mozione sulla Calabria seguita a ruota da alcuni appartenenti al gruppo misto capitanati da
Aurelio Misiti (Grande Sud) che depositano orgogliosamente la propria allargandola anche all'intero Mezzogiorno (altrimenti che Grande Sud sarebbe). Quella presentata
successivamente da altri onorevoli del gruppo misto è davvero strappalacrime:
Francesco Nucara (Repubblicani-Azionisti) cita il lucido realismo di Corrado
Alvaro con la sua massima "la disperazione più grande che possa
impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile".
Tutti affranti, preoccupati, avviliti per le sorti di una regione che necessita
di immediati e tempestivi interventi in suo soccorso. Così urgenti che alla
fine della discussione di ogni mozione presentata (anche da parte dell'Idv e di Futuro e Libertà)
la Camera
rinvia ad altra seduta senza esprimersi. Effettivamente, lo strumento
utilizzato qualcosa doveva pur suggerire. La mozione, infatti, non è altro che
un atto di indirizzo al governo affinché provveda (non è detto nè quando, né
come). Per le urgenze, quelle vere o ritenute tali, il Governo si esprime per
decreto e chi meglio dei partiti di maggioranza (in quel momento Pd-Pdl-Udc) possono
suggerirlo o addirittura dettarlo ai propri ministri? Ma in un sussulto o
rigurgito di amore calabro i nostri parlamentari ci riprovano e in meno di un
mese modificano le proprie mozioni e le abbinano in un unico atto. Eureka. Ma
non fai in tempo ad esultare per questo duro lavoro di dialogo tra esponenti di
schieramenti opposti che subito ti deprimi per gli esiti e quasi quasi
preferivi le premesse strappalacrime di prima. Tra gli obiettivi fissati
nell'atto depositato in parlamento troviamo ad esempio "un tavolo permanente Cipe-regioni del
Mezzogiorno e Trenitalia o altri concessionari, per promuovere un efficace monitoraggio
della qualità del servizio di trasporto passeggeri di media e lunga
percorrenza". Qui tutti a subire gli ennesimi tagli dei treni e loro
promuovono tavoli e monitoraggi. Stiamo ancora ai monitoraggi! E poi ancora punto
2) "Porre in essere tutte le iniziative necessarie (quali?) per rispettare
gli impegni assunti dal Governo (ma se sono già assunti che motivo c'è di assumere iniziative?), di concerto con la società Anas spa, affinché
l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, relativamente alla parte già cantierata,
sia completata entro il 2013, e a promuovere l'avvio della realizzazione degli
ultimi 59 chilometri".
Che vi dicevo? La Sa-Rc
è un cavallo di battaglia. Non è finita qui. Punto 3) "Assumere in tempi
ragionevoli una posizione definitiva in merito al progetto del ponte sullo
Stretto". E mentre lor signori decidono "ragionevolmente" quale
posizione intraprendere, l'Europa ha già tolto dalle priorità il Ponte, sobbarcando, però, sulle casse dello Stato e dei cittadini quel carrozzone messo in piedi per la sua
realizzazione (300 milioni di euro spesi fino ad oggi dal 1981). Punto 4) "Finanziare il programma straordinario per gli uffici giudiziari e la polizia
giudiziaria della regione Calabria (omissis) tenuto conto del nesso
particolarmente stretto tra sviluppo economico-territoriale e legalità,
adeguati presidi di legalità, anche con riferimento al complesso della rete dei
tribunali calabresi". Qui siamo alla schizofrenia vera e propria: prima si
tagliano i tribunali calabresi (con decreti approvati dagli stessi
parlamentari) e poi si suggerisce velatamente di ripristinarli. Seguono una serie di proposte da libro dei sogni, talmente urgenti da rimanere lettera morta, data la mancata approvazione della mozione, con il Governo ormai
dimissionario e le Camere ad un passo dallo scioglimento. Eppure la partita giocata in parlamento sarà molto utile nel corso della campagna elettorale da tutti gli schieramenti politici che potranno prendersi i meriti di aver presentato la mozione pro-Calabria (in una regione indecisa come la nostra che potrà essere l'ago della bilancia della contesa) e addossarsi l'un l'altro le responsabilità della mancata attuazione. Un po' come succede con il trucco delle tre carte, con tanto di finto concorrente per invogliare ancora di più i polli da spennare, dove si svolazza sotto il naso la finta carta vincente e si tiene in mano quella vera: la rielezione in parlamento.
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